La richiesta di revisione del processo a Rosa Bazzi e Olindo Romano presentata dal sostituto pg di Milano, Cuno Tarfusser, ha scatenato un acceso dibattito sulla strage di Erba e sull’azione del magistrato. La difesa dei coniugi contro i presunti ostacoli alla trasmissione dell’atto alla Corte d’Appello di Brescia, l’unica competente a stabilirne l’ammissibilità.
L’atto di Tarfusser sarebbe ancora fermo in Procura generale a Milano, nell’ufficio del procuratore generale Francesca Nanni. Questo emergerebbe da un servizio de Le Iene in cui interviene l’avvocato Nico D’Ascola, parte del pool difensivo di Rosa e Olindo e già presidente della Commissione Giustizia al Senato, con una serie di precisazioni sull’istanza.
Secondo quanto riportato da Antonino Monteleone, giornalista e inviato de Le Iene che ha firmato una lunga inchiesta sul caso strage di Erba, l’iniziativa di Tarfusser non sarebbe stata particolarmente gradita ai vertici della Procura generale del capoluogo lombardo.
L’atto del sostituto pg, però, secondo l’avvocato Nico D’Ascola non solo rientrerebbe a pieno titolo tra le competenze del magistrato in questione, ma sarebbe previsto dalla legge per via del ruolo di supervisione e vigilanza che spetta alla Procura generale in materia di sentenze e di condanne.
C’è chi sostiene che l’istanza di Cuno Tarfusser potrebbe non arrivare mai sul tavolo della Corte d’Appello di Brescia, la sola competente a stabilire se sia ammissibile o meno, ed è pronto a scommettere che il documento di 58 pagine fitte di sollecitazioni a riaprire il processo a carico di Rosa Bazzi e Olindo Romano resterà un mero ricordo fossilizzato tra i cassetti della Procura.
L’iter da seguire, però, ha precisato D’Ascola, non prevede necessità di un via libera del procuratore generale quando la richiesta è formalizzata da un sostituto pg.
Inoltre, essendovi introdotte ipotesi di notizie di reato (tra cui quella di una frode processuale) l’istanza non può non essere immediatamente trasmessa alla sede di competenza.
La richiesta di revisione presentata dal sostituto procuratore generale Tarfusser, depositata in anticipo rispetto alla stessa difesa dei coniugi Romano-Bazzi, è un fatto clamoroso che non ha precedenti nella recente cronaca giudiziaria.
A stretto giro, la Procura di Como, nella persona del procuratore capo facente funzioni Massimo Astori – pm che sostenne l’accusa all’epoca del primo grado di giudizio sulla strage di Erba -, ha diffuso un comunicato in cui contrasta apertamente con la posizione del sostituto pg di Milano avanzando lo spettro di azioni legali per tutelare i magistrati e l’ufficio allora titolari delle indagini.
L’atto di Tarfusser, secondo alcuni, finirà cestinato. Le cose, però, secondo quanto esposto dall’avvocato Nico D’Ascola a Le Iene non starebbero proprio così.
“Non è normale che tuttologi, gente che non ha mai aperto un libro di diritto, sulla base di opinioni personali esprimano valutazioni e quello diventa, nell’immaginario collettivo, la verità”.
La richiesta di revisione del sostituto pg Tarfusser, ha spiegato ancora il legale di Rosa e Olindo, non può essere assolutamente bloccata a Milano e il procuratore generale non ha alcun diritto di impedirne la trasmissione a Brescia.
“Ovviamente – ha sottolineato D’Ascola – il procuratore capo, come l’avvocato generale, ha tutto il diritto di prendere visione, può firmare l’istanza nel caso in cui la condividesse, ma non può assolutamente bloccarla“.
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