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Orrore in Argentina dove un padre è sotto processo per aver stuprato la figlia per oltre 20 anni, rendendola la sua schiava sessuale, dopo la fuga della moglie per maltrattamenti: dalle violenze sono nati 8 figli. Antonia, questo il nome della donna, oggi ha 37 anni ma il calvario è iniziato quando aveva solo 11 anni, poco dopo l’abbandono della madre, stanca, a suo dire, di essere brutalizzata dal marito. Da quel momento per lei è iniziato un vero calvario: segregata nel ranch di famiglia nel pressi di Santiago del Estero, capitale dell’omonima provincia a nord del Paese, non è mai andata a scuola ed è stata stuprata per anni, dando alla luce 8 bambini, senza mai potersi ribellare. A scoprire l’orrore sono stati dei medici durante una visita al ranch per le cure ai bambini: alla domanda chi fosse il padre, la donna ha raccontato la verità, ponendo fine al suo martirio.
La denuncia è stata suffragata dalla prova del Dna che ha dimostrato come i bambini siano figli del padre. Appena tutto è venuta a galla, l’uomo si è dato alla fuga, trovando riparo da alcuni parenti a Loreto, a circa 60 km dalla capitale: secondo quanto riporta la stampa locale, i familiari avrebbero anche minacciato Antonia perché ritirasse la denuncia.
Dopo 45 giorni in fuga, l’uomo è stato fermato ed è ora agli arresti in attesa del processo: per lui l’accusa è di violenza sessuale continuata e aggravata dal vincolo parentale.
Ora il caso è approdato in tribunale e Antonia ha potuto svelare l’orrore che ha vissuto in quesi anni. “Da quando mamma ci ha lasciati sono diventata la moglie di mio padre, che già mi violentava da quando avevo nove anni”, ha raccontato al momento del fermo del padre.
L’orrore dalle sue parole sembra senza fine. “Mi picchiava in continuazione con un bastone appena mi vedeva parlare con qualche vicino di casa oppure quando voleva abusare di me. E molte volte mi stuprava davanti ai miei figli. Mi minacciava costantemente e io avevo sempre paura di essere uccisa: mi diceva che mi avrebbe ammazzata se avessi raccontato a qualcuno quello che succedeva in casa”.
Nonostante la denuncia e la conferma del Dna, i parenti del padre continuano a minacciarla per obbligarla a ritirare la denuncia ma lei non si tira indietro: “Io voglio che lui marcisca in galera. Voglio che sia fatta giustizia”.
La vicenda ricorda il caso di Elisabeth Fritzl, la giovane tenuta segregata dal padre Josef nel seminterrato della casa di famiglia ad Amstetten, in Austria, per 24 anni fino al 2008, quando l’orrore venne a galla: la giovane aveva dato alla luce sette figli, di cui uno morto a soli 3 giorni di vita.
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