Ancora duri scontri in Iran tra manifestanti e polizia nelle scorse ore. Ecco il nuovo simbolo della protesta: “Il lancio del turbante” agli ayatollah.
La tv di Stato ha riportato della morte di un paramilitare e di diversi poliziotti feriti. Continuano le proteste, dopo la chiusura di un cimitero da parte del governo per impedire ai manifestanti di raggiungere la tomba di una delle vittime della repressione.
Promette più di mille processi pubblici lo stato teocratico iraniano, rivolti ovviamente ai manifestanti che nelle ultime settimane sono scesi in piazza per protestare contro l’estremismo religioso. Nel Paese ormai, dopo la morte di Mahsa Amini picchiata dagli agenti per non aver portato in maniera impeccabile il velo, non c’è giorno senza scontri.
Anche oggi dure repressioni sono state effettuate vicino Teheran, dove la polizia ha lanciato gas lacrimogeni nei confronti delle donne, degli uomini, e di tanti minori presenti alle manifestazioni.
La gente è scesa in piazza per ricordare, oltre a Mahsa Amini, anche la morte di Hadis Najafi, giovane uccisa 40 giorni fa da un colpo di pistola mentre si trovava in strada a protestare. Le autorità iraniane hanno deciso di chiudere il cimitero dove è stata seppellita Najafi per evitare ai manifestanti di raggiungere la sua tomba. Una decisione che ha portato i migliaia di contestatori a un duro scontro con le forze dell’ordine.
Nuovo simbolo della protesta in Iran contro l’Ayatollah e l’estremismo religioso, dopo il taglio della coda da parte delle donne, e dopo il dare alle fiamme il velo. Migliaia di giovani donne, in tutto il mondo non solo in Iran, avevano condiviso tramite social a distanza la loro voglia di lottare, mostrandosi nei video durante il simbolico taglio dei capelli.
Adesso il nuovo guanto di sfida rivolto agli estremisti è quello che sul web ha preso il nome di “lancio del turbante“. Un gesto effettuato come sempre dai giovani, dai più coraggiosi, che avvicinano i religiosi e – in maniera assolutamente non violenta – tirano giù il turbante per poi scappare. Una sfida appunto, un gesto del tutto innocuo dal punto di vista fisico, ma molto carico di significato.
Togliere i turbanti agli ayatollah, anche secondo il canale televisivo Iran International è diventata la nuova forma di protesta nel Paese nell’ambito delle manifestazioni che ormai da un mese hanno avvolto tutta la nazione.
Manifestazioni iniziate a fine settembre, dopo la morte avvenuta il 16 di Mahsa Amini. Secondo la Ong Iran Human Rights dall’inizio dei disordini, che hanno chiamato a una durissima repressione da parte del governo, hanno perso la vita 277 persone di cui 40 minori, e 24 donne.
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