Nella notte tra il 5 e il 6 Aprile sono scoppiati altri scontri alla moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme e questa volta la moschea è stata completamente sgomberata dalle forze israeliane, che hanno attuato lo sgombero per prevenire, a loro avviso, una possibile scelta da parte dei rivoltosi stanziati all’interno dell’edificio religioso di barricarsi e impedire ai fedeli in preghiera di lasciare il luogo sacro. Gli scontri sono stati molto violenti e sono emersi numerosi video che testimoniano l’accaduto e l’areazione di Gaza è stata quella di reagire lanciando razzi verso i territori israeliani. Un’escalation di violenza pericolosissima quella attuata da Israele che allarmato la comunità internazionale che ha deciso di intervenire in merito.
Il momento di tensione attuale tra Israele e Palestina è pericoloso e sembra preannunciare uno scenario davvero preoccupante tra popolazione palestinese e israeliana. Questo proprio a cavallo delle festività religiose di entrambe le fazioni religiose, che vedono il mese del Ramadan coincidere con la Pasqua Ebraica.
Dopo ciò che è avvenuto ieri notte ma anche questa notte, la comunità islamica internazionale è insorta contro le azioni israeliane e ritenute fuori luogo e soprattutto dopo aver violato la preghiera musulmana in una maniera ritenuta indecente ed estremamente inspiegabile.
I combattimenti che sono avvenuti nella nottata appena trascorsa sono stati un seguito delle prime avvisaglie avvenute la scorsa notte all’interno del luogo di culto dove i fedeli musulmani, in questo momento attraversato da loro mese sacro, rimangono in preghiera e svegli anche tutta la notte e hanno visto prendere di mira l’edificio religioso per scacciare un gruppo di rivoltosi in maniera decisa e dopo aver utilizzato manganelli e uso della forza.
il fatto di aver attaccato i musulmani in preghiera ad Al-Aqsa ha provocato il successivo lanci di razzi dalla Striscia di Gaza verso le città israeliane e la tensione già presente si è innalzata in maniera pericolosissima, creando una situazione surreale dove il nervosismo è palpabile e le strade non sono attualmente sicure.
Le forze di difesa israeliane hanno riferito che le sirene antiaeree hanno suonato diverse volte mettendo in guardia la popolazione.
I combattimenti che sono scoppiati questa volta all’interno della moschea sono stati violenti e i filmati mostrano la polizia di Israele in tenuta antisommossa che si fa strada all’interno del sito mentre i fedeli islamici lanciano pietre ed oggetti per impedire loro di entrare.
La polizia israeliana ha spiegato in una nota che: “Decine di giovani che stavano infrangendo la legge, alcuni dei quali mascherati, hanno portato fuochi d’artificio e pietre nella moschea con l’obiettivo di disturbare l’ordine pubblico nella zona, e stavano profanando la moschea“.
Le autorità israeliane hanno sottolineato che i palestinesi hanno cercato di chiudere le porte della moschea per impedire ai fedeli di uscire e questo con lo scopo di rimanere barricati all’interno.
In una nota si legge: “Le forze di polizia hanno impedito ai trasgressori di chiudere le porte e barricarsi all’interno e hanno aiutato i fedeli a lasciare la moschea. I rivoltosi hanno gridato incitamento, sparato fuochi d’artificio e lanciato oggetti contro gli ufficiali”.
Nello stesso momento sono emerse segnalazioni, come riporta l’emittente Al Jazeera, che rivelavano di scontri e manifestazioni vicino alla barriera che segna il confine di Gaza dove palestinesi si sono raggruppati lanciando esplosivi verso il confine israeliano.
Le truppe dell’IDF hanno lavorato per impedire che i rivoltosi invadessero il confine e le hanno dispersi. Gli scontri sono poi scoppiati anche molte città arabe come Umm al-Fahm, a nord di Israele, mentre era in atto una manifestazione per supportare la causa islamica e soprattutto indifesa della moschea di Al-Aqsa.
La polizia ha dichiarato di aver interrotto l’evento dopo che i manifestanti hanno cominciato a lanciare oggetti e pietre contro la Highway 65.
I filmati dove si vedono chiaramente manifestanti bruciare pneumatici sono stati condivisi su internet.
Le forze dell’ordine israeliane hanno confermato che cinque minorenni sono stati poi arrestati a causa del lancio di pietre contro gli agenti di polizia.
Sì sono moltiplicati i disordini nelle comunità arabe israeliane di Baqa al-Gharbiya, Arraba, Reineh, Kafr Kanna e Kafr Manda, ma anche in altre zone della Cisgiordania.
