La Corte di Cassazione ha confermato le accuse contro una 23enne, che aveva assistito allo stupro di un disabile. “Incitare e assistere è come partecipare alla violenza”.
La giovane, una 23enne di Lamezia Terme, aveva riso durante le riprese del video “incitando” secondo la Corte di Cassazione e non condannando la violenza.
I fatti risalgono a qualche mese fa. Una decina di ragazzi si erano resi responsabile di una violenza sessuale, nei confronti di un disabile, riprendendo il tutto con cellulari e registrando diversi video.
Proprio i genitori della vittima si erano accorti di tale video che girava in rete, avevano poi denunciato alle autorità le violenze subite dal figlio, portatore di deficit cognitivo. Ma sotto la lente di ingrandimento è finita la decisione della Cassazione, che ha confermato le accuse anche contro una ragazza di 23 anni, sempre di Lamezia Terme, presente durante le molestie.
Da quanto si apprende, la giovane non avrebbe fisicamente partecipato, ma durante le riprese si può sentirla commentare l’accaduto. La ragazza è finita nei guai per aver pronunciato le parole: “Troppo forte raga, quello gli sta facendo il video“.
Una condotta che ha portato i giudici a decidere che l’indagata dovrà rispondere non più di concorso in violenza sessuale di gruppo, quanto direttamente di violenza sessuale di gruppo. Una conferma arrivata dopo i tentativi di difesa della giovane.
Secondo l’avvocato Antonio Larussa dunque, che ha fatto ricorso, il comportamento della sua assistita non sarebbe quello di istigazione. Piuttosto di “adesione morale a progetto criminoso di altre persone”.
La Cassazione ha però deciso che tale reato commesso, non comporterebbe l’obbligatorietà di porsi in attività tipica di violenza, e che bastino minacce e che vi sia solo uno a realizzare le molestie.
Sono circa dieci le misure cautelari emesse. Per la 23enne è adesso scattato l’obbligo di firma, istituita dal tribunale di Catanzaro già nel marzo del 2022. Tra gli imputati anche due minorenni.
La corte suprema ha fatto sapere che la giovane non si sarebbe affatto dissociata da tali condotte – realizzate nei confronti di un disabile – ma che avrebbe rafforzato gli intenti nei confronti di chi ha realizzato violenze.
Il verdetto numero 32503, depositato nella giornata di oggi, afferma che il contributo morale di chi non partecipa alla violenza vera e propria, sul luogo del fatto, rappresenta esso stesso una partecipazione. Condotta punita dall’art. 609 del codice penale.
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