Sono trascorsi 9 mesi da quando Alessandro Maja decise di uccidere a martellate la moglie e i figli Giulia e Nicolò, quest’ultimo sopravvissuto alla strage di Samarate, comune lombardo in provincia di Varese. Il superstite dell’omicidio organizzato dal padre ha deciso di scrivere una lettera per la mamma e la sorella che purtroppo sono decedute.
Le parole messe nero su bianco dal ragazzo di 23 anni sono state interpretate dall’attore Marco Bocci durante la serata “Women for Women against violence Camomilla Award” tenutasi a Palazzo Lombardia, dove lo stesso Nicolò ha ritirato un premio.
Nove mesi dopo la strage di Samarate, Nicolò Maja ha deciso di scrivere una lettera e dedicarla alla mamma e alla sorella Giulia che a causa della violenza inaudita del padre non ci sono più.
Lo scorso maggio, infatti, il geometra Alessandro Maja, nel cuore della notte, decise di uccidere a colpi di martellate la moglie e i figli Giulia e Nicolò, quest’ultimo è l’unico superstite a questa tragedia familiare.
“Vorrei solo capire perchè l’ha fatto. Non c’è una spiegazione. Mamma, Giulia, Dio solo sa quanto mi mancate. Mi sforzo inutilmente di non pensare a voi, ma continuo a cercarvi, a sperare di vedervi. Cerco di convincermi di aver vissuto solo un brutto incubo”.
Queste le parole del giovane sopravvissuto che cerca di darsi una spiegazione per il folle gesto compiuto dal padre.
Nicolò Maja, l’unico superstite dell’omicidio della madre e della sorella per mezzo del padre, è stato inviato a ricevere un premio a Palazzo Lombardia durante la serata “Women for Women against violence Camomilla Award”.
Durante l’evento, l’attore Marco Bocci ha letto la lettera che il giovane 23enne ha voluto dedicare ai suoi affetti che oggi non ci sono più. Il presidente del Senato, Ignazio La Russa, ha avuto l’onore di consegnargli il premio:
“Credo che gli possiamo dare l’occasione di essere utile agli altri. Lui porta la testimonianza del suo dramma. Nella mente e nel cuore di chi un domani potrebbe essere obnubilato e pensare a qualcosa che faccia male alla sua famiglia, le parole sue possono fare un effetto incredibile”.
Queste le parole del presidente La Russa, il quale ha voluto omaggiare il giovane Nicolò, il quale a distanza di mesi non riesce a capire cosa possa essersi scatenato nella testa del padre al punto tale da rovinare la loro quiete familiare.
“Mi sento in colpa per non avervi potuto difendere, per essere sopravvissuto. Mi chiedo sempre perché io? Sono in un cono d’ombra e faccio fatica a uscirne”.
Questo è un’altro estratto della lettera scritta da Nicolò.
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