Le violenze che si sono verificate questa notte alla moschea di Al-Aqsa hanno provocato molte reazioni da parte delle comunità islamiche, che ritengono uno scempio ciò che è accaduto ai musulmani in preghiera. Secondo il capo di Stato della Turchia Erdogan l’accaduto è qualcosa di inaccettabile.
L’agenzia di stampa ufficiale Anadolu ha riportato la posizione del capo di Stato turco Erdogan che ha detto: “Le intrusioni e le minacce contro la santità e il significato storico della moschea di Al-Aqsa, così come la libertà di religione e di vita dei palestinesi devono cessare. Continueremo a stare al fianco dei nostri fratelli e sorelle palestinesi in ogni circostanza e a proteggere i nostri valori sacri. Anche Israele dovrebbe saperlo”.
Il ministero degli Esteri del Bahrein ha precisato in una nota il duro disappunto in merito a ciò che è avvenuto ad Al-Aqsa e ha precisato che respinge: “tutte le azioni provocatorie che minacciano un’ulteriore escalation e violenza“.
Le autorità giordane invece sostengono che Israele stia mettendo a segno un’escalation pericolosa e soprattutto di aver violato il diritto internazionale con le azioni intraprese.
Mentre le prime due settimane di Ramadan sono trascorse senza troppi intoppi, negli ultimi giorni quando il mese sacro si va a incastrare con la Pasqua Ebraica il nervosismo è aumentato in maniera molto veloce.
Il complesso è venerato dai fedeli dell’Islam, come terzo luogo sacro in assoluto, ma è anche un luogo di culto molto importante per la religione ebraica.
Il gruppo terroristico di Hamas, che è stanziato e governa Gaza, ha denunciato il crimine avvenuto il 5 Aprile sottolineando che si tratta di un crimine senza precedenti. Ma soprattutto invitato i palestinesi ad andare in preghiera presso la moschea così da preservarlo e proteggerla da attacchi israeliani.
Tutto ciò ha provocato da mercoledì sera il lancio di 16 razzi da parte delle milizie islamiche della Striscia di Gaza, ma nessuno è rimasto ferito dai razzi nonostante uno sia impattato sul Comune di Sderot in una zona industriale israeliana.
Ovviamente Israele ha risposto attaccando la striscia di Gaza e distruggendo diverse strutture appartenenti alla cellula terroristica di Hamas.
Ora la paura è che gli scontri che si sono generati nelle ultime ora portino ad un conflitto più ampio e ad un’Intifada palestinese che metterebbe a rischio la popolazione israeliana che non ha nulla a che vedere con questa disputa religiosa ma che vorrebbe coesione tra i popoli.
Scontri simili hanno portato al noto attacco israeliano su Gaza durato 11 giorni che sollievo a preoccupazione in tutto il mondo data la ferocia della risposta israeliana.
La polizia israeliana ha ricevuto critiche molto dura, come sopracitato, da Turchia e Giordania ma tutta la comunità islamica ha accusato il colpo e non può tollerare che venga profanato un momento di preghiera con una violenza e ferocia come quella mostrata dai video emersi in rete.
Anche la Lega Araba ho deciso di unirsi in una sezione di emergenza così come il Consiglio delle Nazioni unite che ha convocato per giovedì 6 Aprile una riunione di emergenza per discutere della violenza in atto tra Israele e Palestina.
Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha specificato che il suo governo si impegna a mantenere lo status quo e a calmare le tensioni e il nervosismo scaturito al Monte del Tempio.
Il premier ha detto in merito: “Israele si impegna a preservare la libertà di culto, il libero accesso per tutte le religioni e lo status quo sul Monte del Tempio, e non permetterà agli estremisti violenti di cambiarlo”.
Ben Gvir, ministro della Sicurezza israeliana, ha precisato, mercoledì, la necessità di effettuare un vertice d’emergenza.
Il Segretario generale dell’iniziativa nazionale palestinese Mustafa Barghouti ha descritto le ultime violenze alla moschea di Al Aqsa come una: “provocazione molto seria che porterà sicuramente a un’escalation“.
Sottolineando Inoltre ad al Jazeera che: “forse è quello che vuole il governo israeliano. Vogliono distogliere l’attenzione dalle loro divisioni interne, dalle manifestazioni che si stanno svolgendo all’interno di Israele contro questo governo, e vogliono trascinare l’intera regione in un’esplosione”.
