Il 10 novembre è stato approvato il decreto aiuti quater in cui il governo Meloni ha voluto introdurre la rimodulazione del bonus raggiungendo la percentuale del 90%.
Il primo gennaio 2023 verranno riammesse, fino al mese di marzo anche le unifamiliari che hanno dei lavori abbastanza avanzati e, fino al mese di dicembre, sono state riammesse anche le prime case a patto che sia al di sotto della soglia di €15.000.
Il governo Meloni ha preso la decisione di modificare fin da subito il superbonus piuttosto che aspettare la legge di bilancio.
All’interno del decreto aiuti quater si è quindi pensato di rimodulare il bonus al 90%, una modifica che verrà attuata dal primo gennaio del 2023.
E così, non si parlerà di più di superbonus 110%, ma al 90%. E questo ciò che accadrà per tutte quelle spese sostenute durante il prossimo anno .
Verrà poi introdotta anche la possibilità ai proprietari di singole abitazioni, di accedere al beneficio a patto che si tratti della prima casa che il reddito annuo sia di sotto dei 15.000 euro.
È proprio a questo riguardo che la presidente del consiglio Giorgia Meloni ha affermato “abbiamo introdotto un principio sui redditi medio bassi che saranno calcolati non in base al tradizionale Isee ma in base alla composizione del nucleo familiare, in questa norma c’è un primo accenno di quoziente familiare”
In base a ciò che è stato possibile capire, il reddito di riferimento viene calcolato attraverso la divisione dei redditi complessivi ottenuti nel corso dell’anno precedente insieme a quello di sostenimento della spesa dal contribuente, dal soggetto legato attraverso unione civile o convivente o dei familiari.
Fino al 31 marzo del 2023 verrà poi applicato il superbonus 110% per le villette unifamiliari che hanno già completato il 30% dei lavori entro la data del 30 settembre 2022.
Inoltre, chi riuscirà a presentare la CILAS prima del 25 novembre, continuerà a mantenere il diritto del bonus 110%.
Per quanto riguarda gli edifici formati da due o quattro unità, nel caso in cui questi sono posseduti da un solo proprietario o da comproprietà di più soggetti, la norma afferma che la scadenza del 110% viene passata al 90% per il 2023.
È confermato quindi il decalage al 70% fino all’ultimo giorno del 2024 mentre, passerà poi al 65% per tutto il 2025.
In base a ciò che afferma la bozza del dl, resterà al 110% l’aliquota per tutti gli interventi realizzati dalle Onlus all’interno di strutture socio sanitarie.
All’interno di una conferenza stampa, Giorgia Meloni ha parlato a lungo del superbonus come una misura nata per dare una mano all’economia per rialzarsi anche se poi ha dato numerosi problemi: “Chi diceva che si poteva gratuitamente ristrutturare il proprio condomini ricordo che costava allo Stato 60 miliardi, con un buco di 38 miliardi”
A causa della copertura al 110%, come continua Giorgia Meloni, c’è stata una vera e propria deresponsabilizzazione da parte di coloro che la utilizzavano.
Ci si è trovati così di fronte ad una vera e propria distorsione del mercato che è andato a favorire tutti quei redditi medio alto.
Ed è proprio per questo motivo che la premier ha scelto di intervenire e trasformare il bonus al 90% per coloro che per coloro che non presentano domanda entro il 25 novembre.
Giorgetti afferma che questa misura era necessario per cercare di risolvere il problema sulle cessioni dei crediti che per il momento risultano essere bloccati.
Il Ministro dell’Economia ha voluto quindi intervenire affermando perché si tratta di un problema reale che molte imprese si trovano ad affrontare.
Ed è per questo motivo che ha intenzione di definire una strada d’uscita a differenza di quella che è presente attualmente. Il ministro ha voluto sottolineare anche che la cessione del credito deve essere una possibilità e non un diritto.
“Tutti coloro che da ora ne vogliono usufruire hanno la certezza di poterli detrarre dai redditi ma non possono avere la certezza che si trovi una banca o istituzione che li accetti. È passata l’idea che il credito d’imposta sia sostanzialmente moneta ma non è così”.
Ed è per questo che coloro che vogliono fare un investimento di questo genere devono necessariamente prima valutare se la banca o l’impresa costruttrice sia a disposizione nel riconoscere il credito. In casa contrario, il progetto deve essere calcolato in modo diverso.
Dalle parole di Giorgetti è facile capire che il suo scopo è quello di salvaguardare coloro che hanno già iniziato i lavori con il 110%.
Ed è per questo motivo che il decreto non risulta essere retroattivo e che si tratta di un intervento che pensa molto agli interessi delle famiglie che ne hanno più bisogno anche se, si cerca sempre di salvaguardare in qualche modo la finanza pubblica.
E quindi, alla base di questa decisione, c’è una scelta abbastanza ponderata secondo la quale la finanza pubblica è in grado di dirigere le risorse.
Ed è per questo motivo che si è voluto incrementare i vari stanziamenti per il terzo settore così da dare una mano alle associazioni di disabili e offrire aiuto a tutte le RSA alle prese con il caro bollette.
L’Associazione dei costruttori edili, l’ANCE, ha voluto dire la sua attraverso Federica Brancaccio, la presidenza la quale afferma di essere consapevole di quanto sia importante per il governo tenere la spesa sotto controllo, Cercando così di rivedere il superbonus.
Nonostante ciò, l’ANCE afferma che cambiare le regole in soli 15 giorni si traduce in una vera e propria penalizzazione per tutti i condomini che hanno iniziato i lavori per ultimi.
Infatti, coloro che vivono nelle fasce meno abbienti e nelle periferie hanno avuto necessità di tempi più lunghi per vedere coperti totalmente gli interventi finanziari.
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