In più di una città sono comparse negli ultimi giorni diverse scritte e post contro Elly Schlein, neosegretaria del Partito democratico. Le parole usate contro di lei sono gravissime e dimostrano che, almeno dal punto di vista degli ideali, non siamo mai andati avanti davvero: il mondo – almeno l’Italia – è rimasta davvero molto indietro.
Elly Shlein è stata presa di mira da più fronti: mentre a Viterbo è comparsa una scritta contro di lei, in provincia di Siena è stato un post ad attaccarla. Il tutto nel giro di poche ore. Ecco cos’è successo.
Elly Schlein è stata presa di mira. Più volte. In più città. Da più persone. Ricominciano in Italia, insomma, le pratiche più becere, codarde e senza senso che esistano: cosa potrebbe spingere una persona che non apprezza le idee politiche (e non) di qualcuno a scriverlo sui muri? Forse l’ignoranza, forse semplicemente la viltà di chi non ha il coraggio apertamente e quindi si nasconde letteralmente dietro una parete.
In effetti è proprio questo quello che è successo alla neosegretaria del Partito democratico: a Viterbo è apparsa improvvisamente una scritta contro di lei, che recita così: “Schlein la tua faccia è già un macabro destino”. E già su questo c’è molto da dire. Macabro perché? Forse per le sue idee pro-donne, pro-movimenti LGBTQ+? Questa è la prima cosa che viene in mente, soprattutto per il simbolo accanto: una svastica.
Se volessimo tornare ai tempi del nazismo – ammesso e non concesso che chi ha avuto la geniale idea di imbrattare il muro sappia cos’era e cosa ha rappresentato – sapremmo che all’epoca essere omosessuale significava finire “di diritto” (seguendo ovviamente le idee del tempo) nei campi di concentramento. E così chi non era eterosessuale aveva un suo spazio appositamente dedicato, insieme a Ebrei, Rom, Sinti, Jenisch e testimoni di Geova, ma poteva essere riconosciuto da tutti: sulla sua divisa, infatti, sul petto precisamente era inciso un triangolo rosa nel caso degli uomini e nero in quello delle donne. Volendo aprire (e chiudere) una parentesi di storia, lo sterminio degli omosessuali nei lager ha meritato un’apposita denominazione: Omocausto. Questo, secondo le stime avrebbe causato la deportazione di ben 50.000 persone. C’è molto su cui scherzare, no? In effetti non fa ridere per niente.
Quello che però c’è da domandarsi è perché mai può sembrare anche solo lontanamente giusto andare a ripescare questa triste storia e traslarla ai giorni nostri, quando sono passati ormai decenni e stiamo facendo di tutto per cercare di dimenticare questo pezzo di storia di cui ci dovremmo solo vergognare tutti.
E pensare che proprio alla vigilia della sua elezione, Elly Schlein aveva citato una frase emblematica, “Ancora una volta non ci hanno visto arrivare”, titolo – tra le altre cose – del libro della storica americana Lisa Levenstein, “They didn’t see us coming – La storia nascosta del femminismo negli anni 90”, che esplora proprio la crescente influenza delle donne omosessuali, di colore e attiviste. Le prime due categorie rientrano proprio tra le più colpite dal nazismo. Che strana la vita.
In ogni caso, come hanno scritto Manuela Benedetti, la segretaria provinciale Pd, Francesco Boscheri, il segretario Gd, Patrizia Prosperi, segreteria di circolo Patrizia Prosperi e Alessandro Mazzoli, presidente dell’assemblea provinciale Pd: “È apparsa su un muro in via delle Fortezze, è un gesto vergognoso in sé ed è da condannare a prescindere da chi sia la destinataria o il destinatario. (…) Chiediamo all’Amministrazione comunale di Viterbo di attivarsi per cancellare immediatamente questa scritta oscena e indegna per la città. La nostra comunità respinge con forza queste intimidazioni e queste minacce che non possono certo essere equivocate. Sono minacce squadriste con un evidente richiamo al nazismo. Noi non abbiamo mai sottovalutato e non sottovalutiamo queste manifestazioni di odio e intolleranza e sarebbe bene che nessun altro le sottovalutasse perché non sono ragazzate”.
In effetti come si potrebbero considerare ragazzate iniziative del genere, atte solo a far riemergere un odio – a quanto pare – solo apparentemente sopito nei confronti di tutto ciò che è inclusivo? Non si può, punto. Ma non finisce qui.
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