Meno tasse sul lavoro in Italia: l’ultimo a prometterlo è stato il premier Paolo Gentiloni. Il mantra in realtà lo ripetono da una vita tutti i politici, nessuno dei quali è però riuscito a passare concretamente dalle parole ai fatti. Il risultato è che in Italia il costo del lavoro resta tra i più alti in Europa. Il peso del cuneo fiscale su un dipendente italiano, non sposato e senza figli, arriva al 49%: significa che metà del suo stipendio lordo se ne va in tasse e contributi.
Insomma, nonostante alcune misure messe in atto dal Governo Renzi, il costo del lavoro in Italia resta troppo elevato. Tassare troppo il lavoro porta con sé conseguenze negative. Le tasse succhiano il reddito dei lavoratori che, a fine mese, hanno meno soldi da spendere. I datori di lavoro, inoltre, oberati dalle imposte, fanno fatica a mantenere i dipendenti già in organico, figurarsi ad assumerne di nuovi, soprattutto in tempi di crisi economica. E tendono, se proprio devono, a prendere manodopera che si accontenti di condizioni contrattuali più sfavorevoli. Il risultato? La disoccupazione resta alta e l’economia non gira.
Gli ultimi dati dell’Ocse (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) sono emblematici. Il rapporto Taxing Wages 2016 colloca l’Italia ai primi posti nel mondo per il peso della tassazione, sia che si tratti di lavoratori single che di famiglie con figli. L’Organizzazione con sede a Parigi ha preso in esame il cuneo fiscale di 34 paesi nel mondo.
Cos’è il cuneo fiscale?
Il cuneo fiscale è un indicatore percentuale che indica il rapporto tra tutte le imposte (dirette, indirette o in forma di contributi previdenziali) che pesano sui datori di lavoro e sui lavoratori dipendenti (o liberi professionisti) e il costo del lavoro complessivo. Se ad esempio corrisponde al 40%, significa che il 40% dello stipendio lordo di un lavoratore viene destinato al pagamento di tasse e contributi, e che in tasca finirà il restante 60%.
Il cuneo fiscale è quindi la differenza tra quanto un dipendente costa all’azienda e quanto lo stesso incassa in netto in busta paga (ecco la guida per leggerla).
Quali sono le tasse sul lavoro in Italia?
In Italia il cuneo fiscale sul lavoratore dipendente è costituito dall’Irpef (imposta sul reddito delle persone fisiche) e dai contributi previdenziali (verso ad esempio l’Inps). Nel 2013 la quota di contributi previdenziali a carico del lavoratore (imposta diretta) era mediamente del 9%, mentre quella a carico del datore di lavoro del 34% (imposta indiretta). Per quanto riguarda il cuneo fiscale dei lavoratori autonomi e dei liberi professionisti, a Irpef e contributi previdenziali va aggiunta l’Iva (imposta sul valore aggiunto).
Il cuneo fiscale in Italia (dati Ocse)
Esaminiamo ora il rapporto Taxing Wages 2016 dell’Ocse. L’Italia è al quarto posto, su 34 paesi, per costo del lavoro. Su un lavoratore dipendente singolo (ossia senza figli) pesa un cuneo fiscale del 49%, aumentato di 0,76 punti percentuali rispetto all’anno precedente. La media Ocse si attesta al 35,9%. L’Organizzazione ha spiegato che l’incremento italiano (minore solo di quello del Portogallo) è dovuto alle imposte sul reddito, mentre i contributi previdenziali sono rimasti stabili.
Su una famiglia monoreddito con due figli il cuneo fiscale è invece del 39,9%, in aumento di 0,93 punti. In questo caso l’Italia è al terzo posto tra i paesi dove il costo è più alto. L’Italia occupa inoltre il 15esimo posto per quanto riguarda il costo totale del lavoro (54.484 dollari per singolo dipendente a parità di potere d’acquisto) e il 19esimo per salario lordo (41.250 dollari). Il salario medio lordo italiano, con la valuta italiana, risulta di 30.710 euro.
Il cuneo fiscale nel resto d’Europa (dati Ocse)
Per quanto riguarda i lavoratori senza figli, l’Italia occupa il quarto posto insieme all’Ungheria (49%). Il paese con il cuneo fiscale più elevato risulta il Belgio (55,3%), davanti ad Austria (49,5%) e Germania (49,4%). Per quanto riguarda le coppie sposate con due figli, è la Francia il paese con il cuneo più elevato (40,5%), tallonato dal Belgio (40,4%). L’Italia, terza (39,9%), è seguita da Finlandia e Austria.
(I dieci paesi con il maggiore cuneo fiscale, fonte Ocse)
Passiamo adesso ai paesi Ocse in cui il cuneo fiscale è più basso. Per quanto riguarda i “single” senza figli, in Cile il cuneo fiscale è bassissimo: 7%. È basso anche in Nuova Zelanda, Messico, Corea del Sud, Israele e Svizzera. In Inghilterra (26esimo posto) è al 30,8%. Considerando invece le famiglie, il cuneo fiscale più basso è quello della Nuova Zelanda, seguito da Cile, Irlanda e Svizzera.
(I dieci paesi con il minor cuneo fiscale, fonte Ocse)
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