Alle ore 15.15 di giovedì 6 luglio, Angelika Hutter, trentaduenne turista tedesca, ha travolto e ucciso a bordo della sua Audi A3 nera, nel bellunese, specificatamente a Santo Stefano di Cadore, tre membri di una famiglia originaria di Favaro Veneto: Marco Antoniello, 48 anni, suo figlio Mattia Antoniello, che di anni ne aveva solo 2, e la nonna di quest’ultimo Maria Grazia Zuin, di 64 anni.
A sottrarsi a questo terribile destino, invece, è riuscita Elena Potente, la madre del piccolo Mattia.
La donna si trova ricoverata nel reparto di psichiatria dell’ospedale Santi Giovanni e Paolo di Venezia ed è risultata negativa agli esami tossicologici e all’alcol test.
Nel frattempo, la Hutter continua a ripetere “Ich bin einem abgrund”. Che, tradotto dal tedesco, significa “sono in un baratro”. Cosa ha portato Angelika Hutter a compiere un gesto così estremo? Ha agito volontariamente? Ipotesi, questa, sicuramente da scartare. Al contrario, visto che si è resa potenzialmente un pericolo significativo anche per sé stessa e per la propria incolumità.
Proprio ieri, poi, è stato diffuso dalle autorità un video registrato dalle telecamere di sicurezza che l’ha immortalata mentre faceva un’inversione di marcia poco prima di imboccare via Udine. Il luogo dove si è consumata la tragedia. Perché ha fatto quell’inversione? Qualcosa in quei frangenti ha alterato il suo (forse) precario equilibrio emotivo? Andiamo per gradi e ripercorriamo gli ultimi istanti prima che si consumasse questa orribile tragedia.
La volontarietà del gesto commesso da Angelika Hutter è stata fin da subito scartata dagli investigatori. Che, piuttosto, si sono concentrati sullo stato emozionale e sulle caratteristiche personologiche della turista tedesca. Per questo sarà imprescindibile indagare sulla storia clinica di Angelika. In termini concreti, sarà necessario capire se episodi di rabbia incontrollata, seppur con intensità minore, si erano già manifestati nel corso della sua esistenza. In tal senso, infatti, nelle persone con equilibrio emotivo e psichiatrico precario, è possibile che si inneschino dinamiche violente pronte ad esplodere nel momento di maggior escalation della frustrazione. Ed è altamente probabile che quel momento si sia verificato alla guida e quell’ l’ira si sia scaraventata contro le prime persone di passaggio. Che, purtroppo, sono state solamente vittime occasionali.
Un’aggressività incontrollata ed incontrollabile, capace di mettere a rischio – come purtroppo la cronaca ci ha dimostrato – non solo la propria incolumità, ma anche quella altrui. Questo perché durante gli episodi di rabbia così intensa, la persona sperimenta una totale perdita temporanea dei propri impulsi. Oltreché una bassa tolleranza alla frustrazione, una mancanza di abilità nel comunicare in modo assertivo e una scarsa consapevolezza delle proprie emozioni. In termini psichiatrici, Angelika potrebbe essere affetta da un disturbo esplosivo intermittente.
Il disturbo esplosivo intermittente è un disturbo del controllo degli impulsi che si caratterizza proprio per episodi ricorrenti di comportamenti aggressivi, impulsivi o violenti, appunto, che sono sproporzionati rispetto alle circostanze. Quando una persona agisce in preda a un disturbo esplosivo intermittente, dunque, può manifestare una serie di comportamenti che possono variare in intensità e durata. Nel corso un episodio di disturbo esplosivo intermittente, la persona può avere una perdita di controllo totale o parziale sui suoi stimoli reattivi. È dunque possibile che Angelika abbia pregressi psichiatrici di questo tipo? Certamente, prima di identificare qualsiasi tipo di responsabilità penale, verrà effettuata una perizia per accertare la sua effettiva, o meno, capacità di intendere e di volere in quegli istanti deliranti che l’hanno portata a bordo della sua Audi A3 ad uccidere tre vittime innocenti. I cui funerali si sono celebrati lo scorso 14 luglio. I presenti erano centinaia.
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