Taiwan, una delegazione cinese fa visita alle autorità di Taipei

La situazione attuale tra Taiwan e la Cina è complicata e questo è stato ulteriormente alimentato dalla vicinanza degli Stati Uniti, dimostrata negli ultimi mesi nei confronti dell’isola, ritenuta territorio ribelle ma di sovranità  territoriale di Pechino. Dopo la seconda visita, inattesa, di un funzionario statunitense sull’isola una delegazione cinese ha visitato Taipei  per la prima volta dall’inizio della pandemia e ha scatenato  tensione partigiana  sull’isola.

Ministro esteri cinese Wang
Monaco, ministro degli Esteri cinese Wang – Nanopress.it

Gli indipendentisti di Taiwan non hanno preso di buon grado la visita del governo cinese, che ha inviato sei funzionari, tra cui il vice capo dell’ufficio cinese per gli affari di Taiwan, Li Xiaodong.  Lo scopo della delegazione era quella di visitare il Festival delle lanterne ma anche, e soprattutto, riuscire ad avere colloqui con i funzionari locali.  La tensione per il popolo taiwanese è molto alta dato che la paura della riunificazione con la Cina e della perdita quindi della propria identità è qualcosa che sembra sempre più vicino e concreto.

Proprio per questo gli Stati Uniti hanno ampliato la loro presenza nella regione dell’indo-pacifico ottenendo ulteriori quattro basi dalle Filippine e portando così le truppe ad avere il controllo generale della situazione attuale sullo stretto di Taiwan.

La Cina invia una delegazione in visita a Taiwan

Come precisato poc’anzi, una delegazione formata da sei funzionari è arrivata a Taipei per intrattenere colloqui con i funzionari locali. Dopo il loro arrivo sono stati invitati dal governo della città guidato dal sindaco Chiang Wan-an, che fa parte del partito di opposizione Kuomintang o KMT, a un colloquio con le autorità-

Non appena arrivati sull’isola sabato, i funzionari cinesi sono stati interrogati in merito ha l’obiettivo della visita ma, anche, sui progetti futuri del governo cinese riguardo l’isola di Taiwan ma la delegazione ha scelto di non rispondere alle domande dei giornalisti e dei media.

A causa di questa visita inattesa, si sono riuniti all’esterno dell’aeroporto alcuni indipendentisti pro Taiwan che hanno gridato slogan come: “Taiwan e Cina, paesi separati” ma anche: “popolo cinese andatevene” mentre anche altri manifestanti pro Cina hanno atteso e dato il benvenuto ad alla delegazione di Pechino.

Le autorità di Taiwan e per la precisione il Consiglio per gli affari continentali ha dichiarato di aver accettato la richiesta della visita cinese della durata di tre giorni a condizione che mantenessero un basso profilo che non fossero rilasciate dichiarazioni politiche pubbliche.  Ma ovviamente questo ha scatenato l’ira degli indipendentisti appartenenti al Partito Democratico Progressista che hanno specificato che ciò equivale a mantenere lontane le informazioni dall’opposizione per la paura che emergano proteste o polemiche in merito.

Ovviamente l’attenzione in merito alla visita del governo di Pechino nasce dagli ultimi attriti causati per l’appunto dall’avvicinamento statunitense all’isola di Taiwan e la loro intromissione nelle questioni considerate prettamente interne cinesi ha infastidito e aizzato il malcontento del leader cinese Xi Jinping.  Anche a Taipei la popolazione e la politica è divisa a metà in merito a chi è pro Cina e chi è contro. Il partito KTM ha cercato di instaurare legami stretti col governo cinese e il vicepresidente Andrew Hsia ha anche recentemente visitato Pechino.  Per questa sua scelta e per il fatto di essere restato in territorio cinese 10 giorni ma, soprattutto, per averlo fatto dopo che si sono intensificate le esercitazioni cinesi attorno allo stretto di Taiwan è stato criticato duramente e accusato di collusione con uno stato aggressivo che ha intenzione di schiacciare l’indipendenza di Taipei.

Lui, in realtà, si è difeso dalle accuse ricevute e dalle critiche spiegando che lo scopo del suo viaggio era proprio il contrario ovvero allentare le tensioni tra Taipei e Pechino.  Sembra, dalle notizie che emergono dai media locali che il partito KTM potrebbe avere una concreta possibilità di riconquistare il potere alle presidenziali di Taiwan in previsione per il 2024.

