Tassa e targa per le biciclette? Perché no, almeno secondo l’emendamento al disegno di legge 1638 sulla modifica del Codice della strada a firma del senatore PD Marco Filippi, presidente del gruppo in Commissione Lavori pubblici a Palazzo Madama. Tanto è bastato per scatenare una vera e propria rivolta dei ciclisti di tutta Italia a mezzo Twitter. Dal 30 novembre, quando l’agenzia stampa Pubblic Policy ha scovato l’emendamento, sul social network è partita la campagna #labicinonsitocca, con tanto di petizioni online per chiederne il ritiro. Al momento, sembra che la guerriglia di tweet abbia funzionato e l’emendamento sarà riformulato. La richiesta delle associazioni (soprattutto #Salvaciclisti) e di tantissimi utenti è però diversa: non ci devono essere tassa e targa per le bici e l’emendamento va ritirato. Cerchiamo di fare il punto della situazione.
Il 30 novembre, l’agenzia Pubblic Policy pubblica il testo al vaglio della commissione del Senato e spunta l’emendamento di Filippi. Nel testo, si propone “la definizione, nella classificazione dei veicoli, senza oneri a carico dello Stato e attraverso un’idonea tariffa per i proprietari (…) delle biciclette e dei veicoli a pedali adibiti al trasporto, pubblico e privato, di merci e di persone, individuando criteri e modalità d’identificazione delle biciclette stesse nel sistema informativo del Dipartimento per i trasporti, la navigazione, gli affari generali ed il personale”. In pratica, tassa e bollo, al pari delle auto o dei motocicli.
Il tam tam mediatico parte e, nel giro di poche ore, diventa assordante. Il senatore Filippi viene sommerso da tweet di associazioni ciclistiche e semplici cittadini che usano la bici. È da matti tassare l’unico mezzo di trasporto non inquinante, ancora di più mentre è in corso la Conferenza sul clima di Parigi.
Mentre in Italia improbabili senatori PD impongono tasse, a Berlino progettano autostrade per bici #labicinonsitocca pic.twitter.com/gcoGsYNRv0
— Con Divido (@matteo_Luk) 1 Dicembre 2015
La bicicletta permette a tutti di muoversi senza intasare le strade, dà ai bambini la possibilità di essere più autonomi nei piccoli spostamenti, oltre a divertirsi con gli amici. Per chi si sposta nei centri urbani chiusi al traffico è il mezzo migliore . A Milano, per esempio, il servizio di noleggio comunale BikeMi ha registrato un grande successo e, chi scrive assicura che è di una comodità disarmante. Due pedalate e raggiungi vie e luoghi vietati alle auto: fa bene alla salute (pedalare è un esercizio completo), è veloce, abbastanza sicuro (l’educazione dei guidatori italici verso i ciclisti è decisamente da migliorare) e soprattutto fa bene alla città. Meno macchine e più bici è il motto di tutte le grandi capitali europee: l’ultimo esempio arriva dalla Francia dove il governo incentiva con soldi veri chi usa le due ruote per muoversi in città.
Come è venuto in mente al senatore Filippi, che da Assessore al Comune di Livorno, usava la bici blu e non l’auto, come ricorda lui stesso?
Tasse contro la camorra
L’idea nasce da un problema reale che esiste in particolare a Roma: il controllo dei risciò da parte della camorra. La criminalità organizzata ha messo le mani su un servizio turistico e non che vede scorrazzare i risciò per le strade della Capitale. Dopo la pedonalizzazione dei Fori Imperiali, le due ruote “lavorative” sono aumentate in maniera esponenziale e il commissario Tronca ha emesso un’ordinanza per vietarli in vista del Giubileo: i risciò, a due o tre ruote, anche con pedalata assistita, non hanno i requisiti di sicurezza (certificato di guida e assicurazione) per il trasporto delle persone. Se il problema è reale, la soluzione di tassare le bici è non solo sbagliata ma inutile.
La difesa del senatore
@anna_becchi @Gazebike regolarizzare abusivismo commerciale aumentare livelli sicurezza. No a targhe e tariffe per bici!
— Marco Filippi (@marcofilippi_li) 26 Novembre 2015
Il senatore Filippi ha spiegato agli utenti di Twitter lo scopo dell’emendamento e ha specificato che la tassazione e il bollo sarebbero richiesti solo per le biciclette usate per lavoro. “Non propongo di introdurre alcuna targa per le biciclette, si tratterebbe semplicemente di assegnare un numero al telaio, la cui marchiatura è un servizio che molti comuni offrono gratuitamente ai cittadini per combattere i furti e cercare di contrastare il mercato parallelo della ricettazione delle biciclette”, si legge nella nota pubblicata sul sito dei senatori PD. “Per quanto riguarda la tariffa, essa sarebbe riservata esclusivamente a chi utilizza cicli per fini commerciali come il trasporto di persone. Si pensi ad esempio ai risciò, che alcuni prefetti stanno dichiarando illegali perché non sono normati. Questo sarebbe un modo per regolamentarli con costi irrisori”. Peccato che il testo al momento li preveda per “biciclette e veicoli a pedali adibiti al trasporto, pubblico e privato”, quindi anche per le due ruote dei comuni cittadini.
E ora?
La mobilitazione dei ciclisti su Twitter ha indotto il senatore Filippi a riscrivere l’emendamento. Così fa sapere Bikeitalia.it: la marea di tweet ha portato a un cambio di rotta che non è sufficiente. L’emendamento va ritirato perché è sbagliato tassare e mettere la targa alle bici. Sarebbe solo un passaggio burocratico in più che non serve a contrastare la criminalità o l’abusivismo, come nelle pur buone intenzioni del senatore. È come se si vietasse di costruire case ed edifici, visto che mafia, ‘ndrine e camorra gestiscono movimentazione terra e appalti di vario genere. Bisognerebbe andare nell’esatta direzione contraria: più biciclette, incentivi per chi pedala, strade e infrastrutture sicure e agevoli per i ciclisti, l’unico gruppo di persone sulla faccia della Terra a non inquinare.