Strage di Erba, il procuratore di Como, Massimo Astori, replica alle parole con cui il sostituto pg di Milano, Cuno Tarfusser, ha incorniciato la sua richiesta di revisione del processo convinto dell’innocenza della coppia.
In un comunicato di 5 pagine, Astori, che rappresentò la pubblica accusa nel processo di primo grado in Corte d’Assise, sintetizza la posizione della giustizia sulle responsabilità dei coniugi Rosa Bazzi e Olindo Romano, condannati all’ergastolo in via definitiva nel 2011: a documentare la loro colpevolezza, sottolinea il procuratore di Como, “prove incontestabili” vagliate e consacrate nei tre gradi di giudizio.
Rosa e Olindo colpevoli, pm Astori: nessuna perplessità sulle responsabilità dietro la strage di Erba
Nessuna perplessità, né ora né prima, sulla responsabilità di Rosa e Olindo nella strage di Erba.
Lo sottolinea con forza, in un comunicato di 5 pagine dense di considerazioni sulla bontà dell’esito processuale definitivo a carico della coppia, il procuratore di Como, Massimo Astori, pm nel processo di primo grado.
Astori avrebbe deciso di diffondere una nota per contrastare le ombre “ingiustificabili” gettate sul lavoro di inquirenti e Procura, in merito al massacro della corte di via Diaz in cui morirono quattro persone tra cui un bimbo di soli 2 anni, dalla recente richiesta di revisione avanzata dal sostituto procuratore generale di Milano, Cuno Tarfusser.
Astori respinge le accuse rivolte al suo ufficio, all’epoca titolare delle indagini, sottilineando come quanto espresso dal collega sia totalmente slegato dalla verità dei fatti: “Le espressioni del pg – scrive il magistrato di Como in un passaggio del comunicato riportato dall’Ansa – contengono accuse di condotte abusive e illegittime, se non di veri e propri reati a carico di magistrati della procura di Como, a distanza di 16 anni dai fatti, senza giustificazione alcuna“.
La Procura di Como difende il suo operato
Secondo quanto emerso, la Procura di Como difende il suo operato attraverso le parole del procuratore capo Massimo Astori.
Nella nota diffusa poche ore fa, si legge che la responsabilità penale di Rosa Bazzi e Olindo Romano per la strage di Erba non è stata mai smontata e anzi, “è stata affermata nei tre gradi di giudizio previsti dal codice di procedura penale“.
Astori sottolinea che i giudici hanno valutato in modo “ampiamente” positivo le prove raccolte dalla pubblica accusa a carico degli allora imputati, finendo per accogliere integralmente le richieste del pubblico ministero non solo nel primo, ma anche nei successivi gradi di giudizio.
Il procuratore capo facente funzioni di Como, Massimo Astori, non ha alcun dubbio sulla colpevolezza dei coniugi:
La lettura delle corpose e approfondite sentenze (…) non lascia spazio a perplessità
Secondo Astori, le “nuove prove difensive” annunciate a più riprese dai legali dei Romano-Bazzi, sulle quali a breve sarà depositata la loro istanza di revisione del processo, non avrebbero i crismi per essere ritenute inedite e utili a ribaltare la sorte di marito e moglie in cella da 17 anni e condannati all’ergastolo.
Sarebbero “in realtà – puntualizza ancora il procuratore di Como – riletture di materiale già ampiamente analizzato e prive di qualsivoglia elemento di novità“.
Nel comunicato, Astori precisa inoltre che la Procura di Como “tutelerà comunque, nelle sedi e con le forme opportune, l’immagine dell’Ufficio, a difesa dei singoli magistrati e della loro correttezza professionale“.
Il nodo confessioni
Un capitolo importante della richiesta di revisione del processo sulla strage di Erba, firmata e depositata alla Procura generale di Milano dal sostituto pg Tarfusser, riguarda le “tre prove” che furono colonna portante dell’accusa e che inchiodarono i Romano-Bazzi alla cornice di responsabilità nel massacro.
Si tratta della testimonianza dell’unico sopravvissuto, Mario Frigerio (che riconobbe in Romano l’assassino), di una macchia di sangue di Valeria Cherubini (una delle vittime) sul battitacco dell’auto di Olindo, e delle confessioni (poi ritrattate) rese dai coniugi dopo l’iniziale dichiarazione di innocenza in sede di interrogatori.
Proprio le confessioni, su cui molto si sofferma Tarfusser definendole addirittura “false e acquiescenti”, secondo quanto ricalcato dal procuratore Astori “sono state dettagliate sino alla descrizione di ogni minimo e più atroce particolare, accompagnate da ‘ulteriori e decisive prove emerse… ognuna delle quali, anche da sola, avrebbe potuto condurre ad un giudizio di piena responsabilità degli imputati”.
Secondo gli inquirenti, sintetizza ancora Astori, furono dichiarazioni autoaccusatorie del tutto “spontanee, coerenti, e non indotte da suggerimenti o altro (come invece sostengono difesa e sostituto pg di Milano, nda), ritrattate senza alcuna ragione o prova convincente, se non una scelta difensiva diversa“.
La Procura di Como non cede di un millimetro. Indiscrezioni riportano di una tensione crescente tra le stanze della Procura generale di Milano, dove l’atto depositato dal sostituto pg avrebbe innescato un sisma intestino il cui epilogo, al momento, non è neppure decifrabile.
La parola ora spetterà alla procuratrice generale di Milano, Francesca Nanni, che potrà persino decidere di non trasmettere l’istanza di Tarfusser alla Corte d’Appello di Brescia (competente sul caso e a cui spetterebbe entrare nel merito dell’ammissibilità della richiesta) stoppando gli entusiasmi della difesa sul nascere.