Il disc jockey morto nel 2015, noto come Dj Navi, non si sarebbe suicidato, come pensato inizialmente: ora per la sua morte sono indagati il suo ex compagno e un cantante. Ivan Ciullo era stato trovato impiccato a un albero di ulivo in Salento nel giugno di otto anni fa, ma fin da subito la famiglia non aveva creduto alla tesi che voleva si fosse tolto la vita volontariamente. L’inchiesta, ora affidata a un nuovo magistrato, ha messo nel registro degli indagati i nomi di due persone, l’uomo con cui da tempo la vittima aveva una relazione sentimentale burrascosa e un artista pugliese.
Svolta nelle indagini sulla morte di Ivan Ciullo, il musicista di 33 anni noto con il nome di Dj Navi trovato impiccato a un albero di ulivo all’alba nell’estate del 2015. Una morte che inizialmente era stata classificata come suicidio. una tesi mai approvata dalla sua famiglia, che ha lottato in questi otto anni per non far archiviare le indagini sul ragazzo, che sono convinti sia stato ucciso da qualcuno. Ipotesi che, in seguito a ulteriori perizie, era apparsa sempre più credibile. Oggi, nel registro degli indagati, sono stati inseriti i nomi dell’ex compagno del dj e di un cantante e collaboratore pugliese. Secondo i familiari, Ciullo sarebbe stato strangolato e quindi appeso all’albero per far credere a un suicidio. Una perizia calligrafica di parte aveva stabilito come la lettera lasciata poco prima al padre e alla madre fosse stata in realtà scritta non di suo pugno ma da qualcuno che ne conosceva bene la grafia.
“Sono sicura che dietro quella morte ci sia dell’altro perché Ivan non avrebbe mai fatto una cosa del genere. Era pieno di vita, di progetti, con importanti impegni di lavoro per il giorno seguente, tra cui un’intervista al cantante Massimo Di Cataldo, per la radio dove lavorava. E poi in camera da letto ha lasciato tutto come era solito fare quando doveva rientrare” aveva detto Rita Bortone, la madre di Ivan, un anno dopo la sua scomparsa.
Oggi per la sua morte, inizialmente classificata come suicidio, sono indagate due persone, un cantante e musicista pugliese con cui collaborava e l’uomo che frequentava da qualche tempo tra molti alti e bassi. Il loro inserimento nel registro permetterà di effettuare due esami molto importanti sull’hard disk di un computer e la memoria di un cellulare, entrambi in pessimo stato.
Già una precedente perizia calligrafica sulla lettera di addio lasciata per la madre e il compagno che gli aveva fatto da padre, trovata nella sua auto, aveva stabilito che a scrivere l’intestazione a mano, in caratteri maiuscoli, era stata una persona che ne conosceva la grafia. Il resto della lettera, era invece scritta al computer, cosa che aveva insospettito subito i familiari.
Anche Sergio Martella, il suo patrigno, nel 2016 aveva parlato di un suicidio a dir poco sospetto: “L’unica cosa che attesta il suicidio è una lettera di addio che i carabinieri hanno rinvenuto nella sua auto, scritta peraltro al computer senza data. Posso scommettere sulla mia vita che non l’ha scritta lui, persino la calligrafia che compare sulla busta abbiano avuto conferma che non è la sua, ma per i carabinieri invece non c’erano dubbi: si era trattato di un suicidio”. Ora questa nuova inchiesta potrebbe far luce su quanto veramente successo quel 22 giugno del 2015.
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