Gli inquirenti hanno parlato di un sistema corruttivo piuttosto complesso, che coinvolgeva dirigenti pubblici, società che si aggiudicavano gli appalti e imprese che eseguivano i lavori. Una grande inchiesta, che ha puntato direttamente su corruzione, induzione indebita, turbativa d’asta e altri delitti contro la Pubblica Amministrazione. Sono proprio queste le accuse che hanno portato all’arresto dell’ex dirigente dei lavori pubblici Ercole Incalza. Insieme a lui altre tre persone sono finite in manette: il collaboratore di Incalza Sandro Pacella e gli imprenditori Stefano Perotti e Francesco Cavallo.
LEGGI ANCHE: Grandi opere in Italia, a che punto siamo: lo scempio oltre lo spreco
Tutti avrebbero partecipato ad una gestione illecita degli appalti delle grandi opere. Gli inquirenti hanno parlato di altissimi costi per le opere pubbliche, che sarebbero stati incrementati anche del 40%.
L’inchiesta
L’inchiesta è nata dagli appalti per l’alta velocità nel nodo fiorentino e per la costruzione del sottoattraversamento della città. Poi il tutto si è allargato, coinvolgendo le più rilevanti tratte dell’alta velocità del centro nord e molti altri appalti rientranti nel piano delle grandi opere, compresi alcuni che riguardano l’Expo.
Ercole Incalza ha occupato per più di 30 anni un ruolo chiave nel Ministero dei Lavori Pubblici. E’ stato precisato dal Ministero che dallo scorso dicembre non ha più nessun incarico, ma quest’uomo ha detenuto dei ruoli fondamentali nell’arco di 7 diversi Governi, fino a quello di Renzi. Nell’inchiesta è stato spiegato che proprio Incalza deterrebbe una funzione fondamentale nello scegliere le grandi opere da finanziare, quelle da mandare avanti o quelle da bloccare. E’ lui che si occuperebbe di seguire ogni passaggio formale e quindi gli appaltatori non potrebbe prescindere dal suo operato.
Gli indagati
Molti sono i politici indagati. Fra questi si possono ricordare Vito Bonsignore, ex Forza Italia e Nuovo Centrodestra, Antonio Bargone del PD, che è stato sottosegretario ai Lavori Pubblici nei Governi Prodi e D’Alema, e poi Stefano Saglia, ex PDL e Nuovo Centrodestra, che è stato sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico. Nell’ordinanza di custodia cautelare compare anche Luca Lupi, figlio del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi. Secondo ciò che ha detto il gip, Perotti avrebbe, in cambio di un incarico, nominato Luca Lupi quale “persona fissa in cantiere” per 2.000 euro al mese.
I regali
Nell’ordinanza vengono citati anche alcuni regali che gli arrestati avrebbero fatto al ministro e ai suoi familiari. In particolare vengono citati un vestito sartoriale e un Rolex da 10.000 euro, che avrebbe ricevuto il figlio di Lupi in occasione della laurea. A regalare il vestito al ministro, invece, sarebbe stato Franco Cavallo, uno degli arrestati che aveva uno stretto legame con Lupi. Nell’inchiesta sono state vagliate anche le intercettazioni delle conversazioni fra Lupi e Incalza e molti sono i luoghi perquisiti, compresi gli uffici della Rete Ferroviaria Italiana Spa e dell’Anas International Enterprises.