Strage di Samarate: Alessandro Maja condannato all’ergastolo e all’isolamento diurno per 18 mesi

I giudici della Corte d’Assise di Busto Arsizio hanno condannato all’ergastolo e all’isolamento diurno Alessandro Maja, responsabile della strage di Samarate. L’uomo, che nel 2022 ha ucciso la moglie e la figlia minore, cercando di ammazzare anche il figlio maggiore, ha ricevuto la sentenza dopo 5 ore di camera di consiglio. Il tribunale ha accolto la richiesta dell’accusa, che aveva chiesto la pena massima per l’uomo. 

Alessandro Maja
Alessandro Maja con i suoi legali – Nanopress.it

Alessandro Maja è stato condannato oggi dalla Corte d’Assise di Busto Arsizio all’ergastolo e 18 mesi di isolamento diurno per il duplice omicidio della moglie e la figlia minore e il tentato omicidio del figlio maggiore. La strage avvenne a Samarate nel maggio del 2022, e solo per un miracolo Nicolò riuscì a salvarsi dalla furia del padre. Il ragazzo, 24 anni, ha dovuto subire numerosi interventi e ha passato 95 giorni in ospedale, ma oggi si è presentato in aula, per la prima volta senza sedia a rotelle, per la lettura del verdetto. I giudici hanno accolto le richieste dell’accusa, respingendo quelle di attenuanti presentate dalla difesa dell’imputato.

Strage di Samarate: Alessandro Maja condannato ad ergastolo e isolamento

È arrivata oggi la sentenza per Alessandro Maja, l’interior designer che nel maggio del 2022, a Samarate, paese in provincia di Varese, ha ucciso la moglie Stefania Pivetta, 56 anni, la figlia Giulia, 16 anni e ha cercato di togliere la vita anche al figlio maggiore Nicolò, all’epoca 23enne. I giudici della Corte d’Assise di Busto Arsizio lo hanno condannato all’ergastolo e all’isolamento diurno per 18 mesi, come richiesto dai pm.

Nicolò Maja
Nicolò Maja durante una precedente udienza – Nanopress.it

Il verdetto è arrivato dopo 5 ore di camera di consiglio: respinte le richieste della difesa, ossia le attenuanti generiche e il vizio parziale di mente, che avrebbero consentito a Maja di accorciare la sua detenzione. Il figlio Nicolò, oggi 24 anni, presente alla lettura, ha dichiarato: “È giusto così, la pena che merita. Non lo perdonerò mai, ma vorrei incontrarlo per capire, per chiedere perché ha deciso di distruggere la nostra famiglia”.

L’uomo, che ha ammazzato moglie e figlia a colpi di martello, non ha mai spiegato fino in fondo i motivi del suo gesto, adducendo a un periodo particolarmente stressante e a problemi economici che riteneva insormontabili. Alcuni, però, ritengono che abbia commesso gli omicidi a causa della decisione di sua moglie di separarsi.

Le tappe della strage di Samarate: l’orrore in provincia di Varese

È la notte tra il 3 e il 4 maggio del 2022 quando Alessandro Maja, interior designer con studio sui Navigli a Milano, uccide con dei colpi di martello la moglie Stefania Pivetta, 56 anni, che si trovava in quel momento appisolata sul divano. Il geometra, tuttavia, non ha ancora finito, e sale le scale dirigendosi verso la stanza della figlia minore Giulia, 16 anni, che in quel momento sta dormendo, uccidendo anche lei.

Unico superstite della mattanza, il figlio Nicolò, che svegliatosi a causa dei rumori, viene sì colpito ma, quasi in fin di vita, riesce ad attirare l’attenzione dei vicini di casa, che avvisano il 112. Nel frattempo, il professionista ha cercato di togliersi la vita blandamente, ferendosi con un trapano e inscenando anche un tentativo di darsi fuoco.

I vicini lo trovano con il corpo per metà dentro e metà fuori dalla casa, in una pozza di sangue, mentre dice “Li ho uccisi tutti, bastardi”. I carabinieri arrivano, lo fermano e lo portano in ospedale, sorvegliandolo da vicino perché non possa tentare la fuga o commettere gesti estremi. Dopo un giorno di degenza, viene quindi trasferito nel carcere di Monza, dove è rimasto fino ad oggi, giorno della sentenza che lo ha condannato al resto della vita dietro le sbarre.

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