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Categories: Economia

Studi di settore, l’Agenzia delle Entrate invia avvisi a 160.000 contribuenti

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In queste ore l’Agenzia delle entrate sta inviando tra i 150.000 e i 160.000 avvisi ad altrettanti contribuenti con le quali vengono comunicate le anomalie che il Fisco ha registrato nel triennio 2014-2016 in base agli studi di settore – ovvero uno degli strumenti dell’Agenzia delle entrate che il governo Lega-M5S ha annunciato di voler cancellare.

Gli studi di settore e il ravvedimento operoso

Un provvedimento dell’Agenzia delle Entrate pubblicato il 18 giugno 2018 riporta le 69 anomalie segnalate dagli studi di settore. Sono finite sotto la lente d’ingrandimento del Fisco soprattutto due di queste anomalie: le differenze tra le rimanenze finali di magazzino di un periodo di imposta e quelle iniziali del periodo di imposta successivo, e “la gestione dei beni strimentali e dei relativi ammortamenti d’esercizio”.
Il Fisco con questi avvisi ha come obiettivo l’emersione volontaria di base imponibile da parte del contribuente attraverso l’istituto del ravvedimento operoso – che permette di regolarizzare omessi o insufficienti versamenti e altre irregolarità fiscali, beneficiando della riduzione delle sanzioni. La legge di Stabilità 2015 ha stabilito una sanzione del 5% per la regolarizzazione di situazioni avvenute più di 2 anni prima.
Se il contribuente non dovesse utilizzare il ravvedimento operoso, l’Agenzia delle Entrate con ogni probabilità dovrebbe procedere aprendo un contenzioso.

Dove possono arrivare gli avvisi

Gli avvisi dell’Agenzia delle Entrate dovrebbero riguardare titolari di partita Iva e possono arrivare a casa del contribuente oppure utilizzando l’indirizzo di posta elettronica certificata attivato dal contribuente stesso, Il Fisco potrebbe anche inviare la comunicazione all’intermediario indicato dal cittadino nella dichiarazione dei Redditi 2017 – e in questo caso la trasmissione potrebbe avvenire via Entratel.

I contribuenti che non dovrebbero ricevere la comunicazione

Diverse categorie di contribuenti dovrebbero essere al riparo dagli studi di settore, tra cui:

  • chi alla data di elaborazione delle comunicazioni ha cessato l’attività o ha chiuso la partita IVA o ancora è deceduto;
  • chi è già stato interessato negli anni 2016 e 2017 da una comunicazione di anomalia rilevata nei dati degli studi di settore;
  • chi per il periodo d’imposta 2016 ha presentato il modello degli studi di settore ma ha indicato pure una causa di esclusione;
  • chi può godere del nuovo regime forfetario agevolato ovvero del regime fiscale di vantaggio per l’imprenditoria giovanile e i lavoratori in mobilità.
Roberto Bosio

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