Secondo il funzionario la maggiore responsabilità di questo momento drammatico va ricercato : “Questo governo israeliano sta usando la religione per cause nazionaliste. Questo è senza precedenti che la moschea sarebbe stata attaccata due volte nello stesso giorno, le persone sarebbero state ferite, gli anziani sarebbero stati attaccati, i bambini, le donne al mattino. E ora impedire alle squadre mediche di raggiungerli”.
L’ambasciatore palestinese presso le Nazioni Unite Mansour ha condannato duramente Israele per aver intrapreso una tale decisione precisando che è “diritto esclusivo dei musulmani palestinesi praticare lì le loro tradizioni religiose.”
Aggiungendo che: “È diritto dei fedeli musulmani palestinesi esercitare i loro doveri religiosi e le loro preghiere in questo mese sacro del Ramadan e in qualsiasi altro momento in questa sacra moschea di Aqsa. L’autorità di occupazione israeliana non ha alcun diritto di dire alla gente quando pregare e quando non pregare”.
A Istanbul in Turchia fuori dalla moschea di Fatih si sono riuniti fedeli musulmani in protesta contro Israele in sostegno dei fedeli palestinesi allontanati con la forza dal momento di preghiera nella moschea di al Aqsa.
E manifestante hanno urlato slogan contro la violenza che ha avuto luogo per la seconda volta in un luogo sacro e le tensioni si sono estese ora anche a Gerusalemme est occupata.
Stando a quanto emerso dai media locali un ragazzino di 14 anni è stato colpito al braccio dalle forze israeliane con proiettili veri.
Anche il nuovo Partito democratico del Canada ho deciso di esprimere il proprio dissenso e ha sollecitato il governo ad agire contro gli ultimi raid effettuati da Israele e ha spiegato che la nazione: “non può più stare in disparte”.
Jagmeet Singh, leader del partito, ha condannato le azioni violente intraprese dalle forze dell’ordine di Israele come “terrificanti, inquietanti e brutali” precisando che ha intenzione di discutere nella sede del governo della questione.
Blake Desjarlais , collega del leader e membro del partito, ha sottolineato che: “Sia che le persone stiano digiunando per il Ramadan o celebrando la libertà dall’oppressione durante la Pasqua ebraica, dovrebbe essere garantito loro il diritto al culto pacifico”.
L’agenzia Wafa ha dichiarato che numerosissime persone hanno subito danni causati dai gas lanciati dalle forze dell’ordine o sono rimaste ferite in maniera anche importante non avendo però nulla a che fare con la questione religiosa in atto. La violenza in questo momento si è sparsa anche a Betlemme e a Jenin dove già nei giorni scorsi si sono verificati disordini.
Un incontro a porte chiuse dell’ONU è stato richiesto dopo gli scontri soprattutto dai Emirati Arabi Uniti e Cina secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Reuters.
Anche la Malesia ha condannato le incursioni alla moschea da parte di Israele e chiesto alla comunità internazionale di ritenere responsabile l’autorità israeliana per tutto ciò.
Il ministero degli esteri di Putrajaya ha detto in merito di fatti che: “Le azioni delle forze israeliane sono state illegali, sprezzanti e hanno gravemente violato i diritti umani dei palestinesi e la santità del terzo santuario più sacro dell’Islam”.
Verso che nella mattinata di giovedì 6 Aprile diversi gruppi di palestinesi a Gaza hanno continuato a lanciare ragazzi nell’enclave israeliana e l’esercito d’Israele ha precisato che due razzi hanno raggiunto il Mediterraneo mentre cinque sono stati direzionati proprio verso Israele.
La Forze dell’ordine di Israele hanno sedato nelle ultime ore proteste palestinesi nelle città di Umm Al-Fahm e Baqa al-Gharbiyeh in Israele.
Le manifestazioni si sono poi protratte anche all’interno delle zone di Haifa, Nazareth, Kufr Kanna e Arrabeh. La tensione è altissima nella Striscia di Gaza dopo che per la seconda volta i fedeli hanno visto sconsacrato un momento importantissimo per loro.
Un reporter di Al Jazeera che si trova a Gaza ha riferito che: “C’è un alto senso di preoccupazione tra le persone qui mentre associano il Ramadan a ricordi di violenza”.
Solitamente i musulmani passano diverso tempo all’interno della moschea per l’itikaf ovvero una pratica che preveda di trascorrere alcuni giorni all’interno di una moschea durante il Ramadan.
Questo assalto ha toccato nel vivo non soltanto i fedeli locali all’interno della moschea ma i musulmani della comunità internazionale che hanno giurato di non lasciar impunito un gesto del genere ma soprattutto e chiesto alle autorità globali di intervenire sulla questione.
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