I risultati definitivi delle analisi scientifiche sulla Terra dei Fuochi sono finalmente giunti: non si potranno più coltivare frutta e ortaggi in 15 ettari di terreni, già sequestrati dall’autorità giudiziaria, dispiegati in 57 degli 88 comuni considerati a rischio. Si tratta di una piccolissima porzione dell’ex Campania felix, ma destinata comunque ad essere interdetta all’uso agricolo fino a quando non verranno disposte bonifiche efficienti. La mappa della Terra dei Fuochi ha visto finora analizzati 42,95 ettari degli 84,78 presi in esame: parte dei territori rimanenti resta al momento non analizzata a causa di procedimenti giudiziari o problemi tecnici, ma si spera che la sospensione venga annullata il prima possibile per fare chiarezza definitiva sui danni prodotti da decenni di sversamenti illegali di rifiuti provenienti da tutta Italia e buona parte d’Europa. A questi vanno aggiunti infine suoli non agricoli e altri già precedentemente interdetti dal commissariato alle Bonifiche nell’area più critica, quella di Giugliano.
‘È solo l’inizio, dobbiamo recuperare 30 anni di ritardi‘, spiega in un’intervista al quotidiano Il Mattino di Napoli Sergio Costa, comandante regionale della Forestale, il quale rassicura sui prodotti agricoli presenti sul mercato, severamente controllati a dispetto della pubblicità negativa effettuata da sensazionalistiche campagne mediatiche: ‘Abbiamo messo a punto un modello scientifico che ci consente affermare che nessun prodotto è contaminato‘. Ma qual è lo stato della situazione? Cerchiamo di analizzare nel dettaglio i risultati delle indagini sulla Terra dei Fuochi ottenuti fino ad oggi.
I numeri
I terreni analizzati sono stati classificati in 4 fasce (A, B, C e D): il 36 per cento di questi appartengono alla classe A, ovvero terreni idonei alla produzione agroalimentare, il 27 per cento alla classe B, ossia terreni con limitazione a determinate produzioni agroalimentari in determinate condizioni, mentre nella classe C per terreni idonei a produzioni non alimentari non è stato inserito nessun terreno. I15 ettari sequestrati, pari al 36,7 per cento, sono stati inseriti nella temuta classe D, quella dei terreni con divieto di produzione agroalimentare, su cui è appunto scattato lo stop definitivo alla coltivazione.
Le indagini
Questo risultato scientifico è frutto di un lavoro durato mesi da parte della task force interministeriale, in cui confluiscono la Forestale, vari organi di controllo ed enti locali, allo scopo di garantire la salubrità dei prodotti agro-alimentari e stabilire con precisione su quali terreni dell’area interessata si riscontrano le maggiori criticità. Sono state effettuate indagni radiometriche e geomagnetometriche, a cui successivamente sono seguiti campionamenti di suolo, ispezioni e accertamenti visivi sul campo.
I roghi e le bonifiche
Nonostante gli sversamenti illegali siano stati scoperti già da diversi anni, le organizzazioni criminali hanno continuato a foraggiare piromani che effettuano tutt’ora roghi di materiale spesso tossico. Finora sono stati scoperti e denunciati solo 8 persone, ma i roghi sono stati in un anno più di 2500: per questo motivo il governo ha deciso di raddoppiare il numero di militari sul territorio, spegnendo sul nascere anche le polemiche con il Movimento 5 Stelle che aveva accusato l’esecutivo di aver svuotato i fondi destinati alla vigilanza della Terra dei Fuochi per spostarli alla sicurezza prevista per l’Expo di Milano. Il Parlamento intanto, seppur lentamente, prova a muoversi, e chiede un’immediata modifica della norma che prevede un inasprimento delle pene solo per chi appicca gli incendi, ma non per i mandanti, mentre al Senato è ancora fermo il disegno di legge con cui si istituisce il reato di disastro ambientale. Ma il vero punto debole dell’azione dello Stato per ora riguarda i fondi per le bonifiche: a dispetto di promesse solenni, finora non è stato stanziato neppure un euro.
I prodotti agricoli
La questione che oggi tocca maggiormente l’opinone pubblica è capire se i prodotti agricoli campani siano salubri: la risposta è assolutamente sì, anzi forse oggi nessun altro prodotto è così controllato come le specialità dop di questa terra, ulteriormente martoriata da campagne speculatorie e diffamatorie di aziende del Nord, senza contare certi allarmistici e superficiali servizi televisivi, che pur di inseguire lo scoop non hanno esitato a mettere insieme territori distanti chilometri e a non tenere conto dei risultati scientifici, mettendo in difficoltà i tanti agricoltori onesti. Nonostante solo una piccola porzione del territorio risulti inquinata dai rifiuti interrati nel corso del tempo, non c’è da stare allegri, perché i continui roghi continuano ad intossicare la popolazione che vive in quei luoghi, e lo screening per le patologie tumorali stenta a decollare. E mentre nella Terra dei Fuochi campana si muore per colpa dell’ignavia e dell’indifferenza di chi avrebbe dovuto controllare e prevenire questo scempio, nel silenzio mediatico altri luoghi d’Italia sono oggetto di medesimi disastri, soprattutto in alcune regioni del Centro. Tutti gli occhi sono oggi puntati in Campania, ma le organizzazioni criminali hanno già spostato altrove le loro illecite attività: che si faccia oggi ciò che non si è fatto allora, per evitare che nascano altre Terre dei Fuochi nel prossimo futuro.
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