Le tasse sull’auto, come quelle generali del resto, hanno in Italia una caratteristica preoccupante: non calano mai. Lo dimostrano le ultime statistiche sul gettito fiscale proveniente dal nostro veicolo preferito, da poco diffuse dall’Anfia, l’associazione della filiera nazionale dell’auto.
Si tratta come sempre di un’impressionante pioggia di miliardi che escono dalle nostre tasche e vanno a finire in tutte le direzioni. Per quanto riguarda il 2015, si tratta di 71,9 miliardi di euro. L’incremento è dello 0,5% rispetto all’anno precedente. Tutto questo nonostante un anno in cui il prezzo del petrolio si sia mantenuto a livelli decisamente bassi, al pari del tasso d’inflazione. Di quella cifra da capogiro, che comprende il gettito di tutti i veicoli a motore, l’81% proviene direttamente dalle autovetture. Si tratta di ben 58,2 miliardi di euro.
La parte del leone è giocata dal gettito legato all’utilizzo del veicolo, quindi le imposte sui carburanti. Esse rappresentano l’81% delle entrate totali. Noi siamo sempre nella morsa letale di accise e Iva. Nonostante nel 2015 il prezzo industriale di benzina, gasolio e Gpl sia calato rispettivamente del 10,2%, 12,6% e 20,2% (stabile il metano, sceso dello 0,5%), la componente fiscale è allegramente salita.
Leggiamoli questi numeri, perché fanno particolarmente arrabbiare. Sulla benzina il prelievo è salito dal 60,7% al 65,5% del prezzo alla pompa; sul diesel è salito dal 56,5% al 62%; sul Gpl dal 37,2% al 42,1%; sul metano dal 18,5% al 22,4%. Non dimentichiamo poi che, data la gestione sempre allegra della spesa pubblica, nei prossimi due anni potremmo tranquillamente ritrovarci con l’aumento dell’Iva, imposto dall’Unione europea per salvaguardare i bilanci.
Il fiume di miliardi citato all’inizio si suddivide ulteriormente in tasse legate all’acquisto dell’auto e tasse relative al suo possesso. Per quanto riguarda l’acquisto significa l’Iva e la stramaledetta Ipt, un’imposta legata alle province che sono abolite solo nei comunicati stampa, però continuano ad incassare. Questa cifra è pari a 7,7 miliardi di euro, pari al 10,7% del totale. L’aumento del 13,1% rispetto al 2014 è merito del mercato che è andato meglio.
Arriviamo alle tasse legate al possesso del veicolo, cioè l’amatissimo bollo auto. Si tratta di 6 miliardi di euro che finiscono nelle casse delle regioni. Rappresentano l’8,3% del totale. Qui le entrate sono scese dell’1,2%, circa 75 milioni in meno nonostante l’aumento delle immatricolazioni. Poiché le agevolazioni su gas, ibride ed elettriche sono irrilevanti, si presume che il decremento sia legato ad un aumento dell’evasione. Un motivo in più per abolire il bollo una volta per tutte e sostituirlo con un aumento delle imposte sulla benzina. Almeno in questo modo pagherebbero tutti e chi consuma meno verrebbe premiato. Ma è solo un sogno in mezzo a tante chiacchiere.
Le imposte (Iva) sulle spese di manutenzione hanno portato in cassa 9,9 miliardi, +6,8%. Passiamo ad un’altra bella voce, l’imposta sui pedaggi autostradali. Sono 1,95 miliardi di euro, in rialzo del 4,7%, grazie al generale aumento delle tariffe. Chiudiamo con le imposte sulle assicurazioni: sono 4 miliardi, in calo del 5,4%. Qui incidono la concorrenza tra compagnie e la diminuzione dei sinistri. Però il premio RC auto resta il più alto d’Europa.
Cosa riceviamo in cambio? Lo vediamo tutti i giorni sulle nostre strade: poco o niente. E non consideriamo gli introiti delle multe per eccesso di velocità (anche perché i dati veri sul loro utilizzo sono tenuti molto ben nascosti dai comuni), diventate negli ultimi anni una vera e propria tassa occulta, quindi illegittima. In conclusione, vale la pena notare che l’Italia è al secondo posto in Europa per gettito fiscale proveniente dall’auto. Ci batte solo la Germania. Ma vuoi mettere la Salerno-Reggio Calabria con le Autobahn?
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