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Targhe ‘commemorative’ dal futuro: i messaggi distopici contro l’era digitale [INTERVISTA]

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Da qualche tempo, in giro per diverse città italiane, sono apparse delle targhe davvero bizzarre. Sembrano arrivate dal futuro e commemorano strani personaggi che di umano paiono avere ben poco; o quanto meno, la loro umanità si è persa a causa del dilagare ossessivo delle nuove tecnologie: giovani giustiziati perché rei di non possedere un profilo social, vittime di deportazioni verso Marte perché colpevoli di aver violato gli standard della community, androidi morti suicidi o uomini che si sono immolati per protesta contro il dilagare della partenogenesi femminile. Sembrano messaggi surreali, arrivati, sotto forma di insegne di marmo, da un futuro distopico (quasi) spaventoso, in cui l’ossessione per le nuove tecnologie sembra – purtroppo –aver segnato per sempre il destino dell’umanità.

Queste targhe, queste ‘dediche dal futuro’, sono comparse nottetempo a Roma, a Padova e a Venezia (nell’isola di Sant’Ariano ce n’è una in ricordo di chi s’immolò costruendo un aggeggio strano, il ‘primo Oltremorte artificiale‘) ed hanno incuriosito anche NanoPress che, indagando sulle curiose profezie di cui sono ‘ambasciatrici’, ha scoperto qualcosa d’interessante: un progetto, Il Migliore dei Futuri Possibili, opera di un collettivo artistico – DustyEye – che, in forma volutamente anonima, ha dato vita ad una provocazione irriverente e geniale allo stesso tempo: raccontare, attraverso dei messaggi dal futuro, la realtà che ci circonda oggi, con l’uomo che sembra aver perso coscienza di se stesso a favore di un egocentrismo esasperato dall’ossessione per i social, i selfie e qualche manciata di like.

Una provocazione, insomma, corroborata dalla decisione, da parte del collettivo, di celare la propria identità con maschere create per l’occasione per evocare la giusta inquietudine e trasmettere con ironia e – cosa importante – senza scadere nella retorica, lo squallore di certi atteggiamenti tipici della modernità.

Per capire bene le finalità di questo lavoro, NanoPress ha intervistato il collettivo DustyEye che, in forma rigorosamente anonima, ci ha spiegato l’intento e il significato del progetto. Con il contributo di Alessandro Gori, detto Lo Sgargabonzi, ecco le loro risposte: surreali, ironiche ma molto profonde. Come del resto, il progetto che ci vogliono raccontare.

Come nasce il progetto Il Migliore dei Futuri Possibili?

Era il dicembre del 2016 quando nella casella di posta elettronica dei DustyEye comparì una mail inviata da noi stessi, ma datata 12 marzo 2036, ore 16.32. Non senza una punta di perplessità abbiamo aperto il messaggio scoprendo che la missiva giungeva proprio dai nostri Noi futuri. In allegato un file: l’applicazione per smartphone che ci permette di vagare nel Domani. Purtroppo non abbiamo ricevuto altre indicazioni, quindi stiamo viaggiando nel Tempo senza bussola, muovendoci alla cieca.

Qual è l’obiettivo?

Per ora stiamo cercando di comprende al massimo le potenzialità dell’App usata per spostarci nell’Avvenire. Inizialmente, per esempio, non avevamo alcun controllo sulla durata dei viaggi. Talvolta ci veniva concesso di perlustrare il Futuro solo per pochi minuti, in altre circostanze invece potevamo sostare svariate settimane. Oggi non solo padroneggiamo molto meglio lo strumento, ma siamo anche in grado di riportare nel Presente piccoli reperti del Futuro.

Quanto conta l’Arte in questo progetto? Lo si può definire artistico?

Senza indugi: è Arte. La stessa Arte che ci accompagna dalla culla alla tomba. Poco fa al bar ho chiesto un semplice macchiatone tiepido in tazza media, il barista me l’ha allungato esclamando “Ecco a te giovane, l’ho preparato ad Arte!”. Quando al supermercato trovo la conserva di pomodoro in lattine perfettamente allineate, non posso trascendere dal colossale impatto di Warhol sulla cultura del consumo. Non ultimo sulla statale tra Rovigo e Monselice ha di recente aperto un falegname la cui insegna recita ‘L’Arte della Mensola’.

Il futuro descritto nelle targhe non è di quelli più allettanti: nasconde, in realtà, una speranza?

Questo è il costante problema della Storia. T’invito a passeggiare per una qualsiasi città e soffermarti sui monumenti. Per una statua dedicata ad un Letterato, troverai almeno dieci Generalissimi impettiti a dorso di cavallo. Questa candida creaturina nota con il nome di Umanità ricorda più il sangue delle carezze. Ottime notizie però, le prossime targhe tratteranno anche aspetti più luminosi del Domani. Piccola anticipazione: entro qualche secolo i software senzienti avranno finalmente una Carta Universale dei Diritti, a tutela della loro innata sensibilità.

Perché la scelta dell’anonimato?

Più che di una ‘scelta’ si tratta di vera ‘necessità’. Tutti i membri dei DustyEye, maschili e femminili, sono estremamente attraenti. Visi proporzionati, sguardi penetranti e dei nasini all’insù da fare invidia a Nicole Kidman. Considerando che viviamo un contemporaneo ossessionato dal selfie, un Rogo delle Vanità, avremmo rischiato di mettere i viaggi nel Tempo in secondo piano. Immagina i titoli dei giornali: ‘Manipolo di modelli incide l’alluminio’. No, decisamente meglio nasconderci dietro le maschere.

Il progetto è provocatorio quanto geniale, poiché svela il destino dell’umanità alla luce dell’ossessione per le nuove tecnologie. E’ così?

