Quella che è stata definita la tassa sul contante e che già ha suscitato parecchie polemiche corrisponderebbe soltanto ad un’ipotesi, ad un’indiscrezione, dietro la quale non ci sarebbe nulla di vero. Era stata diffusa, da alcuni organi di stampa, la presunta intenzione da parte del governo di stabilire un’imposta di bollo proporzionale ai versamenti in banca superiori ai 200 euro. Ad intervenire sulla questione, smentendola categoricamente, è stato il viceministro Luigi Casero. Ha detto che neanche lui riesce a comprendere come mai sia stato possibile che si sia diffusa un’informazione di questo genere sull’ipotesi di una sorta di “tassa”, che possa scoraggiare la circolazione di contante.
A fargli da spalla è il sottosegretario alle Finanze, Enrico Zanetti, che definisce tutto ciò irricevibile, soprattutto considerando che tale definizione sarebbe stata contenuta all’interno di un decreto, senza essere stata politicamente condivisibile.
Le spiegazioni
Gli esperti spiegano che probabilmente si è trattato di un errore: una bozza redatta da qualche tecnico è stata recapitata in anticipo alle associazioni di categoria. I professionisti, i commercianti e gli artigiani avrebbero reagito in maniera molto polemica. Un falso allarme, quindi, che verrebbe confermato proprio da Luigi Casero, il quale ha assicurato che il testo che il Tesoro ha intenzione di portare in Consiglio dei Ministri è ancora oggetto di varie modifiche e di ripensamenti.
Secondo le istituzioni interessate, quindi, non è lecito parlare di dietrofront, ma di una discussione ancora aperta in sede ministeriale. Ciò che è certo è che tutte le novità allo studio dovranno passare dall’effettivo funzionamento del sistema di interscambio dati, che è la piattaforma informatica dell’Agenzia delle Entrate. Tutto ciò dovrebbe servire a lasciare delle tracce digitali, in modo da scoraggiare fenomeni di evasione fiscale.
Ma già ipotesi di questo genere c’erano state. Erano state messe in cantiere dall’allora governo Prodi e poi erano finite nel dimenticatoio. Vengono smentite, comunque, anche le ipotesi di un credito di imposta per quei piccoli imprenditori e quei commercianti che avessero voluto dotarsi dei pos, per l’emissione di ricevute telematiche. Molto più accreditate sono invece quelle misure che rientrano nell’ambito del fisco internazionale e che prevedono accordi preventivi, per stabilire delle regole chiare e spingere gli investitori esteri a fidarsi del fisco italiano.