La Svizzera non può più imporre al fisco italiano il segreto bancario. Modificata la storica Convenzione stipulata nel 1976 tra i due Paesi contro la doppia imposizione. Entra così in vigore il rafforzamento delle rogatorie fiscali, una misura avviata lo scorso 13 luglio ma di cui si è venuto a conoscenza solo ieri.
Con la notifica per via diplomatica del protocollo di Milano del 23 febbraio 2015 la cooperazione fiscale tra Italia e Svizzera viene estesa alle “informazioni verosimilmente rilevanti per l’amministrazione e/o per l’applicazione del diritto interno relativo alle imposte di qualsiasi natura o denominazione, riscosse in Italia oppure in Svizzera”.
Il Protocollo vieta “una ricerca generalizzata e indiscriminata di informazioni” (la cd. fishing expedition) e qualsiasi domanda di informazione “la cui rilevanza in merito agli affari di un determinato contribuente non sia verosimile”.
Il protocollo permette agli organi di controllo di riferire la domanda sia ad un singolo contribuente, con nome e cognome, o ad una pluralità di contribuenti ovvero, “le domande raggruppate”.
Restano alcuni segreti, o meglio: garanzie. Tra queste il diritto di ricorso, di essere informati e di ricevere copia della domanda di cooperazione. Tutelato anche il segreto da parte delle autorità fiscali che ricevono il risultato della domanda di assistenza e il divieto di utilizzare i documenti a scopi diversi da quelli fiscali.
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