[didascalia fornitore=”ansa”]Una foto di Federico Pesci tratta dal suo profilo Facebook[/didascalia]
Da Parma arriva la notizia dell’arresto del 46enne imprenditore Federico Pesci, volto noto in città perché proprietario di store di abbigliamento e frequentatore della movida parmigiana. L’uomo accusato di stupro e violenza pluriaggravata ai danni di una 21 enne, quando gli uomini della polizia lo hanno fermato, ha risposto incredulo: ”Cosa ho fatto di male? Portate uno come me in galera? E’ una follia, ci deve essere stato un errore”. Insieme a lui in manette è finito il suo spacciatore di cocaina di fiducia, un nigeriano 53enne che risponde al nome di Wilson Ndu Aniyem.
Il facoltoso commerciante non è conosciuto solo a Parma, dove aveva aperto il negozio Surf in Paradise, ma anche a Madonna di Campiglio, dove sono attive altre boutique di sua proprietà. Appassionato di auto di lusso e moto, amava la bella vita e la cocaina. E a quanto pare anche picchiare brutalmente e stuprare giovani donne.
La storia della 21enne stuprata e abusata per oltre 5 ore nella notte tra il 18 ed il 19 luglio da Federico Pesci a Parma è degna di un film dell’orrore.
Tutto inizia con una normale conversazione via Facebook avvenuta nei giorni precedenti. Pesci ‘corteggia’ la ragazza, la invita a uscire con lui, le promette una serata indimenticabile, divertimento, regali. Lei accetta d’incontrarlo e lui si presenta sotto casa di lei in moto. La fa salire e insieme fanno un giro, poi si fermano in un locale per bere un drink. I drink diventano molti più di uno, è mezzanotte e lui allora invita la giovane nel suo attico. Lei accetta, ma non appena la porta dell’abitazione si chiude dietro le sue spalle inizia il dramma.
Federico Pesci, che intanto aveva chiamato il suo spacciatore di fiducia, lo accoglie in casa, la cocaina che ha portato viene consumata immediatamente, la ragazza viene picchiata, frustata, legata, imbavagliata, stuprata dai due uomini che si sono accaniti brutalmente con violenza animalesca sul suo corpo, come hanno raccontato gli investigatori: ”Hanno usato tutte le forme di prevaricazione che due uomini possono mettere in atto – ha detto il dirigente della Mobile Cosimo Romano – violenze inaudite e brutali” che sono durate per oltre cinque ore, durante le quali Pesci ha continuato a chiamare altri spacciatori e più volte ha consumato la cocaina portata a domicilio.
Trascorsa la notte la ragazza, riportata a casa da un taxi chiamato da Pesci, non ha subito raccontato cosa ha subìto, ma la denuncia è stata fatta solo in seguito, quando è stata portata in ospedale dalla madre che si era accorta che la figlia non riusciva a camminare e nemmeno a mangiare dal dolore. Oppressa dalla vergogna, in un primo momento ha detto di essere stata aggredita da sconosciuti per strada, poi ha trovato il coraggio di raccontare tutta la verità. La ragazza è stata dimessa con 45 giorni di prognosi, mentre la polizia si è messa sulle tracce del violentatore.
Durante la perquisizione della Mobile a casa di Federico Pesci sono stati ritrovati ganci, corde, morsetti, insomma strumenti utilizzati per la notte di violenze e torture ai danni della giovane italiana di 21 anni.
Lui, al momento dell’arresto, era incredulo: ”Cosa ho fatto di così grave?”, ha chiesto ai poliziotti: ”C’è un errore. Una follia. Come potete mettere uno come me in galera?”.
Le indagini ora non si sono concluse, ma proseguono per capire se ci sono altre vittime delle feste a base di torture organizzate da Federico Pesci, che risulta avere solo un precedente per guida in stato di ebbrezza.
”E’ una vicenda agghiacciante, terribile anche da leggere fino in fondo – ha scritto su Facebook il sindaco di Parma Federico Pizzarotti – sia fatta giustizia senza se e senza ma. A nome di tutta la comunità parmigiana e della sua gente, ci stringiamo attorno alla ragazza che ha subìto forme di violenza indicibili. #Parma faccia scudo attorno a questa giovane donna e non la lasci mai sola. Ora c’è bisogno del sentimento forte e compatto di tutta la nostra piccola, grande comunità”.
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