Un atto di terrorismo interno. Così Barack Obama ha definito la strage di Orlando in cui hanno perso la vita 49 persone e altre 53 sono rimaste ferite. Si indaga sulla vita del killer, Omar Mateen, ucciso nel blitz della Polizia. Che l’influenza dei terroristi ci sia stata è chiaro, dice il Presidente degli Stati Uniti al termine dell’incontro avuto con gli investigatori. L’ipotesi più probabile è che si sia trattato di un “lupo solitario“, come già avvenuto a San Bernardino. Mateen si sarebbe radicalizzato negli USA dopo essere entrato in contatto con ambienti dell’estremismo islamico e potrebbe avere avuto dei complici. L’Fbi sta indagando su altre tre persone che potrebbero aver avuto un ruolo nella strage o che comunque potrebbero aver preso parte al processo di radicalizzazione del killer. Tra loro anche un predicatore, Marcus Dwayne Robertson, ex marine con precedenti per rapina e leader di una gang criminale, convertito all’Islam radicale in prigione e autore di video incentrati sul radicalismo islamico su internet.
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OMAR MATEEN, CHI È IL KILLER DI ORLANDO
Quest’ultimo legame è importante secondo gli investigatori perché il killer stesso avrebbe seguito un suo corso online. Obama ha insistito su questo punto. Nella lotta all’Isis “non basta colpire i vertici e le strutture: bisogna combattere la sua propaganda sul web e l’idea perversa dell’Islam diffusa su internet“.
I dettagli della sparatoria
“L’attentatore si è visto con tre persone prima di entrare in azione e durante la strage è apparso freddo e calmo“, ha dichiarato John Mina, il capo della polizia di Orlando, dando altri dettagli sulla sparatoria al Pulse club. Mateen ha chiamato tre volte al 911. “La prima volta ha riattaccato, la seconda ha parlato brevemente con il centralinista, la terza il centralinista lo ha richiamato e lui ha dichiarato la sua fedeltà all’Isis“, ha aggiunto il direttore dell’Fbi, James Comey. Tutto è iniziato intorno alle 2 del mattino di domenica 12 giugno quando un uomo ha sparato all’impazzata sulla folla in un noto locale gay, il Pulse Club, barricandosi al suo interno con degli ostaggi, prima di essere ucciso dalla Polizia intorno alle 5 del mattino. Il killer è stato poi identificato in Omar Mateen, 29 anni, cittadino americano di origine afghana, originario della città Port St.Lucie, in Florida, di professione guardia giurata. Le indagini hanno puntato da subito su un atto di terrorismo come l’azione di un “lupo solitario” o con possibili collegamenti con frange dell’estremismo islamico. Con il passare delle ore è arrivata la rivendicazione dell’Isis: ‘Il killer era uno di noi’.
Le armi della strage
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Mateen era armato con un fucile d’assalto AR-15 e una pistola: si tratta di armi facilmente acquistabili in tutti gli stati negli USA. Il fucile, fanno notare gli inquirenti, è lo stesso modello di quello usato nelle stragi di Newtown e di quella di San Bernardino. Le strade battute dagli inquirenti sono due: terrorismo di natura omofoba o terrorismo di matrice islamica. “Non sappiamo ancora se è terrorismo ma di certo è un crimine carico d’odio“, ha dichiarato il portavoce della polizia in conferenza stampa. L’Fbi ha chiesto ai testimoni di farsi avanti per aiutare le indagini, mentre l’imam a capo della comunità islamica di Orlando ha ringraziato la polizia per aver salvato altre vite e ha chiesto di non tirare conclusioni affrettate in quella che è una tragedia che ha sconvolto l’intera comunità di Orlando. Tanti i feriti ricoverati negli ospedali che hanno chiesto di donare il sangue per far fronte all’emergenza medica.
Il bilancio
Il bilancio è terribile. 49 le vittime e 53 i feriti ma non si esclude che il numero possa essere più alto. “È una delle peggiori stragi avvenute nella storia degli Stati Uniti“, ha ricordato il capo della polizia di Orlando, John Mina, in conferenza stampa. Al momento gli sforzi maggiori sono concentrati sull’identificazione delle vittime: nella mattina di lunedì 13 giugno sono state identificate solo 15 vittime. In città è stato dichiarato lo stato di emergenza.
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La rivendicazione dell’Isis
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A supporto della tesi del terrorismo di matrice islamica è arrivata una rivendicazione dell’Isis. Dall’Amaq news agency, siti web usato spesso dai jihadisti, Omar Mateen viene definito un loro combattente e la sparatoria viene celebrata come “il miglior regalo per il Ramadan“. Il sito Site, che monitora le attività dei terroristi sul web, ha trovato molti commenti legati all’ambiente dell’estremismo islamico. “Possa Allah accogliere l’eroe che lo ha fatto e ispirare altri a fare lo stesso“; “Questo è l’eroe che ha ucciso 25 crociati pervertiti in un nightclub, possa Allah accettarlo tra i suoi martiri“.
