Nella maxi operazione ‘Dynasty’ dei Carabinieri di Genova e Milano, per una presunta truffa, con frode in commercio, ricettazione, riciclaggio di denaro e beni di provenienza illecita e trasferimento fraudolento di valori, è finito anche il re delle televendite, Giuseppe d’Anna. L’imprenditore 70enne è stato affidato agli arresti domiciliari, secondo quanto disposto dal gip di Genova.
(Una televendita di Emanuela Botto non legata all’inchiesta)
Oltre a lui, un’altra persona è stata messa ai domiciliari e tre in carcere. Inoltre, un notaio è stato interdetto dalla professione per mesi sei.
Il gruppo genovese D’Anna è finito nei guai, comprando gioielli di dubbio valore in Paesi asiatici, per poi rivenderli in Italia nelle televendite come se fossero degli affari imperdibili.
Grazie all’operazione dei Carabinieri sono state sequestrate 8 società, 7 gioiellerie e compro oro, 34 conti correnti, 16 immobili, 11 tra auto e moto, per un valore complessivo di 10 milioni di euro.
I reati contestati sono numerosi: associazione per delinquere finalizzata alla commissione dei reati di truffa contrattuale, frode in commercio aggravata, ricettazione, riciclaggio e reimpiego di denaro e beni di provenienza illecita, nonché trasferimento fraudolento di valori.
A finire in manette sono Ruben D’Anna, Emanuela Botto (nella foto), sua compagna, Joanna Golabek, mentre Roberto Peragine e Giuseppe Maria D’Anna, 70 anni fondatore del gruppo hanno ottenuto gli arresti domiciliari.
La fama della famiglia D’Anna nasce agli inizi degli anni ’80: Giuseppe Maria, conosciuto commerciante di gioielli di Genova, è finito più volte nel mirino per la vendita in televisione di oggetti preziosi rivelatisi poi di scarso valore. E’ stato anche condannato per ricettazione. Successivamente, un’accurata indagine della Guardia di Finanza aveva smascherato un’evasione fiscale per diversi miliardi di lire, ma mai nulla è riuscito a fermare le attività illecite della famiglia D’Anna.