Il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani ha parlato dell’emergenza migranti in Italia, rassicurando su nuove misure per i rimpatri.
Ci sono sempre diverse polemiche su questo argomento, a partire dai residenti delle zone di accoglienza più note, come Lampedusa. Ma nuove contestazioni stanno arrivando anche dai sindaci, per quanto riguarda la gestione dell’accoglienza dei migranti, che sono veramente tanti e sovraffollano le strutture di prima accoglienza. Ora Tajani interviene u un punto preciso, ovvero quello dei rimpatri, ha dichiarato infatti che il governo sta lavorando per meccanismi più stringenti ed efficace per rimandare in patria chi non ha il diritto di essere accolto. Poi ha speso delle parole in difesa del Paese, dicendo che l’Italia si sta caricando un peso che invece dovrebbe essere distribuito equamente anche negli altri Paesi dell’Unione Europea. “Stiamo lavorando con l’Ue per gestire insieme l’emergenza migranti”.
C’è sempre più polemica intorno all’emergenza relativa ai flussi migratori e mentre dall’hotspot di Lampedusa partono continui trasferimenti per alleggerire la struttura dai quasi 2.000 occupanti che spesso si raggiungono – a fronte di una capienza di poco più di 400 persone, il ministro degli Esteri Antonio Tajani è intervenuto su un altro aspetto importante.
Il vicepremier ha posto l’attenzione non solo sul trasferimento da un centro di accoglienza all’altro ma anche sulla questione dei rimpatri. Molto spesso in effetti coloro che giungono sulle nostre coste vengono accolti senza distinzioni e dopo le visite mediche di routine, vengono smistati nei vari centri di prima accoglienza.
Ora Tajani mette un freno, anzi annuncia il piano del governo per la stretta sui rimpatri. “Abbiamo l’intenzione di inserire meccanismi più stringenti per i rimpatri di chi non ha diritto ad essere accolto”. Sono parole molto forti che un po’ forse trovano la disapprovazione di coloro che invece accoglierebbero tutti indistintamente, come le ong che ogni giorno sono impegnate nei salvataggi in mare, e ce ne sono davvero tanti.
Poi, il ministro ha poto l’attenzione sul ruolo dell’Italia, che essendo inquadrata in un più ampio contesto di Unione Europea, non dovrebbe trovarsi da sola ad affrontare questa emergenza: “L’Italia si sta caricando da sola un peso che invece dovrebbe essere di tutti gli Stati membri dell’Ue. Stiamo lavorando anche per questo”.
Il problema insomma, non è solo italiano e nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Tajani esprime bene questo concetto, precisando che il problema dei migranti riguarda crisi preesistenti a questo governo ma anche nuove. La rotta balcanica resta battuta ed è sempre più forte la spinta dal continente africano per la crisi alimentare e non solo.
Ci sono contesti critici sono in Afghanistan, Sudan, Pakistan, Guinea, Burkina Faso, Costa d’Avorio e non dimentichiamo il golpe in Niger, che era un Paese impegnato nel contenimento delle partenze.
Poi c’è la questione relativa alla Tunisia, ad oggi il Paese più coinvolto nei flussi migratori perché al contrario di alcuni anni fa in cui i barconi provenivano in prevalenza dalla Libia, oggi il luogo è specialmente la spiaggia di Sfax.
“In Tunisia le autorità stanno facendo quanto possono ma hanno dei problemi enormi a gestire la cosa. Il primo è quello dei finti pescherecci che partono dalla Libia e arrivano a Sfax, guidati da trafficanti di esseri umani che in Tunisia – dove riescono ad arrivare perché appunto si fingono pescherecci – caricano i migranti. Altro grave problema è che le autorità tunisine hanno difficoltà a intervenire perché dispongono di pochi mezzi e uomini. Ci sono forze armate che fanno turni massacranti ma comunque non riescono a fermare il flusso”.
A questo punto dell’intervista il ministro si ricollega al memorandum europeo che destina 100 milioni di euro alla Tunisia per affrontare tale crisi migratoria. Grazie a quei soldi è possibile far avere alle autorità il numero di motovedette necessarie ma anche la giusta formazione militare e delle forze dell’ordine addette alle operazioni di controllo e contenimento, grazie all’invio di personale specializzato della Finanza e della Polizia“.
Solo ieri si è parlato nuovamente del problema ma da un altro punto di vista, quello dei sindaci. Molti primi cittadini protestano contro l’utilizzo delle palestre per ospitare i profughi in arrivo, questo è quello che in effetti succede quando i centri di prima accoglienza sono al collasso e non possono contenere altre persone in condizioni dignitose.
I sindaci hanno fatto sentire la loro voce perché si avvicina l’apertura delle scuole ma in generale c’è il botta e risposta con il Viminale, che viene accusato di gestire male l’emergenza. Il ministero dell’Interno ha replicato che la polemica sollevata è surreale, poi ha spiegato che la mancata adozione dello stato di emergenza da parte delle 4 Regioni a guida centrosinistra ha ritardato alcuni interventi sul territorio. Uno scambio di accuse quindi, dato che tanti dei sindaci indignati fanno parte della Lega.
A criticare il Viminale è stata anche l’Anci, Associazione Nazionale Comuni Italiani, che ha parlato di hub mancanti e risorse insufficienti, poi ha puntato il dito contro i minori non accompagnati. “Con questi numeri le amministrazioni locali non possono garantire il rispetto delle condizioni stabilite dalla legge e la responsabilità è dello Stato centrale. Non ci sono hub di primissima accoglienza e mancano le risorse per la mediazione culturale” ha detto il responsabile immigrazione Matteo Biffoni, nonché sindaco di Prato.
Hanno fatto sentire le loro lamentele anche i sindaci della Lega Veneto, chiedendo senza mezzi termini, di rimandare indietro chi non ha diritto a stare in Italia. Contrari all’accoglienza diffusa nonostante il Viminale ricordi che proprio sulla questione minori è importante la legge Zampa che è stata voluta dal Pd, i sindaci leghisti chiedono che chi non ha il diritto di stare in Italia venga rimandato indietro: “Capannoni, studi medici, palestre, uffici non possono essere usati come centri di stoccaggio migranti perché non sono strutture idonee e poi perché vengono tolte alla collettività e non è giusto”.
Secondo Marcello Bano, sindaco di Noventa Padovana, l’unica soluzione è l’utilizzo di centri di permanenza per i rimpatri, meglio se vicini a un aeroporto. Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, taglia corto: “Il governo non ha strategie per regolarizzare i flussi migratori“.
I numeri che stiamo registrando in questa estate 2023 sono davvero preoccupanti, dal primo giugno fino al periodo di ferragosto infatti, il Viminale comunica che ci sono stati oltre 55mila sbarchi, con una media di 700 persone al giorno. E nell’hotspot di contrada Imbriacola attualmente ci sono quasi 2.500 ospiti.
La pressione nella macchina dell’accoglienza resta altissima e dal territorio arrivano ogni giorno segnali di sofferenza e richieste di intervento da parte del governo e del ministero dell’Interno.
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