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I cellulari causano il cancro, così come i ripetitori, o meglio le radiazioni, ossia le radiofrequenze emesse dai ripetitori per la telefonia mobile. E’ il risultato ottenuto da uno studio italiano condotto dall’Istituto Ramazzini di Bologna, iniziato nel 2005, che conferma come i telefonini possano provocare il cancro al cervello e neoplasie al cuore. I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla rivista internazionale ”Environmental Research”. In buona sostanza gli studiosi hanno accertato che un’esposizione prolungata ai campi elettromagnetici generati dalla telefonia mobile può essere causa di alcune forme di tumore.
Una ricerca italiana e una americana hanno confermato che le radiazioni a radiofrequenza emesse da cellulari e ripetitori per la telefonia mobile causano il cancro.
Lo studio appena pubblicato è il più grande mai realizzato su radiazioni a radiofrequenza. E conferma i risultati di un analogo studio made in USA condotto nel 2006 sugli effetti dell’uso dei telefoni cellulari dalla ”National Toxicologic Program”.
Nello specifico, nello studio italiano, condotto sui ratti, sono stati accertati ”aumenti statisticamente significativi nell’incidenza degli schwannomi maligni, tumori rari delle cellule nervose del cuore, nei ratti maschi del gruppo esposto all’intensità di campo più alta, ovvero 50 volt per metro”.
Ma non solo, spiegano i ricercatori del Ramazzini che nello studio italiano è stato: “Individuato un aumento dell’incidenza di altre lesioni, già riscontrate nello studio Usa, ovvero l’iperplasia delle cellule di Schwann sia nei maschi ratti che femmine e gliomi maligni (tumori nel cervello) nei ratti femmine alle dosi più elevate”.
”Il nostro studio – spiega la direttrice del centro di ricerca sul cancro del Ramazzini, Fiorella Belpoggi – conferma e rafforza i risultati del National Toxicologic Program americano: non può essere dovuta al caso l’osservazione di un aumento dello stesso tipo di tumori, peraltro rari, a migliaia di chilometri di distanza, in ratti dello stesso ceppo trattati con le stesse radiofrequenze”, evidenzia.
E dunque i ricercato del Ramazzini hanno lanciato un appello all’IARC: ”L’agenzia internazionale per la ricerca sul cancro (Iarc) deve rivedere la classificazione delle radiofrequenze, finora ritenute possibili cancerogeni, per definirle probabili cancerogeni. Siamo responsabili verso le nuove generazioni e dobbiamo fare in modo che i telefoni cellulari e la tecnologia wireless non diventino il prossimo tabacco o il prossimo amianto, cioè rischi conosciuti e ignorati per decenni”.
Ma anche alle compagnie telefoniche e ai produttori di telefonini: ”Servono maggiori cautele per la salute – chiosa Belpoggi – le compagnie ci devono questo impegno come consumatori. Che siano interventi sulle antenne, auricolari incorporati nel telefono, segnalazioni di pericolo nelle istruzioni del cellulare che suggeriscano di tenere l’apparecchio lontano dal corpo o qualunque altro accorgimento tecnico, comunque servono misure urgenti per correre ai ripari”.
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