Parlando delle tasse sui telefonini e smartphone, oltre a citare tutte le imposte che questi dispositivi già assumono su di essi, ci sono anche degli aumenti decisi dal Governo Renzi, che ha rincarato la dose per quanto riguarda l’equo compenso per copia privata. Facendo degli esempi pratici, si può capire come per gli smartphone si può andare dai 3 euro per quelli con memoria da 8 GB fino a 5,20 euro con una memoria oltre i 32 GB. Lo stesso discorso è valido anche per i tablet, che prima erano esenti. Precedentemente, invece, la tassa imposta per gli smartphone era pari a 0,90 euro.
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Davvero aumenti da non sottovalutare, se pensiamo che nel novero dei rincari ci sono anche le tasse imposte sulle chiavette usb, sui computer e sulle tv con possibilità di registrazione.
La decisione del Governo
Il Governo Renzi ha deciso per un adeguamento delle quote relative al compenso per la copia privata. Si tratterebbe di 4 euro in più per uno smartphone o per un tablet da 16 GB. In questo senso le cifre sarebbero molto differenti rispetto a quelle che sono state stabilite a livello comunitario. Basti pensare, a questo proposito, a ciò che dice la legge in Francia e in Germania, dove le quote per i dispositivi tecnologici in grado di riprodurre contenuti multimediali sono molto più alte e vanno dagli 8 ai 32 euro. Secondo Franceschini, non si può parlare di una tassa sui telefonini. Per il ministro si tratterebbe soltanto di aggiornare le tariffe che i produttori di dispositivi tecnologici dovranno corrispondere agli autori e agli artisti per la riproduzione di opere musicali e audiovisive.
I contrari
Confindustria Digitale ritiene che questi aumenti di quote siano del tutto ingiustificati. In particolare è stato fatto notare che non si terrebbe conto del fatto che i consumatori italiani in molti casi privilegino lo streaming. Per quest’ultimo il diritto d’autore è corrisposto già dai gestori delle piattaforme digitali. Secondo Confindustria Digitale, la copia privata tende a diventare meno diffusa. Anche Altroconsumo si è dichiarata contraria e ha precisato che farà ricorso al Tar del Lazio. L’associazione dei consumatori ha fatto sapere che, seguendo i trend tecnologici del momento, doveva essere prevista più che altro una riduzione delle tariffe. Il vicepresidente Anitec, Claudio Lamperti, sulla stessa linea d’onda, ha fatto notare che non ci sarebbe la volontà di allinearsi alle abitudini dei consumatori e all’evoluzione tecnologia.
La tassa di concessione governativa
La tassa di concessione governativa è regolata dal dpr del 26 ottobre 1972, numero 641. E’ un’imposta che si deve pagare relativamente a provvedimenti amministrativi e ad altri atti. Si tratta di un contributo sull’abbonamento di telefonia mobile, che è pari a 12,91 euro al mese, se il cellulare è destinato ad un uso affari e quindi è intestato ad un’azienda. Si devono pagare, invece, 5,16 euro al mese nel caso dei privati. In ogni caso si deve tenere presente che, se la tassa viene pagata per uso affari, l’imponibile è deducibile fino all’80%. Questa imposta coinvolge direttamente le società telefoniche, perché esse si servono delle frequenze. Spesso nel tempo si sono avuti vari interventi, anche a livello regionale, per dichiarare l’illegittimità di questa tassa, ma di recente la Cassazione l’ha dichiarata corretta.
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