Nel 2015 a Parigi ci sarà l’accordo internazionale sul clima, che prevede una riduzione globale delle emissioni di Co2. 200 governi si sono impegnati formalmente lo scorso 23 settembre a New York durante il summit Onu, preceduto da una enorme mobilitazione popolare attraverso una marcia in svariate città mondiali. Continuamente procrastinato, l’accordo globale sul clima sembra finalmente raggiunto, ma restano timori su un’eventuale perdita di competitività se si limita il ricorso ai combustibili fossili.
Dopo il protocollo firmato nel 1997 a Kyoto, i successivi summit a Copenhagen e Doha si sono rivelati dei fallimenti. L’accordo tra i 200 Paesi è sicuramente un passo importante, se avverrà la storica firma in Francia, Paese che si è candidato ad ospitare il decisivo summit nei prossimi mesi, ma l’assenza di India e Cina, nuovi giganti dell’economia mondiale, pesa non poco. Lo stesso Presidente degli Stati Uniti Obama ha ricordato che ‘le economie emergenti sono quelle che sono destinate ad aumentare la quantità di emissioni di carbonio negli anni a venire‘, ma il vicepremier cinese Zhang Gaoli ha assicurato che anche il governo di Pechino farà la sua parte in presenza di un accordo globale di riduzione di emissioni di anidride carbonica.
Durante il summit non sono mancati i movimenti di protesta, con tremila persone che hanno partecipato ad un flash mob a Wall Street: oltre 100 gli arrestati dalle forze dell’ordine, e grande ressa per ascoltare gli interventi sul palco di intellettuali anti-capitalisti come Naomi Klein e Chris Hedgs. Ed Barry, esponente di un movimento green statunitense, lancia il proprio monito ai Paesi internazionali che dovranno firmare lo storico accordo sul clima nel 2015: ‘La questione clima non è più rinviabile. A Parigi dovranno mettere gli impegni nero su bianco. Dovranno introdurre una buona volta ‘l’indice di biocapacità’, cioè un criterio che permette di individuare il punto di equilibrio tra risorse disponibili e bisogni in un luogo. Risulterà chiarissimo che questo modello di sviluppo basato sul consumo spinto all’eccesso sta trasformando la nostra vita in sopravvivenza. E senza che ce ne accorgiamo‘. Il 2015 sarà la volta buona?
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