La condanna che subì Prometeo per averci donato la prima tecnologia, il fuoco. Le invettive di Platone contro la scrittura contenute nel Mito di Theuth. Le contestazioni alla stampa di Gutenberg. I Luddisti della prima Rivoluzione Industriale. Insomma il progresso ha sempre innescato accesi dibattiti. Non crediamo sia opportuno accanirsi contro un generale concetto di Tecnologia. Semmai possiamo ragionare sul fruitore medio dei nuovi ritrovati tecnologici. Se avessimo dato un iPad a Mark Twain, lo avrebbe comunque usato per comporre Tom Sawyer. Ma lo stesso iPad appoggiato davanti ad un piccione, sarà patinato di guano in pochi minuti.

Cos’è (o chi sono) i DustyEye?

I DustyEye sono una multinazionale, strutturata e fortemente gerarchica. Siamo attivi in 8 mercati, con la bellezza di 23 filiali tra Europa e Asia. L’unica divergenza dalla canonica forma aziendale è che noi operiamo senza finalità di lucro. Ti racconto la mia storia personale. Ho iniziato quasi sette anni fa come addetto alla cancelleria, mi assicuravo che ci fosse sempre rifornimento di penne, matite, post-it, faldoni ad anelli e graffette. Lavorando sodo e con impegno oggi posso fregiarmi del titolo di Responsabile Ufficio Stampa, affiancato da un team coeso che mi piace considerare la mia seconda famiglia.

Cosa mette in relazione Il Migliore dei Futuri Possibili con Alessandro Gori, alias Lo Sgargabonzi?

Chi ha familiarità con la letteratura di Philp K. Dick avrà sicuramente chiaro il concetto di Pregog. Esseri umani dotati di una particolare sensibilità che dà loro la facoltà di osservare tutti i futuri possibili, intuendo anche quali tra loro siano più probabili. Alessandro non solo è un Amico fraterno e una penna di rara finezza, ma pure un attendibilissimo Precog. Abbiamo verificato quanto scrive nel suo racconto Mondo Senza Fine. Siamo partiti alla ricerca di Aeterial 90, trovandolo nel 2041 a Sant’Ariano, un’isola nella laguna veneziana. Ex-monastero, ex- lazzaretto, attuale ossario e futuro Oltremorte artificiale.

Siete riusciti a portare un reperto da questo viaggio?

Molto meglio di un semplice reperto. Siamo in possesso del manoscritto originale di Mondo Senza Fine, firmato di pugno dallo Sgargabonzi in persona. È protetto da due lastre in plexisotech, conservato a temperatura e pressione costanti. Copie cartacee verranno divulgate prossimamente, poiché Mondo Senza Fine sarà contenuto nell’antologia Lo Sgargabonzi edita da Mondadori. Ma lascerei la parola ad Alessandro stesso.

(il ‘reperto’, rigorosamente scritto a mano, proveniente dal futuro: il racconto Mondo Senza Fine dello Sgargabonzi)

Alessandro, come hai incontrato i DustyEye?

DustyEye era un volto familiare che girava per i miei Sgargabonzi Live romani. Ne ero pure un po’ inquietato. Dallo sguardo, la borsa a tracolla e il rigagnocchi che spuntava puntualmente dalla tasca mi ero convinto fosse uno di TuttoCasa ma senza banchetto. Una volta mi si avvicina e già sento che vuol farmi firmare per avere lo sminuzzatore elettrico a 3,90 euro e poi l’Elettrodomestico del Mese a prezzo di costo per tutta la vita. E invece no: apre la sua borsa e tira fuori un pacchetto sigillato a ceralacca, contenente una sua opera e me la regala. Poiché sono un conservativo, non ho mai aperto quel pacchetto e nel frattempo DustyEye è diventato uno dei miei migliori amici. Ma sono convinto che se lo apro trovo il contratto capestro di TuttoCasa.

In che modo l’intento del progetto si lega al tuo modo di fare comicità, spesso cinica e carica di nonsense

Sono morbosamente attaccato alla vita e tutto quello che scrivo nasce dalla paura e insieme dalla rabbia che mi genera il pensiero del nulla che ci attende. Al mio politicamente scorretto non è mai sotteso un pensiero misantropo, ma l’esatto opposto. Il nemico è la Natura. La mia è solo la risata del condannato a morte. E’ la voglia di giocare con una cosa delicata come la vita per sentire il rumore che fa quando si spezza.

La targa posta a Venezia (nell’immagine in apertura) si accompagna ad un tuo racconto dal titolo Mondo Senza Fine. La storia è molto suggestiva ed affronta un tema piuttosto complesso: la morte, percepita in un futuro lontano e ‘risolta’ dagli uomini di quel tempo. Spiegacelo meglio.

Il pensiero di costruire un Oltremorte da qua, visto che non ce l’hanno dato, ce l’ho avuto costantemente in mente. Era il mio modo per uscire dal nero assoluto e senza appigli del pensiero della morte. Pure alle elementari, ricordo che chiedevo con gli occhi lucidi a mio padre, direttore della Banca Popolare dell’Etruria, se almeno la banca avrebbe potuto fare qualcosa per risolvere questa cosa. Mi piacerebbe scrivere un romanzo ambientato ai giorni nostri, che inizia nel giorno zero in cui si viene a sapere che non si muore più. Una storia bellissima, solare, solo positiva e di riflesso dolorosa da leggere mentre ci consumiamo senza speranza.

Caterina Padula

Giornalista pubblicista, appassionata di scrittura, mi occupo da anni di approfondimenti culturali e di informazione online. Da sempre lettrice accanita e curiosa, amo la musica, l'arte e tutto ciò che è natura.

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