Forum Risk Management, la rassegna dedicata alle tecnologie applicate alla sicurezza sanitaria, è giunta alla dodicesima edizione. L’evento che si è tenuto alla Fortezza da Basso di Firenze ha visto partecipare specialisti, esperti e ricercatori, per lavorare al miglioramento della qualità dei servizi sanitari e sociali. La scommessa del nostro tempo è fare in modo che la digitalizzazione delle attività ospedaliere arrivi a una percentuale alta.
“La digitalizzazione è un prerequisito di sistema, non un obiettivo. Senza di essa non andremo da nessuna parte: sarebbe come pensare di prendere la macchina e voler guidare senza benzina nel serbatoio”, è il punto di vista chiaro di Maurizio Dal Maso, Dg dell’azienda ospedaliera Santa Maria di Terni.
La situazione in Italia non fa ben sperare. Spiega Dal Maso: “Siamo molto indietro rispetto a quello che dovremmo fare. Per esempio, secondo i dati del 2015 abbiamo ancora una digitalizzazione delle cartelle cliniche inferiore al 9%. “La grande criticità sono le poche risorse da investire – prosegue – è indubbio che qualcosa si stia muovendo, ma dobbiamo fare sistema per un obiettivo comune”.
L’obiettivo è usare la tecnologia come uno strumento al servizio del cittadino per adeguare il sistema sanitario a un cambiamento che sembra fisiologico, in una strada già tracciata, che – chiedono gli esperti – bisogna imparare a percorrere nel modo migliore. Non a caso era presente al forum anche Ibm, impegnata sul fronte della digitalizzazione in sanità, che è un settore in continuo movimento, con imprese in grado di collaborare giornalmente con ospedali e operatori sanitari.
Le prime esperienze di piattaforme informative sembrano già in procinto di cambiare il settore sotto il profilo tecnologico. Un esempio è quello della telemedicina, che permette agli operatori sanitari di seguire pazienti con diagnosi a distanza, ma anche di unire diverse strutture ospedaliere in una rete collaborativa sempre più efficiente. Software e applicativi digitali, che integrano database diversi e che, estraendo informazioni da essi, permettono di migliorare il comparto analytics, per analizzare in maniera sempre più efficiente i dati a disposizione di medici e strutture sanitarie.
“Oggi la digitalizzazione sanitaria è il campo su cui ogni azienda sanitaria – evidenzia Enrico Desideri, direttore generale dell’Area Vasta sudest Toscana – deve puntare. Uno strumento per favorire l’interconnessione fra i setting assistenziali e fra i professionisti che lavorano sul territorio: non più solo medici, ma anche infermieri e servizi sociali. Così come possono esserlo i farmacisti territoriali, presenti capillarmente e in grado di dare impulso ai temi ineludibili come l’assistenza terapeutica e l’interazione fra farmaci. I problemi tecnici teoricamente non ci sono, le complessità per avanzare nel settore sono focalizzate sul tema dell’usabilità da parte dell’utente, le famose App, un fronte su cui dobbiamo lavorare, così come quello della cyber security e della privacy del malato, che devono essere rispettate e difese. L’innovazione, sia amministrativa che tecnologica, non può più rimanere con i modelli concettuali di venti anni fa”.
In collaborazione con AdnKronos
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