Al cospetto dei giudici della Corte d’Assise di Napoli Elpidio d’Ambra, accusato dell’omicidio di Rosa Alfieri, 23 anni, ha ammesso di aver ucciso la sua vicina di casa perché avrebbe sentito delle voci che gli dicevano di colpirla.
Il giovane era sotto effetto di stupefacenti quando si macchiò del delitto della ragazza, che viveva nello stesso stabile del killer, a Grumo Nevano, provincia di Napoli. Lo scorso ottobre Elpidio d’Ambra è stato sottoposto a una perizia psichiatrica, che ha confermato come l’imputato fosse capace di intendere e di volere al momento del delitto.
L’istruttoria del processo si chiuderà il 28 marzo prossimo, quando il pubblico ministero farà la requisitoria.
La Corte d’Assise d’Appello di Napoli ha confermato la condanna all’ergastolo inflitta lo scorso 12 aprile a Elpidio D’Ambra, il 31enne accusato dell’omicidio di Rosa Alfieri.
Ha mimato le fasi del delitto, da quando ha attirato la vittima dentro casa, fino a quando le ha stretto un braccio intorno al collo, per trascinarla nel suo appartamento, per poi soffocarla, presumibilmente con la federa di un cuscino. È così che Elpidio d’Ambra avrebbe ucciso la sua vicina di casa, Rosa Alfieri. Il pomeriggio del primo febbraio 2022 il giovane avrebbe attirato la ragazza dentro casa, con la scusa di chiederle un chiarimento sul contratto di affitto che proprio il papà della 23enne gli aveva stipulato. Avrebbe afferrato Rosa con il braccio sinistro, per trascinarla dentro, mimando la scena questa mattina in aula, e poi l’avrebbe uccisa, strozzandola con la federa di un cuscino.
“Non stavo bene, ero sotto l’effetto del crack e della cocaina. Dopo l’omicidio sono scappato perché nel condominio dove abitavo c’erano anche tanti familiari della povera Rosa e temevo che mi uccidessero”
ha detto il presunto assassino al cospetto dei giudici della Corte d’Assise di Napoli.
D’Ambra, che ha sempre ammesso l’omicidio, ha però negato di aver provato a violentare Rosa e non ha saputo fornire spiegazioni in merito allo straccio che la vittima aveva in bocca quando venne trovata dal padre. Fu proprio lui a far scattare l’allarme quel pomeriggio, quando si rese conto che la figlia non era rientrata dal lavoro. L’uomo trovò il corpo senza vita della figlia steso sul letto di casa dell’imputato, con i pantaloni ‘non in ordine’ e il seno scoperto.
Era stato proprio il papà di Rosa ad affittare quell’appartamento al killer di sua figlia. Il delitto si è consumato il 1° febbraio dello scorso anno. Dopo averla uccisa, d’Ambra abbandonò il corpo della 23enne in casa sua e uscì. Andò prima al Pronto soccorso dell’ospedale San Paolo di Napoli per un malore, poi fece alcune compere. Fu fermato qualche ora dopo dai carabinieri, e già nell’immediatezza dei fatti ammise il delitto di cui si era macchiato.
Lo scorso ottobre Elpidio d’Ambra è stato sottoposto a una perizia psichiatrica, che ha confermato come l’imputato fosse capace di intendere e di volere al momento del delitto.
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