Il padre: ‘Furioso per un bacio gay’
Che sia terrorismo di matrice islamica è ancora da chiarire, ma la Polizia indaga su ogni versante, in particolare sul terrorismo interno di matrice omofoba. In conferenza stampa, le autorità hanno parlato chiaramente di un crimine d’odio nei confronti della comunità omosessuale di Orlando. A supportare tale tesi ci sarebbero anche le parole del padre del killer rilasciate alla Nbc, secondo il quale il movente sarebbe l’omofobia. “Il movente religioso non c’entra nulla, ha visto due gay che si baciavano a Miami un paio di mesi fa ed era molto arrabbiato. Siamo scioccati come il resto dell’America“, le sue parole. Sul web però siti legati all’Isis stanno celebrando la strage.
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Informato Obama
Il presidente Barack Obama è stato informato e sta seguendo le operazioni. L’inquilino della Casa Bianca ha ordinato al governo federale di fornire tutta l’assistenza necessaria ai funzionari di polizia locali. “Il presidente ha chiesto di essere aggiornato costantemente sullo sviluppo delle indagini dall’Fbi e da funzionari federali“, si legge nella nota emessa dal dipartimento di sicurezza.
Le prime reazioni
Arrivano le prime reazioni da parte dei candidati alla Casa Bianca e dal mondo politico. Donald Trump ha parlato di una “sparatoria terribile“, mentre Hillary Clinton ha voluto esprimere la sua vicinanza per quella che definisce una “notizia devastante”. Anche il senatore Bernie Sanders ha definito la sparatoria “orribile” e “inimmaginabile” e ha espresso la speranza che i feriti “possano guarire in fretta”
Solidarietà è stata espressa da Matteo Renzi. “Solidarietà e commozione del governo italiano per l’atroce strage di Orlando in Florida. Il nostro cuore è con i nostri fratelli americani“, ha twittato il premier.
Cosa è accaduto nel club di Orlando
La Polizia ha iniziato le indagini al termine dell’assedio che ha portato all’uccisione dell’attentatore. L’uomo era entrato nel locale, il Pulse club, intorno alle 2 del mattino di domenica 12 giugno dopo aver sparato all’impazzata sulla folla davanti al club e aver preso in ostaggio diverse persone. Il club aveva subito pubblicato un messaggio sulla propria pagina Facebook: “Tutti escano fuori dal Pulse di corsa“. La polizia ha risposto ai colpi , assediando il locale e decine di veicoli di emergenza hanno circondato la discoteca. Alcune informazioni riportavano che l’uomo si sarebbe barricato all’interno del locale con una bomba e sul posto sono intervenuti gli artificieri che hanno fatto brillare un ordigno davanti al club.
Ucciso il killer
“Il killer è stato ucciso durante un conflitto a fuoco con la Polizia. Stiamo indagando sulla vicenda come un atto di terrorismo“, ha fatto sapere il capo della polizia di Orlando, John Mina, in conferenza stampa. Tutta la comunità di Orlando è sotto choc. “Si tratta di una tragedia per nostra comunità. Vi sono diversi morti dopo la sparatoria. Almeno 42 persone sono state trasportate in ospedale“, ha dichiarato lo sceriffo della contea di Orange County alla stampa.
Le testimonianze: l’ultimo sms alla madre
Un testimone ha scritto sulla pagina Facebook del locale. “Ero lì. L’uomo ha iniziato a sparare intorno alle 2 del mattino. Le persone che erano sulla pista da ballo e vicino al bar si sono abbassate subito e chi era vicino al bar e all’uscita sul retro è riuscito a scappare“, scrive Ricardo J. Negron Almodovar. Diversi testimoni hanno parlato di almeno 40 colpi d’arma da fuoco. “Ci ha preso, è qui con noi“. È il testo dell’ultimo messaggio che Eddie Justice, 30 anni, che si trovava all’interno della discoteca, ha mandato a sua madre Mina, riportato dal Mail Online. Dopo quel messaggio, la madre si è precipitata davanti al club per chiedere aiuto: il figlio le aveva scritto per avvisarla di quanto stava succedendo, chiedendo di chiamare la Polizia e avvisandola di essere riuscito a rifugiarsi nel bagno. “Sta arrivando. Sto per morire. Mamma ti amo“, l’ultimo straziante messaggio.
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