Migranti, nessuna modifica dell’accordo di Dublino per il momento, secondo molti bisognerà attendere almeno fino all’estate del 2024. A frenare sono soprattutto i Paesi del Nord Europa che non intendono cambiare le regole attuali.
C’è chi avanza l’ipotesi che l’Ue non intende realmente intervenire sulle regole che servono a disciplinare i flussi migratori per rendere più gestibile l’emergenza, l’intenzione di farlo è solo una promessa che rimarrà inattesa.
Per mesi l’Ue ha parlato della possibilità e dell’intenzione di modificare le regole che attualmente sono in vigore e permettono di gestire i flussi migratori. Le modifiche sono necessarie per poter rendere più gestibile l’emergenza.
Eppure fino ad oggi queste modifiche non sono mai state effettuate e molti iniziano a ipotizzare che si tratti solo di promesse che resteranno inattese.
A frenare soprattutto sono i Paesi del Nord che non vogliono un cambio delle regole perché per loro al momento la situazione è ben gestita così.
La Realpolitik spinge verso un rinvio in vista della presidenza del prossimo semestre alla Svezia, questo perché più volte il nuovo governo di destra, che si è insediato nella nazione, ha più volte fatto sapere che non intende cambiare niente degli accordi di Dublino: “Le cose vanno bene così come sono”.
E allora si comincia ad ipotizzare che fino alla prossima estate 2024 non ci sarà alcun cambiamento perché gli egoismi nazionali non permettono di creare una misura concreta prime delle elezioni europee previste per maggio.
Sergio Mattarella, il presidente della Repubblica, ha più volte sollecitato una nuova analisi e la revisione del Regolamento di Dublino, ma in questa particolare fase sembra essere del tutto improbabile.
C’è poi da considerare che il Regolamento di Dublino può essere cambiato solo se si ottiene l’unanimità e bisogna inoltre tenere in considerazione il principio fondamentale su cui si basa il testo “Paese di primo approdo”, cioè che il primo Paese in cui il migrante arriva dovrà farsi carico dell’ospite e gestirlo con le proprie risorse.
Proprio per questo ci sono Stati che soffrono maggiormente il flusso migratorio e sono quelli che si trovano sul confine europeo, tra cui l’Italia. Gli altri stati a soffrire sono la Spagna, Malta e la Grecia.
Ciò che al momento è certo che nessuno dei Stati del Nord accetterà mai di cambiare il Regolamento di Dublino così come nessuno dei governi di Visegrad, anche se il governo Meloni li reputa degli alleati.
Questo perché l’accordo al momento per loro rappresenta un vantaggio e li tutela al meglio. Germania e Francia al momento non si sono ancora mossi o espressi in nessuna direzione, questo perché entrambe le nazioni si trovano a dover affrontare le elezioni e a dover fare i conti con le pressioni avanzate dai partiti di estrema destra.
Il Governo italiano al momento è in una fase di stallo, perché non solo non ha modo di poter contare su nessuno ma non ha neanche ancora formulato un’eventuale proposta da poter portare in sede di Consiglio europeo o in un’altra sede istituzionale per poter discutere della questione migranti.
Tutto perciò rimane fermo e invariato e la fase di stallo è confermata anche dal congelamento del Nuovo Patto sull’Asilo e i Migranti, che era stato approvato in commissione il 23 settembre 2020 e poi lasciato da parte.
Sebbene la destra italiana lo riteneva insufficiente avrebbe permesso di effettuare qualche piccolo passo in avanti. Si parlava infatti di un maggior coordinamento, ma anche di un invito a soluzioni operative sui collocamenti e sui rimpatri.
Ieri a Strasburgo durante la sessione plenaria del Parlamento Europeo si è discusso del tema migranti.
L’Aula ha bocciato l’invito effettuato dai popolari, Ppe, con a capo il tedesco Manfred Weber che chiedeva di “una dichiarazione della Commissione e del Consiglio sulla necessità di solidarietà europea verso l’Italia, che affronta una situazione emergenziale a causa del flusso accresciuto di migranti”.
Da tempo il Ppe punta a creare un’alleanza con i Conservatori del governo Meloni per poter indebolire la sua collega Ursula Von der Leyen.
È stato però approvato all’ordine del giorno il dibattito avanzato dai Socialisti, Sinistra e Verdi su “dichiarazioni del Consiglio e della Commissione sulla necessità di solidarietà europea e di salvare vite umane nel Mediterraneo, in particolare in Italia”.
L’Italia però è spesso criticata dai suoi alleati, questo perché nonostante la situazione migratoria il numero di stranieri regolari e irregolari nel Paese è lo stesso da 10 anni e ammonta a circa 5 milioni. Ciò non permette di considerare l’attuale situazione un’emergenza.
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