La Bce richiama 25 banche europee e chiede a 13 di queste un ulteriore rafforzamento patrimoniale per circa 10 miliardi di euro complessivi. E’ questo l’esito del comprehensive assessment, che ha incluso analisi degli attivi e stress test, condotto da Eurotower ed Eba sulle 131 principali banche dell’eurozona, comprese quelle della Lituania che entrerà nella moneta unica a gennaio 2015. In Italia gli istituti bocciati sono Mps e Carige, che dovranno mettere riparo a ulteriori necessità di capitale per rispettivi 2,1 miliardi di euro e 814 milioni. Senza includere le misure varate nei primi nove mesi dell’anno, sarebbero 9 le banche italiane bocciate dagli esami Bce. Si tratta di Banco Popolare, Bpm, Popolare di Sondrio, Popolare di Vicenza, Carige, Creval, Mps e Veneto Banca, considerando la sola revisione degli attivi, a cui si aggiunge Bper nel solo scenario avverso dei test.
Secondo la Banca d’Italia gli esami “confermano la solidità complessiva del sistema bancario italiano” e, a detta di Fabio Panetta, del direttorio di Via Nazionale, “i risparmiatori possono stare tranquilli“. Tuttavia gli istituti italiani richiamati sono oltre un terzo del totale e a mostrare i muscoli sono soprattutto le ‘grandi’ Intesa Sanpaolo e Unicredit, che sfoggiano surplus rispettivi di 10,897 miliardi di euro e 8,747 miliardi. Soffrono molti tra gli istituti medi e piccoli, con Bpm e la Popolare di Vicenza che sono state promosse sul filo di lana.
Panetta ha sottolineato che l’esito “più doloroso” per l’Italia rispetto ad altri Paesi è stato determinato da “uno scenario sfavorevole” della crescita e dall’impatto per “circa 3,5 miliardi” dei Btp in portofoglio degli istituti. Il dirigente di Palazzo Koch ha tuttavia precisato che non ci sarà bisogno di risorse pubbliche per coprire le carenze patrimoniali e, anzi, ha spiegato come si possa andare incontro a fusioni. Anche il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, confida che gli ammanchi di capitale siano coperti “con ulteriori operazioni di mercato”. Padoan ha lodato le banche italiane che “si sono preparate per tempo” all’esame della Bce.
Le contestazioni
Mps e Carige hanno lamentato entrambe che, nonostante il buon esito dell’esame degli attivi, lo scenario avverso degli stress test le abbia penalizzate nel valutare le misure di ristrutturazione del 2013. In particolare la banca senese contesta che le modalità di giudizio “si discostano in misura significativa” da quelle del piano di riassetto approvato solo a novembre 2013 dalla Commissione Ue. L’istituto di credito genovese ha annunciato la delibera del cda di un aumento di capitale di almeno 500 milioni di euro e la cessione di nuove attività, mentre Rocca Salimbeni ha nominato Ubs e Citigroup come advisor finanziari per definire nuove misure sul capitale che includano “tutte le opzioni strategiche a disposizione”. Panetta ha detto ai giornalisti che la Banca d’Italia sarebbe “felicissima” in presenza di consolidamenti che rafforzino Mps. Nonostante la bocciatura della Bce, sia la banca senese sia Carige hanno trovato il sostegno delle rispettive Fondanzioni. Palazzo Sansedoni ha ribadito di considerare “strategica” la quota in Mps e di avere “fiducia” nel management e il voto unanime del cda di Carige all’aumento evidenzia l’appoggio della Fondazione.
Vitor Constancio: “La ripresa economica continuerà”
Da Francoforte il vicepresidente della Bce, Vitor Constancio, ha commentato l’esito degli esami europei ammettendo che “sono stati molto severi“, ma affermando che dopo i test “la ripresa economica continuerà e non sarà ostacolata da una stretta del credito“. Gli altri istituti dell’eurozona che dovranno rafforzare il capitale sono Eurobank e National Bank of Greece (Grecia), Hellenic Bank (Cipro), Dexia (Francia-Belgio), Oesterreichischer Volksbank Verbund (Austria), Permanent TSB (Irlanda), Banco Comercial Portugues (Portogallo), Nova Ljubljanska Banka e Nova Kreditna Bank Maribor (Slovenia). Gli istituti dovranno presentare un piano in merito entro due settimane alla Bce, che dal 4 novembre assumerà su di sé la supervisione unica delle banche europee, uno dei pilastri dell’Unione bancaria. Le carenze emerse dalla sola revisione degli asset (Aqr) o dallo scenario di base degli stress test dovranno essere coperte entro sei mesi, mentre ai buffer necessari in caso di scenario avverso dovrà essere messo riparo in nove mesi a partire da oggi. Per Matteo Coppola, responsabile del risk management per Italia, Grecia e Turchia di Boston Consulting, domani sui mercati “potrebbe esserci molta volatilità, ma dopo i primi giorni, nel medio termine investitori apprezzeranno” perché “questo stress test è credibile“.
