Per la strage di migranti in acque greche, uno degli scafisti ha confessato, ammettendo di aver preso parte al traffico di migranti.
Rapporti da varie fonti dei media in Grecia, come Ert, indicano che una delle nove persone arrestate in relazione al naufragio vicino a Pylos ha ammesso di aver partecipato al traffico di migranti.
Ha affermato di essere stato un semplice membro del gruppo e ha accettato di trasportare la barca dalla costa libica in Italia dietro pagamento.
Ha inoltre rivelato che la nave era salpata vuota dall’Egitto e aveva raccolto centinaia di migranti a Tobruk, in Libia.
Gli altri imputati, invece, negano ogni collegamento con la rete della tratta di migranti e si dichiarano innocenti.
Proseguono in acque internazionali, precisamente a 47 miglia nautiche a sud-ovest della greca Pylos, le ricerche dei dispersi del peschereccio migrante proveniente da Tobruk, in Libia, dopo oltre 72 ore dall’affondamento.
Secondo Ert, l’emittente pubblica greca, e Iefimerida, le ricerche sono ancora in corso. La tragedia ha provocato la morte di almeno 78 persone, i cui corpi sono stati recuperati, e 104 persone sono state soccorse.
I rapporti indicano che c’erano circa 750 persone a bordo della nave. L’operazione di ricerca coinvolge una fregata della Marina, tre navi costiere e un elicottero della Guardia Costiera.
Secondo quanto riportato da LaPresse, stanno emergendo varie versioni dei fatti che hanno portato all’affondamento del peschereccio.
Un rappresentante del governo di Atene ha affermato che la nave della guardia costiera si era avvicinata alla nave due ore prima che affondasse.
Tuttavia, le persone a bordo hanno rifiutato ogni assistenza, e invece hanno chiesto di essere portate in Italia, affermando “No help, go Italy “.
Il rappresentante del governo ha inoltre chiarito che la guardia costiera non ha gettato alcuna cima di ormeggio verso la nave prima che questa continuasse il suo viaggio.
In sintesi, secondo Atene, l’affondamento della nave non può essere attribuito all’avvicinamento della guardia costiera in termini di tempismo.
Mentre la Grecia si prepara alle imminenti elezioni del 25 giugno, la questione ha scatenato accese discussioni politiche.
Inoltre, giovedì sera ad Atene sono scoppiate proteste che hanno portato all’arresto di 21 persone.
All’indomani dell’incidente, il leader dell’opposizione Alexis Tsipras ha fatto visita ai sopravvissuti e ha sostenuto che la nave doveva essere rimorchiata in sicurezza dalla guardia costiera mentre si avvicinava alle acque greche. Questo punto di vista è stato ripreso da varie organizzazioni per i diritti umani.
Secondo l’Ansa, la magistratura di Atene ha avviato un’inchiesta. Durante l’incidente che ha coinvolto il gruppo di migranti, l’aereo di Frontex è stato l’entità iniziale a rilevare la nave esattamente alle 9:37 di martedì.
Ha prontamente avvisato i vicini centri di coordinamento, compreso quello italiano. Tuttavia, la nave si trovava nella zona di Sar, che ricade sotto la giurisdizione greca. Di conseguenza, due mercantili sono stati inviati come primi mezzi soccorritori.
Secondo la Guardia Costiera, poche ore prima dell’affondamento della nave dei migranti, una delle loro motovedette si è avvicinata e ha calato una piccola fune per verificarne le condizioni.
L’operazione è durata solo pochi minuti prima di essere interrotta dagli stessi migranti che hanno slegato la piccola imbarcazione.
Le autorità greche hanno deciso di mantenere il monitoraggio a distanza della situazione, anche se i migranti hanno rifiutato l’assistenza e hanno insistito per continuare il loro viaggio verso le coste italiane.
La negligente mancata intercessione, non solo per l’Alarm Phone e l’attivista Nawal Soufi, che inizialmente ha ricevuto il messaggio di soccorso e contesta il resoconto degli eventi da parte del greco, ma anche per l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) e l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (OIM ), “è inaccettabile”.
Secondo un comunicato congiunto, il salvataggio di persone in situazioni di pericolo in mare è un obbligo fondamentale “indipendentemente dalla loro nazionalità, status o circostanze, anche su navi non idonee”, nonché “dalle intenzioni di coloro che si trovano a bordo”.
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