L’ex presidente del Consiglio Giuseppe Conte e l’ex ministro della Salute Roberto Speranza sono i principali indagati nell’inchiesta Covid: la Procura di Brescia, però, ha richiesto l’archiviazione.
La Procura di Bergamo ha aperto un’inchiesta sulla gestione della prima pandemia di Covid, quella del 2020 in cui tutto il Paese venne coinvolto con un duro lockdown.
Giuseppe Conte, all’epoca presidente del Consiglio, e Roberto Speranza sono indagati per la mancata istituzione della zona rossa nella bergamasca, nel primissimo periodo di pandemia. Le ultime notizie sulla situazione legale.
La Procura di Brescia ha richiesto al Tribunale dei Ministri l’archiviazione dell’indagine in cui sono coinvolti Giuseppe Conte, attuale leader del Movimento 5 Stelle, e Roberto Speranza, ex ministro della salute.
Si tratta dell‘inchiesta Covid aperta dalla Procura di Bergamo, in cui sia Conte che Speranza, insieme ad altre figure politiche, sono indagati per le scelte fatte nel 2020, quando i primi focolai del virus cominciavano a propagarsi nella zona bergamasca e che provocarono migliaia di morti.
L’accusa è quella di una mancata istituzione della zona rossa in modo repentino, in particolare nei comuni di Nembro e Alzano Lombardo.
Le loro decisioni sono sotto indagine dalla Procura di Bergamo e lo scorso 10 maggio sia Giuseppe Conte che Roberto Speranza hanno partecipato al primo interrogatorio, alla presenza dei loro legali.
Ora, si apprende che la Procura di Brescia ha richiesto l’archiviazione per i due politici, proprio dopo quel primo interrogatorio al Tribunale dei Ministri, che ha ancora qualche settimana di tempo per decidere quale sarà il verdetto.
A tre anni dallo scoppio della pandemia di Covid, la Procura di Bergamo ha aperto un’inchiesta per epidemia colposa, in cui sono coinvolti diversi attori politici, che nel 2020 erano ai vertici in Italia e in Lombardia.
Oltre a Giuseppe Conte e Roberto Speranza, di cui abbiamo parlato, l’inchiesta indaga anche sul governatore della Lombardia, Attilio Fontana, sul suo ex assessore Giulio Gallera, sul presidente del Consiglio superiore della sanità Franco Locatelli, sul presidente dell’Istituto superiore di Sanità Silvio Brusaferro e sul coordinatore del Comitato tecnico scientifico nella prima fase dell’emergenza Agostino Miozzo, tra i tanti nomi.
Per portare avanti le indagini in questi mesi, gli inquirenti hanno consultato Andrea Crisanti, microbiologo dell’Università di Padova e ora senatore per il PD.
Come tutti ben ricordiamo, i primi casi accertati in Italia apparvero il 21 febbraio 2020, che fu solo l’inizio della devastante prima ondata che attaccò il nostro Paese.
La regione principalmente coinvolta in quei primi giorni fu proprio la Lombardia, che contò migliaia e migliaia di decessi.
Secondo gli studi portati avanti, se la zona rossa fosse stata istituita subito in Val Seriana, al 27 febbraio 2020 i morti sarebbero stati almeno 4000 in meno e al 3 marzo più di 2000 in meno.
Numeri importanti, che stanno portando avanti le teorie che fanno da pilastro a questa inchiesta, che ora dovrà passare al vaglio del Tribunale dei Ministri che ha l’ultima parola sull’esito.
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