Arrivano dalla Svezia per conto delle autorità incaricate delle indagini i primi risultati certi in merito alle esplosioni avvenute nel mar Baltico al gasdotto Nord Stream 1 e 2.
Sono arrivate le prime risposte dall’indagine portata avanti dal governo svedese in merito alle esplosioni avvenute alla fine di settembre nel mar Baltico. Le esplosioni sono avvenute all’interno del gasdotto Nord Stream 1 e 2 e hanno immediatamente plasmato le dinamiche internazionali.
Il 26 settembre si è appreso dalle autorità svedesi e norvegesi e successivamente dalle altre autorità internazionali che due esplosioni avevano provocato una fuoriuscita di gas che era visibile ad occhio nudo nel Mar Baltico e interessavano il gasdotto Nord Stream. Si è parlato subito di attacco o di manomissione volontaria ma, se qualche capo di Stato europeo si è esposto maggiormente, l’Unione Europea e la NATO hanno deciso di mantenere una posizione relativamente neutra fino a che non fossero pervenute notizie certe. Anche se è stato chiaro fin da subito che, molto probabilmente, la causa scatenante dell’incidente fosse stata deliberatamente umana.
Svezia, le indagini sulle esplosioni al Nord Stream
L’ipotesi di una causa accidentale è parsa subito improbabile e non appena l’incidente al Nord Stream è diventato di dominio pubblico si e corsi ad un gioco di accuse reciproche, che ha lasciato soltanto dubbi senza dare spiegazioni concrete.
Inizialmente sono stati accusati gli Stati Uniti e i Paesi occidentali dalla Russia poi però è successo esattamente il contrario: i Paesi occidentali hanno dichiarato che gli unici a poter avere un interesse da questo sabotaggio potevano essere soltanto i russi.
Mosca ha risentito in maniera importante del fatto di non essere stata a reclutata per far parte di queste indagini che trattano un incidente avvenuto all’interno di una proprietà russa nonostante si trova in acque di competenza altrui.
Peskov ha riferito spesso di non aver digerito il fatto di essere stati esclusi come nazione dalle indagini. Ha inoltre spiegato che la Russia non riterrà veritiera nessuna relazione finale in quanto non ha potuto partecipare alle indagini.
L’indagine che sta portato avanti la Svezia è un’indagine complessa e complicata che ha necessità di ulteriore tempo per approfondire e far emergere dettagli finora non individuati. Qualcosa però ora è più chiaro che mai l’esplosione è stata provocata da esplosivo piazzato appositamente per creare l’interruzione del tubo.
I primi dati certi emersi
La Svezia sta portando avanti un’indagine approfondita ed accurata che mira a stabilire le responsabilità ed è una possibile indicazione di colpevolezza in quello che emerge essere stato un attacco appositamente studiato.
Il procuratore capo Mats Ljungqvist ha confermato che sono stati: “Trovati residui di esplosivo, su diversi oggetti estranei rinvenuti“. Ora la tesi del sabotaggio è una certezza nonostante ancora non si sappia nulla di chi sia il paese o i paesi sabotatori.
Ljungqvist ha continuato: “Durante le indagini sulla scena del crimine condotte nel Mar Baltico sono stati raccolti molti reperti e l’area è stata accuratamente analizzata”.
Le autorità svedesi hanno precisato che: “La cooperazione con le autorità in Svezia e in altri paesi funziona in modo eccellente, per il proseguimento del lavoro con le indagini preliminari è importante che si possa lavorare in tranquillità”.
Mosca ha però riferito, in merito al sabotaggio del Nord Stream, che ha avuto modo di scoprire il coinvolgimento di Londra nell’attacco e ha aggiunto che è stato compiuto insieme agli Stati Uniti. La riportata dal Cremlino, per ora l’unica, rivela un messaggio che Truss ha mandato al governo Usa un minuto dopo le due esplosioni che riportava: “Tutto fatto”.
La Gran Bretagna respinge le accuse e ogni coinvolgimento mentre Peskov riferisce che riconoscerà solamente una relazione tecnica e un’indagine nella anche Mosca può partecipare.