Grazie a dei taxi robot, elettrici e senza autista, potremmo ridurre l’inquinamento atmosferico in un futuro non troppo lontano. A sostenere questa tesi è una ricerca statunitense coordinata da Jeffrey Greenblatt del Lawrence Berkeley National Laboratory della California, secondo cui, grazie a questa invenzione, potremmmo avere entro il 2030 una significativa riduzione delle emissioni di gas serra, almeno nello scenario ipotizzato per gli Usa. I taxi robotici ci salveranno dallo smog? Bisognerà vedere cosa ne penserà la categoria, notoriamente poco propensa ai cambiamenti, come ben sanno cittadini e politici nostrani.
In base ai calcoli effettuati dai ricercatori, i taxi elettrici e sprovvisti di autista comporteranno una riduzione delle emissioni di CO2 pari al 94 per cento per ogni 1,5 chilometri effettuati da ognuno di questi avveniristici veicoli. Si tratta di pura fantascienza? Non esattamente, poiché la ricerca da tempo sta studiando la possibilità di offrire un’opzione del genere per il trasporto cittadino, e che la fattibilità sia concreta lo dimostra l’annuncio di Google che intende presentare per il 2017 un proprio automezzo senza autista. Il modello ipotizzato dagli studiosi californiani, come si legge sulla rivista Nature Climate Change, si fonda su una duplice analisi, che mette insieme il potenziale impatto di questa batteria di nuovi veicoli con il quantitativo di emissioni prodotte nel 2014 nei soli Stati Uniti, e si è così stimato un risparmio per ogni veicolo che va dall’87 al 94 per cento, un risparmio che scende dal 63 all’82 per cento in caso di mezzi ibridi.
Oltre che portare a meno emissioni derivanti dall’energia elettrica, i nuovi veicoli sono pensati per essere più piccoli, anche monoposto per il singolo passeggero, in grado di percorrere distanze maggiori con un minor consumo di olio, questo perché, spiegano ancora gli scienziati, sulle distanze più brevi i nuovi taxi risulterebbero ancora più costosi delle vecchie auto a benzina. Jeffrey Greenblatt ha dichiarato ai media statunitensi che in questo modo ‘l’opzione più verde diventa anche quella più economica‘: oltretutto rinunciando all’autista si potrebbero risparmiare 7 milioni di barili di petrolio l’anno e verrebbero emesse 2,4 tonnellate in meno di anidride carbonica. Non siamo così sicuri che questi numeri convinceranno la categoria dei tassisti a farsi da parte tanto facilmente, ma sognare le metropoli di domani con un’aria più respirabile non costa nulla. Da qui a far diventare realtà un modello puramente teorico ce ne passa, e la battaglia si prevede lunga.