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Striscioni da stadio, passione italiana. Colorati, bizzarri, spesso irriverenti gli striscioni ideati e scritti dai tifosi di tutta Italia invadono settimanalmente i settori dello stadio, dalle tribune alle curve nord e sud, covo degli ultrà ma anche di supporters molto appassionati e vicini alle sorti della propria squadra. In mancanza di altoparlante e di attenzione dei media, gli striscioni rappresentano la voce unica di migliaia di persone, il pensiero sinergico della massa che occupa le gradinate dello stadio; strumento ormai incarnato negli usi e costumi di coloro che affollano gli impianti sportivi fotografano la realtà, bella o brutta che sia, di fatto lanciano un frame che può far riflettere o far divertire.
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La gamma di striscioni è davvero ampia, eterogenea e variegata tanto da attrarre numerosi fotografi presenti allo stadio per dare resoconto del match ma che inevitabilmente finiscono per immortalare battute e giochi di parole.
Di contestazione o recriminazione verso un momento d’impasse della società, di scherno verso presidenti e vertici societari, ironici fino al parossismo nei confronti dei giocatori, osannanti e generosi d’elogi verso un acquisto di mercato atteso e condiviso, gli striscioni urlano la loro silenziosa apparizione, sorretti dalle braccia di colui che l’ha creati e tagliano trasversalmente la realtà delle cose, facendo ricorso a rime baciate, sillabe troncate, vocabili scomposti e ricomposti ad hoc e l’effetto non può che essere esilarante. Vediamone qualcuno.
Ha tenuto banco per anni, è stato riportato da media e quotidiani ogni qual volta in campo era impegnata la nazionale azzurra e non poteva non essere accompagnato dal pensiero comune di tantissimi italiani, scritto nero su bianco su uno striscione. L’ex ct azzurro Marcello Lippi tartassato per non aver convocato il ragazzaccio di Bari Vecchia Antonio Cassano
Complice un calciomercato condotto non in maniera impeccabile ed ecco come il presidente di turno, Silvio Berlusconi è il soggetto principale dell’ironia mista a sarcasmo dei supporters milanisti.
Da sempre cugini in combutta sportiva, la frangia biancoceleste di Roma dileggia così l’idolo della tifoseria giallorossa, il capitano Francesco Totti giocando sul pupone e la sua partner Ilary Blasi; ci domandiamo quale sarà stata la replica dei romanisti.
Infreddoliti e con tanto di mascherina anti-contagio, ecco alcuni tifosi preoccupati per l’andamento in campionato della loro squadra; il gioco di parole con la tanto temuta e sopravvalutata influenza suina è efficace.
Ogni squadra ha il suo beniamino assoluto ed intoccabile; il Milan aveva un certo Ricardo Kakà, poi migrato al Real Madrid lasciando in lutto i rossoneri per poiritornare a Milano. Per tutti gli altri campioni c’è l’illustre catena di istituti finanziari, ma l’affetto verso il brasiliano non ha prezzo.
Incredibile previsione di questi tifosi nerazzurri autori dello striscione esposto in occasione della semifinale d’andata di Champions League a San Siro contro il Barcellona, terminata con un roboante 3-1 per i meneghini.
Uno non c’è più, l’altro c’è e si sente. Gioco di parole per elogiare il difensore Cristian Molinaro, ora allo Stoccarda e il carioca Felipe Melo, perno del centrocampo juventino.
La battuta nacque dopo la memorabile vittoria degli azzurri di Lippi, splendidi nella semifinale mondiale del 2006 contro la Germania. Fabio Grosso segnò la rete del vantaggio, quando la lotteria dei calci di rigore sembrava inevitabile.
Calciopoli sconquassò il calcio italiano, tronacandolo in due, alla vigilia del Mondiale tedesco. Intercettazioni, sotterfugi e un consiglio disinteressato di questo ragazzo nei confronti dell’ex dirigente della Vecchia Signora.
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