Gli stupri in Italia avvengono perché le donne sono poco caute e non capiscono che il loro corpo è oggetto di desiderio. Parola del senatore Vincenzo D’Anna. L’esponente di Ala ha infatti spiegato la sua teoria intervenendo ai microfoni di Radio Cusano Campus dopo la serie di violenze sessuali che hanno riempito le pagine dei media nostrani, dal caso degli stupri di Rimini a quelli di Firenze. Secondo D’Anna la colpa è delle donne che se ne vanno in giro da sole alle 3 di notte e non degli uomini che le stuprano: certo, dice il senatore, “io non sono maschilista” e “non giustifico gli stupratori“, ma le donne devono essere “più accorte“, perché il loro “corpo è oggetto di desiderio” e il desiderio, si sa, è “un istinto primordiale“. Insomma, secondo D’Anna, l’uomo è uomo e se viene provocato può anche cedere al “desiderio”: peccato che lo stupro è violenza, pura e semplice e col desiderio non ha nulla a che fare.
Dopo la doppia morale tra i casi di Rimini e Firenze, nel 2017 ci tocca ancora sentire un senatore, quindi un rappresentante delle istituzioni politiche, che sostiene la tesi per cui le donne violentate “un po’ se la vanno a cercare”.
Nel suo intervento in radio (che potete ascoltare per intero qui), D’Anna dice che “abbiamo la cultura della violenza” e che “basta vedere i contenuti dei film e dei cartoni animati” per averne le prove, e che la “rappresentazione culturale è portata all’estrema razionalizzazione non tanto dei sessi ma dei comportamenti”. Tradotto: se qualcuno è violento è colpa dei troppi film e cartoni e che le donne oggi si comportano come i maschi.
Il senatore continua. “Sono abbastanza vecchio per ricordarmi donne più accorte. Una donna aggredita da un bengalese alle tre di mattina un tempo non ci sarebbe mai stata. Ai miei tempi una donna non sarebbe stata in giro alle 3 del mattino e quindi assoggettabile (sic.) a questi tipi di aggressione, perché la donna porta con sé l’idea del corpo, l’idea della preda”. Tradotto: se ti aggrediscono è colpa tua che te ne vai in giro alle tre del mattino come una poco di buono, perché tu donna hai un corpo (difficile essere una persona e non avere un corpo, ma tant’è) che provoca per natura, da preda naturale. Un po’ come ai tempi delle caverne, insomma.
“Se si trova in una zona di periferia, sola in mezzo alla strada, può anche essere oggetto di un’aggressione. Io non giustifico il bengalese, gli darei 30 anni di carcere, ma un minimo di attenzione e cautela. Se cammina un uomo solo alle tre di notte non gli succede niente, se cammina una bella ragazza, probabilmente vestita in modo provocante, e si trova in determinati ambienti, si espone. Io invito alla cautela. Qui tutti vogliono fare tutto”. Per il senatore dunque, se una donna viene violentata è anche colpa sua perché “si espone” ai pericoli.
L’apice si tocca quando il senatore ritorna sulla questione del corpo delle donne. “Io non sono un maschilista, ma il corpo della donna è oggetto e fonte di desiderio da parte dell’uomo. È un istinto, sarà primordiale, sarà ancestrale, quello che volete. Molte volte servirebbe un minimo di cautela”. Siamo usciti dalle caverne, ma usare violenza su una donna solo perché ha un corpo è ancora “un istinto ancestrale”.
“Le donne – ha concluso D’Anna – lo devono pensare che c’è gente in giro che può fargli del male. Le donne hanno un appeal che è diverso dagli uomini, potrei parlare degli ormoni, dell’aggressività. Certe volte un tipo di abbigliamento, un tipo di contesto, fa pensare a dei soggetti che siano una manifestazione di disponibilità da parte della donna. Serve un poco di buonsenso, un poco di cautela, alle donne non farebbe male. Non è una manifestazione di inferiorità. Io alle tre di mattina sconsiglierei a mia figlia di camminare in una periferia da sola, peggio ancora se è vestita in maniera disinvolta”.
Ricapitolando, se una donna gira da sola di notte con un corpo (scandalo!) e viene violentata non è che si possa lamentare perché l’uomo ha il suo istinto primordiale e non è che può controllarsi. Benvenuti nel Medioevo.
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