La Cina ha comunicato l’inizio, oggi, di “esercitazioni di combattimento” nello stretto di Taiwan. Si tratta di una risposta all’incontro avvenuto in Florida tra il presidente della Camera americana e la presidente dell’isola Tsai Ing-wen. Sono 42 gli aerei da guerra schierati sullo stretto.
La tensione tra Taiwan e Cina raggiunge un nuovo culmine. Oggi la seconda ha iniziato delle “esercitazioni di combattimento”, in risposta al recente incontro tra la presidente dell’isola e il presidente della Camera Usa. 42 gli aerei da guerra che hanno sorvolato i cieli dell’isola, ha riferito il governo di Taipei. Le tensioni con la Cina continentale non accennano quindi a placarsi.
“Il comando del teatro delle operazioni orientali dell’Esercito popolare di liberazione terrà un’esercitazione di preparazione nello stretto di Taiwan, nella parte settentrionale e meridionale dell’isola e nello spazio aereo a est di Taiwan dall’8 al 10 aprile” cita il comunicato dell’esercito cinese.
Un monito, come confermato dallo stesso governo cinese, ai separatisti taiwanesi, volto a difendere la sovranità cinese e dare un chiaro messaggio a chi invece li sostiene. Lo scorso 30 marzo Tsai Ing-wen si era recata a New York per un incontro con il presidente della Camera a stelle e strisce, scatenando l’irritazione della Cina.
Durante una cena con gli espatriati taiwanesi, la presidente dell’isola aveva affermato come non solo il Giappone ma diversi altri Paesi europei avessero intenzione di iniziare a lavorare con Taipei. Una vicinanza, quella agli Stati Uniti, che è da sempre motivo di grande attrito con la Cina, che ha infatti ribadito di voler prendere contromisure drastiche.
Le esercitazioni, come affermato dalla Cina, “servono come severo monito contro la collusione tra forze separatiste che cercano ‘l’indipendenza di Taiwan’ e quelle esterne, e contro le loro attività provocatorie”.
Durissima la replica di Taiwan, che parla di una Cina che ha “utilizzato la visita e i transiti della presidente Tsai Ing-wen negli Stati Uniti come scusa per condurre esercitazioni militari, che hanno gravemente minato la pace, la stabilità e la sicurezza nella regione”, e ritiene il suo un “espansionismo autoritario”.
I motivi del forte attrito tra Cina e Taiwan risalgono a quasi un secolo fa, da quando nel 1949 il Paese iniziò ad ospitare il governo della Repubblica di Cina nata nel 1912. Ciò si contrappose alla Cina continentale, guidata dalla Repubblica Popolare Cinese.
Benché non riconosciuta né dalla Cina, che la considera come una sua provincia, o Stati come Usa, Regno Unito, Francia e Russia, è considerata indipendente. Nonostante sia Nanchino la capitale giuridica, Taipei è quella “de facto”. Oltre a utilizzare il cinese mandarino rispetto a quello semplificato della Cina, l’abolizione della legge marziale nel 1987 ha consentito all’isola una maggiore democrazia.
Dal 1958, inoltre, gli Usa la utilizzano come loro base militare, un fatto che ha portato ad ulteriori inasprimenti nei rapporti con la Cina, preoccupati e infastiditi da questa vicinanza degli Stati Uniti ai loro confini.
La reazione fu una legge cinese secondo la quale ogni modifica o tentativo di legittimare un autogoverno da parte dell’isola avrebbe provocato la reazione anche militare della nazione. Ora, l’incontro Taiwan-Usa potrebbe scatenare una reazione molto pesante da parte del governo cinese, e di conseguenza anche quella degli Stati Uniti, da sempre schierati in favore di Taiwan.
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