Ovviamente il partito di opposizione DPP si contrappone come ideologia politica al precedente partito è rifiuta categoricamente il piano di Pechino per una riunificazione di Taiwan alla Cina.

Il professore di Scienze politiche presso la National Chengchi University di Taiwan ha precisato che le visite attraverso lo stretto sono state viste come problematiche dato la possibilità di un rischio reale per la sicurezza e la sovranità di Taiwan. Nachman ha rivelato poi:Vale la pena notare che se sei di tendenza blu o pro KMT questi viaggi non sono controversi. È possibile sostenere il dialogo attraverso lo stretto senza ottenere la riunificazione”.

Il ministro degli Esteri cinese Wang ha riferito che non era in previsione un’escalation militare cinese e ha per questo rassicurato la comunità internazionale.

Le affermazioni cinesi a Monaco in contrastato con le dichiarazioni della delegazione a Taipei

Nonostante Pechino abbia precisato che non esiste un mobilitazione militare a breve per la riunificazione di Taiwan, le parole che sono state dette dal ministro degli Esteri alla conferenza sulla sicurezza di Monaco esprimono ed evidenziano un altro scenario.

Wang ha parlato sul palco della Conferenza di Monaco, proprio questo fine settimana, mentre la delegazione cinese si trovava a Taipei e ha accusato chiaramente le forze separatiste di Taiwan di cercare di cambiare uno status quo che è stato invece ha raggiunto legalmente. Ha affermato: ”Assicurerò brevemente al pubblico che Taiwan fa parte del territorio cinese. Non è mai stato un paese e non sarà un paese in futuro.”

Informazioni decisamente contrastanti da quelle espresse in precedenza ma che evidenziano la realtà dei fatti.  L’intromissione statunitense a Taiwan ha aumentato la tensione con la visita di Nancy Pelosi sull’isola ad agosto e poi proseguita con rapporti commerciali e collaborazione ampliate ha suscitato il nervosismo e tensione nel capo di Stato cinese Xi Jinping.

Si tratta per lui di un’intromissione in una questione strettamente interna alla Cina è della quale stessa già è il risultato finale. Pechino ha concesso a Taiwan di organizzare le proprie istituzioni e di attuare un proprio piano commerciale che si distingue da quello cinese ma non ha mai rinunciato alla paternità territoriale dell’isola che ritiene una propria provincia ribelle.

In risposta a questa dichiarazione del funzionario cinese il consiglio per gli affari continentali ha invece respinto duramente la classificazione di Taiwan o Repubblica di Cina (nome ufficiale dell’isola) specificando che non ha mai fatto e non farà mai parte della Repubblica popolare cinese.

Gli USA hanno cominciato ad ampliare la loro potenza militare nelle zone attorno a Taiwan in previsione di un possibile attacco cinese, attuato per la riunificazione e questo non ha fatto che far aumentare notevolmente il nervosismo tra le due potenze internazionali.

Oltre a ciò la tensione tra Cina e Stati Uniti causata anche dall’attuale vicenda dei palloni spia ma anche della guerra dei chip, non rasserena di certo la situazione ma anzi crea preoccupazione internazionale per una possibile escalation militare tra Cina e Usa. Ovviamente questo avverrebbe nel caso in cui Jinping decidesse di attaccare Taipei.

La Cina si è vista limitare di gran lunga da parte degli usa il commercio tecnologico l’acquisizione di azienda che producono semiconduttori o chip, per i quali è nata poi la famosa questione della guerra tecnologica. Un punto focale di questa vicenda è che Taiwan è una delle maggiori produttrici di chip che sono necessarie in qualsiasi ambito della produzione attuale partendo da quello militare ed arrivando a quello delle automobili.

Wang e Blinken
Segretario di Stato Usa Blinken e ministro degli Esteri cinese Wang – Nanopress.it

Le accuse reciproche tra Biden e Xi non fanno che alimentare la tensione già ben presente e il rapporto tra Stati Uniti Cina e Taiwan e ora un osservato speciale da parte della comunità globale che chiede, alle nazioni coinvolte, di cercare di mantenere un equilibrio per evitare un’ulteriore conflitto che andrebbe soltanto a gettare ulteriore crisi sopra ad una crisi già ben presente.

 

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