La spending review di Carlo Cottarelli è pronta a varcare anche i confini degli ottomila Comuni italiani che, secondo il commissario, “sono troppi”. Lo ha chiarito lui stesso nel corso dell’audizione alla Camera dei Deputati sulla revisione della spesa pubblica: dopo gli enti locali, bisognerà mettere mano al numero dei Comuni nostrani, anche per “rendere più facile il coordinamento tra gli enti locali”. Accorpare per risparmiare: è questa la filosofia che guida Cottarelli nella sua missione per rimettere a posto i conti del debito pubblico italiano. Dal suo canto, il commissario ha aggiunto di essere soddisfatto del lavoro svolto e che rimarrà al suo posto fino al 31 ottobre, rimandando poi al governo la scelta.
Davanti ai deputati, Cottarelli ha chiarito quale dovrà essere il prossimo passo della spending review: ridurre il numero degli 8mila Comuni italiani con accorpamenti da incentivare tramite meccanismi premiali. Il metodo è simile a quanto già pensato per le partecipate degli enti locali: verranno premiati quindi quei piccoli comuni che decideranno di unirsi in modo da risparmiare sulle spese. Il tema era già stato trattato nelle fasi iniziali della spending review, “ma poi non si è più tornati sull’argomento”, ricorda Cottarelli.
In attesa di capire come e quando questo avverrà, il commissario ha chiarito che già nella legge di stabilità si dovrebbe avviare il sistema di fabbisogni standard per i Comuni. “Nel 2015 sarà possibile usare i fabbisogni standard per la ripartizione di almeno una parte del fondo di solidarietà dei comuni e credo che la legge di stabilità dirà qualcosa in questo senso”, ha precisato Cottarelli. Per le capacità fiscali standard, “il lavoro tecnico è stato completato in modo da poter utilizzare anche questo strumento nel 2015”, assicura.
Altro capitolo affrontato in audizione è la digitalizzazione della PA che potrebbe portare a grandi risparmi, eliminando la carta a favore del web. “Ci sono circa 300 Ced dell’amministrazione centrale, si può arrivare a 4-5 con risparmi di 260-300 milioni dalla centralizzazione”, ha dichiarato in merito ai Centri per l’elaborazione delle informazioni. Il risparmio per l’intera Pubblica amministrazione potrebbe essere enorme, ma ancora sono da quantificare le spese per la digitalizzazione che oscillano dai 3 miliardi, stimati dalla Ragioneria di Stato, a 5,5 potenziali.