Dalla fine del lockdown, sempre più aziende hanno optato per far tornare sul posto di lavoro i propri dipendenti, in maniera totale e parziale, abbandonando lo smar tworking. Questo ha ovviamente causato un ritorno in massa all’utilizzo del sistema di trasporto pubblico locale, con ovviamente non poche polemiche.
In vista delle nuove normative in termini di distanziamento messe in atto con il dpcm del 7 settembre, l’Asstra, l’associazione delle aziende del trasporto urbano ed extraurbano ha però lanciato un allarme: c’è il rischio di non poter garantire il servizio per tutti gli utenti.
Secondo l’associazione “in presenza di una riduzione ulteriore del valore del coefficiente di riempimento dei mezzi attualmente consentito (80%) risulterebbe difficile per gli operatori del Trasporto pubblico locale continuare a conciliare il rispetto dei protocolli anti-Covid e garantire allo stesso tempo il diritto alla mobilità per diverse centinaia di migliaia di utenti ogni giorno, con il conseguente rischio di fenomeni di assembramento alle fermate e alle stazioni“.
Il problema si verificherebbe, ovviamente, soprattutto nelle ora di punta, quando potrebbero essere soddisfatti solo 91mila passeggeri, ipotizzando una capienza del 75%, contro 550mila spostamenti quotidiani, riferendosi comunque a uno scenario ridotto della metà. Questo significa in sostanza dimezzare la capienza massima, tagliando fuori 275mila passeggeri.
Dunque, moltissime persone dovrebbero far ricorso a mezzi privati, per un numero di spostamenti che oscilla tra i 42mila e i 250mila. Una macchina emette +1.741% di Co, +57,1% di Pm10 e il +42,1% di Pm2,5 rispetto a un autobus, e se guardiamo i centri urbani, le auto producono 3 volte l’anidride carbonica (213,6%) che produce un autobus. Non è solo una questione logistica, ma anche ambientale.
Come ha ribadito anche Antonio De Caro, presidente dell’Anci (Associazione Nazionale Comuni Italiani), la capacità dei mezzi pubblici non deve superare l’80% per rispetto delle norme e per garantire la sicurezza di tutti. Ma per far sì che il servizio sia garantito servono più mezzi e risorse.
In contemporanea, un ritorno allo smartworking e gli ingressi scaglionati a scuola potrebbero essere di grande aiuto. Altrimenti il sistema potrebbe arrivare a un collasso, con conseguenze davvero difficili da prevedere.
Prima della pandemia, su base quotidiana venivano effettuati 16 milioni di viaggi grazie al trasporto pubblico locale. Oggi non siamo ancora tornati a quei numeri: per ora, il volume è ridotto del 50%-60%, ma nonostante questo, il sistema trasporti chiede a gran voce un aiuto affinché i passeggeri possano continuare a usufruire di un servizio fondamentale.
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