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La nota di Mps
Il risultato dell’esercizio di Bce ed Eba applicato a Mps “è stato penalizzato dalle modalità di svolgimento del comprehensive assessment“. Lo si legge in una nota diffusa da Rocca Salimbeni dopo l’esito degli stress test, ricordando che la banca “ha da poco (novembre 2013, ndr) intrapreso il percorso di ristrutturazione approvato dalla Commissione europea” che nel valutare il piano di Mps ha usato modalità “si discostano in misura significativa” da quelle utilizzate da Francoforte per determinate lo scenario avverso.
Mps sottolinea che il comprehensive assessment ha “confermato la solidità della struttura patrimoniale” della banca, e che “è stato superato anche lo stress test ‘Scenario di Base’, con un Cet 1 che, nell’ambito dell’esercizio, risulta pari all’ 8,8% a fronte di una soglia dell’8,0%“. L’asset quality review, sui conti al 31 dicembre, insieme con le azioni di mitigazione sul patrimonio già implementate portano il Cet 1 phased-in dell’esercizio al 9,5%, “ben al di sopra della soglia richiesta del 8,0%” e “risulta, quindi, coerente il dimensionamento del recente aumento di capitale di 5 miliardi di euro che ha consentito di rafforzare il bilancio della banca in vista di questo severo scrutinio della qualità dei suoi attivi“. Mps evidenzia che il deficit individuato dagli esami, pari a 2,1 miliardi di euro, “non riflette fatti reali che incidono sulla solvibilità della banca, ma è volto a rappresentare l’impatto sui ratios patrimoniali prospettici di determinati scenari ipotetici estremamente negativi, aggiungendolo al già severo scrutinio della qualità degli attivi“.
In particolare, rileva Rocca Salimbeni, “nello scenario avverso la Bce non ha considerato gli effetti dell’eventuale mancato rimborso di 750 milioni di euro di aiuti di Stato residui (sul totale di circa 1,1 miliardi), che costituisce una delle possibili misure implicite di contingency incluse nel Piano di Ristrutturazione” e “della trasformazione in corso del modello di business della Banca, maggiormente focalizzato sui ricavi da servizi, appunto le commissioni, che sul margine d’interesse“. Inoltre, rincara il comunicato, “nell’andamento del credito problematico non è stato consentito di tenere alcun conto degli effetti migliorativi sulla qualità e sul costo del credito derivanti dalle azioni di cura dei crediti deteriorati previste dal Piano di Ristrutturazione“.
La nota di Banca Carige
Il Cda di Banca Carige ha esaminato e preso atto dei risultati del Comprehensive Assessment comunicati dalla Bce. In una nota si legge che “l’applicazione delle prove di Stress Test sull’esercizio 2013 – negativamente influenzato dalle iniziative straordinarie poste in essere dalla Banca nel corso di detto esercizio – ha amplificato gli impatti sul prospettato shortfall di capitale“. “L’esito del CA ha determinato un coefficiente patrimoniale un Common Equity Tier 1 Ratio del Gruppo Banca Carige pari al 3,88% a seguito dell’AQR, con un fabbisogno di capitale (shortfall) pari a 951,6 milioni rispetto al requisito minimo dell’8,00% e pari al 2,34% e a -2,36%, rispettivamente nello scenario base e nello scenario avverso dello stress test, corrispondenti a uno shortfall, rispettivamente pari a 1.321,1 e 1.834,6 milioni“. “Includendo nei risultati l’importo di 1.021,2 milioni afferenti le principali misure sul capitale già realizzate nei primi 9 mesi del 2014, emerge un’eccedenza di capitale rispetto ai requisiti richiesti all’esito dell’AQR di 69,6 milioni mentre il fabbisogno di capitale ammonta, nei due scenari di stress, rispettivamente, a 299,9 e a 813,4 milioni“.
“In merito all’AQR, il cui perimetro di circa 21 miliardi corrisponde ad oltre l’80% del totale impieghi verso clientela di 25,4 miliardi e da cui sono emerse – sul portafoglio oggetto di credit file review – additional provisions pari a 215,7 milioni (al lordo dell’effetto fiscale) determinate con criteri di estrema prudenza, i risultati confermano l’adeguatezza delle iniziative predisposte dalla Banca durante il 2013 e proseguite nell’esercizio in corso con i medesimi criteri di rigore“. Al fine di far fronte alla prospettata esigenza di una supplementare dotazione di capitale di 813,4 milioni risultante dall’esercizio di CA, il Cda, prosegue la nota, ha deliberato all’unanimità di porre in essere una serie di iniziative, tra cui un aumento di capitale sociale a pagamento per un importo non inferiore a 500 milioni, da offrirsi in opzione agli azionisti. La banca ha acquisito l’impegno di Mediobanca, a pre-garantire, in qualità di Global Coordinator e Bookrunner, fino a 650 milioni l’integrale sottoscrizione delle azioni rivenienti da detto aumento di capitale, qualora detto maggiore importo venisse ritenuto necessario ai fini della validazione da parte della BCE delle misure del Capital Plan.
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