Il rapporto di convivenza sempre difficile tra uomini ed animali assume nuovamente toni vergognosi con la notizia di una strage di elefanti avvenuta a Sumatra, una delle isole maggiori che compongono l’arcipelago indonesiano. Se in Italia sono orsi e lupi i principali bersagli di allevatori ed agricoltori nostrani, a Sumatra invece sono questi elefanti locali appartenenti ad una sottospecie in via di estinzione. Il motivo per cui questi mammiferi vengono avvelenati è perché disturberebbero le nuove piantagioni di palma da olio: e nemmeno i cuccioli vengono risparmiati dalla mattanza.
Recentemente è stata diffusa una foto, scattata lo scorso 21 agosto, in cui si vede un uomo trascinare per la proboscide un piccolo di elefante appena avvelenato lungo il fiume Serbajadi, nel distretto di Aceh orientale, presso il Parco nazionale di Gunung Leuser. Secondo quanto diffuso dai media locali, sarebbero decine gli elefanti già uccisi, a fronte di una popolazione totale che conta appena 2500 esemplari che vivono ancora in libertà. Si ripropone dunque l’eterna questione della convivenza fra uomini ed animali: è possibile coesistere in uno stesso habitat? Fino a dove è lecito spingersi in nome dell’economia e del profitto?
Con l’arrivo in Indonesia della palma da olio, originaria dell’Africa occidentale, sembrerebbe non esserci più spazio per gli elefanti che hanno abitato sino ad oggi questi luoghi. È possibile consentire questo scempio ancora oggi? L’intensivo disboscamento delle foreste indonesiane avrà nel lungo periodo delle conseguenze irreversibili, e non soltanto per la fauna locale: abbiamo già visto in passato in altre aree come la distruzione del verde, per far spazio a piantagioni e campi agricoli, rompi delicati equilibri dell’ecosistema. Ora a pagarne il prezzo sono gli elefanti, che invadono gli insediamenti umani non avendo più una casa dove abitare. Ma domani toccherà proprio all’uomo subire le conseguenze delle sue stesse azioni.