In poco più di un mese di governo, l’esecutivo di Giorgia Meloni ha licenziato diversi decreti, alcuni contestati e altri un po’ meno, e la legge di bilancio. Il suo partito è riuscito a crescere ancora di più nei sondaggi, superando anche il 30% dei consensi. Una luna di miele, insomma, con gli italiani. Oppure no, perché sui social, nella fattispecie su Facebook e Twitter, le cose non vanno esattamente alla stessa maniera.
A dimostrarlo è un rapporto di Izi Spa che ci dice che le reazioni che ha generato il governo nel suo primo mese di vita sono per lo più negative. La leader di Fratelli d’Italia è sicuramente il personaggio più in vista, ma non il meno odiato. La palma, infatti, sarebbe da consegnare al titolare della Farnesina e numero due di Forza Italia, Antonio Tajani. L’altro vicepremier, Matteo Salvini per intenderci, invece, è quello che riceve meno sentiment positivi.
Parte dell’ascesa di Giorgia Meloni è dovuta ai social. E no, non è una novità. Questi strumenti che hanno portato il suo consenso dal 4% a diventare la prima presidentessa del Consiglio donna della storia della Repubblica italiana, ora, da Palazzo Chigi, pare che la stiano abbandonando. Sia chiaro, la leader di Fratelli d’Italia è ancora primissima nei sondaggi e viaggia a medie spaventose, soprattutto se confrontate a quelle dei suoi alleati di governo o dei suoi avversari, però, se si rimane solo sul terreno di Facebook e Twitter, i sentiment positivi sono schiacciati da quelli negativi, sintomo che qualcosa potrebbe anche cambiare.
Secondo il rapporto di Izi Spa, il primo mese dell’esecutivo di centrodestra ha registrato 807mila interazioni riconducibili alla rabbia (per così dire) a fronte, invece, di 168mila che danno l’idea che agli elettori piacciono i provvedimenti che si stanno adottando. Sul social di Elon Musk, per esempio, è da quando c’è stata la cerimonia della campanella che tra gli hashtag impazza “governo dei peggiori“, “governo degli orrori“, e anche ieri, dopo che è stato licenziato il disegno di legge di bilancio, la musica era più o meno la stessa.
Dall’analisi emerge anche che i tweet sono molto più “cattivi” dei commenti e delle reaction su Facebook. Sul social di Mark Zuckerberg, infatti, il sentiment positivo nei confronti dell’esecutivo, che si esplica anche in tutte le pagine a esso collegate, tocca il 48%, con un picco di negatività, al 20%, che è stato il 7 novembre, ovvero quando è scoppiata la crisi diplomatica con la Francia per il caso dell’Ocean Viking. Le cose – che, in effetti, difficilmente potevano andare peggio di così – si sono sistemate dopo la conferenza stampa di Meloni in cui ha spiegato cosa è successo e ha illustrato il decreto Aiuti-quater. Al contrario, su Twitter, i sentiment negativi vanno di gran lunga per la maggiore con l’85,4% del totale.
Se si dovesse trovare un elemento a favore, poi, si dovrebbe iniziare dal fatto che, nel primo mese a Palazzo Chigi, la premier ha avuto una rilevanza nei dibattiti social che gli altri membri del suo esecutivo non hanno avuto, o per lo meno non possono minimamente competere con lei. Nel periodo che va dal 21 ottobre, giorno del passaggio di consegne con Mario Draghi, fino al 22 novembre, le parole “Meloni”, “Giorgia Meloni”, “governo Meloni” sono state quelle che hanno ricevuto più commenti in assoluto.
I picchi di engagement, ovvero il livello di interazioni con i contenuti pubblicati, si sono registrati a cavallo dei momenti più rilevanti dell’esecutivo, ovvero il giorno del discorso alla Camera per ottenere la fiducia del Parlamento, quando si è approvato il tanto discusso decreto anti-rave, e anche quando si è deciso di ingaggiare il braccio di ferro con le navi delle Ong sui migranti.
In almeno due di queste occasioni, non era esattamente la leader di FdI a essere al centro dell’attenzione, piuttosto c’era il ministro degli Interni, Matteo Piantedosi, o Antonio Tajani, il titolare della Farnesina e vicepremier, eppure sono gli account suoi (quelli personali) e quello ufficiale della presidenza del Consiglio a essere tra i più cercati.
Questo, ovviamente, non significa che gli altri siano di colpo spariti, niente affatto, e la dimostrazione è data dal fatto che, dall’analisi dei principali ministeri, quello delle Infrastrutture e dei Trasporti, quello guidato dal leader della Lega, Matteo Salvini, è quello che registra il sentiment negativo più elevato. Con il 92,8% delle interazioni non positive, il Capitano batte anche la ministra della Famiglia, Eugenia Roccella – finita nel tritacarne per le sue dichiarazioni sull’aborto soprattutto -, che si ferma al 91,5%. A completare il podio, poi, c’è la ministra del Turismo, Daniela Santanchè, con solo il 10% di interazioni positive.
Seguono Guido Crosetto, ministro della Difesa, Giancarlo Giorgetti, titolare del ministero dell’Economia e delle Finanze, Francesco Lollobrigida, ovvero il ministro dell’Agricoltura, della Sovranità alimentare e delle Foreste, l’account della presidenza del Consiglio. Il meno “odiato”, a sorpresa, è proprio il numero due di Forza Italia: nonostante i feedback siano per la maggior parte negativi, infatti, il 18,2% delle interazioni vanno comunque a favore dell’operato di Tajani. Eppure, dai sondaggi, si direbbe l’esatto contrario considerato la discesa nell’inferi del partito di Silvio Berlusconi.
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