Stupisce la decisione della presidenza del Consiglio di non dichiararsi parte civile al processo per la strage di piazza della Loggia.
Dagli anni Settanta i familiari aspettano giustizia per le vittime ma hanno definito questa assenza significativa, anche se in aula all’udienza preliminare contro uno dei responsabili, Roberto Zorzi, non c’era nemmeno lui. Vediamo i dettagli di questo passo importante e ricordiamo quel terribile giorno passato alla storia come uno degli attentati peggiori del gruppo Ordine Nuovo.
Si tiene oggi l’udienza preliminare a carico di Roberto Zorzi, terrorista che insieme ad altre persone provoco 8 vittime nella strage di piazza della Loggia a Brescia, nel 1974.
Da allora i familiari attendono che la giustizia faccia il suo corso ma oggi è arrivata un batosta per queste persone, infatti la Presidenza del Consiglio non si è costituita parte civile nell’udienza.
A quasi 50 anni dalla strage si torna in aula per cercare di ricomporre un articolato puzzle e capire le verità dietro l’esplosione della bomba nascosta in un cestino dei rifiuti.
Nel nuovo processo a carico dell’indagato Zorzi, si sono costituiti parti civili il Comune di Brescia e le sigle sindacali che avevano indetto la manifestazione del 28 maggio del 1974, oltre alle famiglie delle vittime.
Manca però un pezzo fondamentale, ovvero la Presidenza del Consiglio e questa assenza è molto sentita dalle famiglie che con dolore, si sono riunite ancora una volta davanti al giudice, Francesca Grassani, che giudicherà le posizioni del neofascista Roberto Zorzi.
Non è chiaro se la Presidenza del Consiglio abbia volontariamente rinunciato al ruolo oppure non sia stata avvisata, però il presidente dell’Associazione dei familiari delle vittime, Manlio Milani, si augura che la situazione venga chiarita.
“Può essere un’assenza dovuta alla carenza di informazioni, in entrambi i casi pesa molto”.
Roberto Zorzi e Marco Toffaloni, questi i nomi sul tavolo del giudice, il primo vive in America e i pm potrebbero già discutere oggi del suo rinvio a giudizio dopo aver analizzato le eventuali tesi delle difese, mentre per l’altro indagato, si discuterà nei prossimi giorni. Quest’ultimo vive in Svizzera e c’è in gioco il Tribunale dei Minori perché all’epoca dei fatti non aveva ancora compiuto 18 anni.
Zorzi aveva invece 3 anni in più del compagno che lo ha seguito insieme ad altri, nell’azione estrema costata la vita a 8 innocenti, mentre altri 102 sono rimasti gravemente feriti.
Un fatto di cronaca di risonanza enorme che è opportuno ripercorrere.
Piazza della Loggia è un luogo bellissimo di Brescia, incorniciato da una imponente architettura ma negli anni Settanta è diventata tristemente famosa per motivi ben lontani da questi, infatti è stata teatro di un attentato terribile, costato la vita a 8 persone.
L’attentato di matrice neofascista è avvenuto il 28 maggio del 1974, quando una bomba piazzata all’interno di un cestino dei rifiuti fu fatta esplodere mentre era in corso una manifestazione contro il terrorismo neofascista.
Furono 102 i feriti e dopo anni di indagini, depistaggi e processi, vennero individuati i colpevoli. Si tratta di alcuni membri di Ordine Nuovo, movimento politico terroristico creato alcuni anni prima e autore di altri episodi analoghi.
Gli esecutori materiali della strage vennero riconosciuti come Maurizio Tramonte, Carlo Digilio, Marcello Soffiati, il giovane Marco Toffaloni la cui presenza nel luogo risulterà solo successivamente e Roberto Zorzi. Il mandante fu Carlo Maria Maggi.
Si tratta di uno degli attentati più gravi degli anni di Piombo, insieme a quella del treno Italicus dello stesso anno, alla strage di piazza Fontana del 1969 e a quella di Bologna del 1980.
La manifestazione di quel giorno era stata indetta da alcune sigle sindacali e dal Comitato Antifascista. Ordine Nuovo ovviamente si riteneva preso in causa e così i membri non rimasero a guardare i civili che si opponevano apertamente alla loro idea di politica, così piazzarono un ordigno che esplose alle 10,12 del mattino, mentre la piazza era gremita di gente.
La bomba conteneva un chilogrammo di esplosivo: 3 persone morirono sul colpo, altre durante il trasporto in ospedale. Secondo i periti l’ordigno era costituito da una miscela di gelignite e dinamite.
Nel corso delle indagini si è fatta largo l’ipotesi del coinvolgimento dei servizi segreti e di apparati dello Stato, in base a particolari circostanze successive.
Tante le istruttorie che mano mano hanno portato la Corte ad esprimersi sui vari coinvolti nell’evento ma l’iter giudiziario non è ancora concluso e i familiari delle vittime sperano che questo ennesimo appuntamento di oggi possa chiarire gli aspetti che ancora rimangono oscuri di quell’attentato, in modo che chi debba pagare venga assicurato alla giustizia.
Dalla Presidenza del Consiglio non ci sono stati commenti in merito all’assenza in aula come parte civile, si pensa probabilmente ad un errore di comunicazione e si attendono risposte da chi di dovere in merito a questo disguido.
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