Cambiano i governi, ma la prassi è sempre la stessa: quando i conti non tornato il primo settore a subire i tagli più sensibili è quello sanitario. Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin ha presentato un piano di razionalizzazione, che ha diviso sia la politica che i professionisti del settore. Abbiamo raccolto il parere di Domenico Iscaro, dal 2006 Presidente Nazionale dell’ANAAO ASSOMED (Associazione Medici Dirigenti).
Ad un anno esatto dal Patto per la salute che doveva garantire un incremento del finanziamento del fondo sanitario nazionale per i prossimi tre anni, il governo ripropone la solita ricetta dei tagli lineari, 2,3 miliardi di euro nel 2015 che arriveranno a 7 nei prossimi tre anni e che si vanno a sommare ai 25 miliardi di tagli che hanno già colpito la sanità italiana.
Le regioni hanno già dichiarato che sarà impossibile continuare ancora a garantire ai cittadini sevizi e prestazioni essenziali.
Inoltre il governo in accordo con le regioni, si propone di contrastare l’inappropriatezza delle prestazioni sanitarie per mezzo di un decreto ad hoc nel quale saranno definiti i criteri ai quali il medico si dovrà attenere al momento di prescriverei analisi ed esami diagnostici. Un disegno del tutto irragionevole essendo impossibile far coincidere nella rigida griglia di un protocollo l’estrema variabilità della patologia e della persona malata.
In definitiva a pagare il prezzo della inappropriatezza saranno i medici e i cittadini. I primi dovranno accettare una riduzione della loro autonomia professionale salvo vedersi arrivare multe salate ed i secondi saranno costretti a pagarsi di tasca propria le prestazioni che il medico ritiene opportune ma che non potrà prescrivere.