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Quella mattina faceva freddo, come sa essere una invernale giornata milanese. Era l’8 gennaio e intorno alle 8,15, la Fiat Ritmo color cachi della pattuglia in borghese del Commissariato Ticinese venne tamponata da una Fiat 128 di colore bianco. I tre ebbero un sussulto, ma neanche il tempo di scendere, furono fulminati da violente scariche di ferro e fuoco vomitato dai mitra delle Brigate Rosse. Un saluto terrorista all’arrivo a Milano del generale Dalla Chiesa.
Bettino Craxi, intervenuto sul posto ebbe a dire “hanno ucciso tre proletari” e quella frase, condensava tutto lo sconcerto di una stagione di insensatezze.
Noi eravamo frastornati: l’impressione che si aveva era di essere in una guerra non dichiarata, contro un nemico che colpiva a casaccio e ignobilmente, alle spalle o quando eri appena appena addormentato, alla fine di turni stancanti e affaticanti, ripetitivi sino alla noia, fermi davanti a palazzine e bersagli ritenuti sensibili, sedi di partito o uffici di politici, loro abitazioni e luoghi di ritrovo, tribunali e quant’altro. Ore e ore trascorse all’addiaccio, di giorno e di notte, parlando con un collega di cui sentivi la voce (ma di cui non vedevi la figura tanta era fitta la nebbia milanese), a contare le piastrelle dei marciapiedi sperando che presto finisse il turno e arrivasse il sospirato cambio. Gli ordini erano di non uscire da soli ma almeno in tre, di non dire il vero nome e il lavoro che facevi, di non frequentare locali e circoli studenteschi, aree e piazze considerate punti di ritrovo di estremisti o di elementi troppo sindacalizzati in odore di fiancheggiamento ai terroristi; di non appartarsi con le ragazze in luoghi isolati ma sempre bene in vista e, comunque, coprendosi le spalle gli uni con gli altri, anche in quei momenti di inseguita intimità, stretti stretti in una macchina, sperando che nessuno ti aprisse di colpo lo sportello e ti sparasse; e in ogni caso sempre con una mano fissa sulla pistola, giusto per darsi un po’ di coraggio in più. Una sorta di coprifuoco non dichiarato.
(tratto da Ti Sparo ed. Cicorivolta distribuzione Feltrinelli)
Noi poliziotti arruolati per servire il Popolo ci ritrovammo a combattere una guerra strisciante e subdola, fatta di agguati, attentati, colpi alle spalle, quasi fossimo mercenari al soldo di un totalitarista e non in una democrazia.
Così non la pensavano i provetti guerriglieri, molti dei quali provenienti da famiglie abbienti che si erano messi a giocare con le armi, alcuni convinti, altri interessati, diversi altri forse solo annoiati.
Via Schievano
(poesia)
Ombra, penombra,
e ancora distante,
il cielo,
variegato colore,
grigio, azzurro, incerto
brezza, fresco, gelido mattino
e noi, in tre, sguardo spadaccino
folate, alzate di foglie, polvere
sbattiti di ali
fuoco che ti brucia
ferro che ti apre
sussulto, vite lese
asfalto, grigio pece
e ormai vicino
chiaro…il cielo !
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