II presidente del Sudafrica, Cyril Ramaphosa, si trova a dover fronteggiare un momento di difficoltà dovuto alle accuse in merito al non aver denunciato il furto di denaro di provenienza non chiara.
Non sono di certo tempi semplici per il presidente sudafricano che si trova immischiato in una vicenda che è già stata ribattezzata Farmgate e che vede coinvolta non soltanto l’opposizione ma anche lo stesso partito del Presidente. Non si tratta soltanto di decidere se dimettersi o meno dalla carica di capo di stato ma bensì, se decidesse di rimanere, ciò che lo aspetta è una lunga battaglia che sarà disputata all’interno del partito che rappresenta e che oggi mostra una spaccatura dopo lo scandalo personale di Ramaphosa.
Sudafrica, Cyril Ramaphosa e lo scandalo farmgate
Il presidente Ramaphosa è stato travolto a giugno da uno scandalo importante che riguarda un furto non denunciato che è stato messo a segno nell’azienda agricola del Presidente.
Per la precisione sarebbero stati sottratti nella sua tenuta agricola di Phala Phala quattro milioni di dollari in contanti nel febbraio 2020. Un furto che non è stato denunciato dal presidente, già in carica all’epoca, Ramaphosa e che ha sollevato il malcontento dell’opposizione.
Arthur Fraser, ex direttore generale dell’agenzia per la sicurezza di stato, ha sporto una denuncia ufficiale contro il Presidente del Sudafrica per riciclaggio di denaro ma anche per la mancata dichiarazione del furto alle autorità di polizia. Una somma di denaro consistente e soprattutto in una valuta estera, perché si trattava di dollari, di cui si ignora la provenienza.
Inizialmente, dopo lo scandalo scoppiato a giugno che ha attirato l’attenzione mediatica, Ramaphosa ha minimizzato l’accaduto. Ha spiegato che non si trattava di così tanto denaro e che non proveniva dalle tasse del popolo.
Fraser ha inoltre denunciato il Presidente sudafricano per aver preso e torturato i rapinatori per poi offrire loro denaro in cambio del silenzio. Accuse che hanno indignato l’opposizione ma creato anche spaccature all’interno del partito stesso del presidente ovvero il partito ANC.
La campagna elettorale che stava prendendo piede in prospettiva delle elezioni del 2024 ha preso una piega decisamente più complicata per il leader attualmente al timone del Sudafrica.
Una commissione d’inchiesta indipendente istituita dal parlamento ha ritenuto pochi giorni fa che ha riconosciuto la “cattiva amministrazione” da parte di Ramaphosa. Attualmente non è aperto nessun processo legale nei suoi confronti ma le imputazioni sono pesanti e il portavoce del presidente riferisce che si stanno vagliando tutte le ipotesi.
Sembra che diversi esponenti del African National Congress abbiano convinto Ramaphosa a ragionare senza prendere decisioni affrettate. Questo perché il presidente aveva esternato o almeno così era emerso la volontà di lasciare il suo incarico. Ma l’economia e la stabilità del Paese ne risentirebbe tanto quanto un impeachment.
La tensione è alta e le pressioni dell’opposizione si fanno sentire e diventano via via più pesanti ma ancora il quadro non è delineato e il paese resta nel limbo.
La carriera politica del presidente sudafricano
Cyril Ramaphosa è un uomo che ha avuto un ruolo davvero significativo nella politica sudafricana e che prima di essere presidente è stato avvocato e sindacalista. Ha fondato l’Unione Nazionale dei Minatori che è divenuto poi il più grande sindacato del Sudafrica.
È apparso accanto a Nelson Mandela nel primo discorso dopo la liberazione e ha preso parte alle negoziazioni che portarono alla fine dell’apartheid e che portarono poi nel 1994 alle prime elezioni democratiche in Sudafrica. È stato sempre al fianco del leader durante il percorso ma nonostante ciò non è poi divenuto il suo successore.
Rientrato in politica nel 2012 ha iniziato la sua ascesa all’interno del African National Congress diventando prima segretario generale del partito e successivamente presidente dell’Unione Africana.
Lo scandalo che ha travolto ora il presidente Ramaphosa lo accosta a crimini come frode ed evasione fiscale e segnano in modo indelebile il suo percorso e minano la sua credibilità. La stabilità del partito è compromessa ma nonostante ciò il presidente è stato indirizzato a non rassegnare le dimissioni immediate ma a valutare le accuse e poi prendere decisioni ponderate.