Il governo ha scartato l’ipotesi di allungare il periodo per recuperare la detrazione del Superbonus.
Lo stop è arrivato dalla Ragioneria generale dello Stato perché la misura è troppo onerosa. Fra le altre modifiche ci sono lo sconto in fattura per le case popolari e le Onlus, purché la struttura sia già esistente e non ancora da realizzare.
Si parlava di allungare il periodo per recuperare la detrazione del Superbonus ma l’ipotesi è stata cestinata perché in un primo momento si pensava di venire incontro a chi ha un reddito basso e quindi non aveva possibilità di cedere il credito. In effetti sono in molti coloro interessati da questo argomento perché vista l’entità dell’importo per sostenere i lavori, non tutti potevano permettersi il Superbonus.
Questa possibilità ci sarebbe stata invece se il recupero del rimborso sull’Irpef fosse avvenuto in dieci anni invece che in 4.
Questa sarà invece ammessa per le banche e le imprese che hanno acquistato i crediti, infatti nel pacchetto discusso dal governo è previsto che quelli che derivano dalle comunicazioni di cessione e di sconti in fatture, vengano spalmati in dieci rate.
La misura era stata pensata dal governo nel mese di novembre con un decreto chiamato Aiuti quater e le novità importanti sono appunto la fruizione dei crediti trasmessi all’Agenzia delle Entrate entro il 31 marzo e non più entro il 31 ottobre del 2022 come era inizialmente, in aggiunta questi faranno riferimento ai lavori del 110% ma anche a quelli inclusi nel Sismabonus e nell’eliminazione delle barriere architettoniche e delle ristrutturazioni edili.
Il 16 febbraio il decreto è stato approvato dal Consiglio dei Ministri e un tema importante che è stato affrontato è quello delle norme che tutelano chi acquista i crediti. Infatti, il concorso nella violazione è escluso per coloro che dimostrano di aver acquistato i crediti di imposta, presentando alcuni documenti come la visura catastale che in alcuni casi può essere anche quella storica, la delibera condominiale, il titolo edilizio abitativo e altri.
La tutela riguarda anche chi ha acquistato i crediti da un istituto bancario o da società direttamente appartenenti allo stesso, ma anche da quelle quotate che vi fanno riferimento. In questi casi però il soggetto deve rilasciare un’attestazione di possesso della documentazione.
Il nuovo termine per presentare la conclusione del contratto di cessione all’Agenzia delle Entrate è stato fissato per il 31 marzo del 2023, quindi c’è stato un allungamento importante sul termine ultime ed oltre questa data, il titolare potrà utilizzare la remissione in bonis, ovvero godere di tempi più lunghi pagando però una sanzione di 250 euro.
Un’ulteriore modifica introduce il riavvio della cessione del credito e dello sconto in fattura per le case popolari, le Onlus e il Terzo settore, solo se i soggetti erano già costituiti quando il decreto è entrato in vigore.
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