Terra e mare: studio da satelliti Landsat dimostra la diminuzione degli spazi acquatici

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Terra e mare: un rapporto delicato fatto di contrappesi ed equilibri caratterizza questi due elementi costitutivi del nostro pianeta. Infatti sulla Terra si alternano periodi in cui la terraferma con i ghiacciai avanza nel predominio, mentre nei periodi interglaciali, quando i ghiacciai si sciolgono, i mari si riprendono i loro territori. Ebbene, uno studio basato sui satelliti Lancet dimostra che negli ultimi 30 anni le aree di terra sono complessivamente aumentate rispetto a quelle marine, a dispetto anche del riscaldamento globale e l’allarme dei cambiamenti climatici che farebbero ipotizzare il contrario.

Questi satelliti hanno scattato centinaia e centinaia di foto del nostro pianeta da quando hanno iniziato a orbitarvi attorno, e i dati a disposizione degli studiosi non lasciano dubbi in proposito: tra il 1985 e il 2015 circa 173mila chilometri quadrati di acque sono stati trasformati in terraferma, mentre 115mila chilometri quadrati di terre emerse sono state conquistate dal mare. Per comprendere la grandezza del fenomeno, significa che una superficie pari a metà dell’Italia si è trasformata in terra, e i fattori che hanno condotto a questa ‘vittoria’ della terraferma sulle acque negli ultimi tre decenni sono da ricondurre tanto a fenomeni naturali quanto all’insieme di attività umane che caratterizzano il cosiddetto Antropocene: alcune di queste conseguenze dell’azione dell’uomo erano già note tanto alla scienza quanto all’opinione pubblica, mentre altre hanno rappresentato un’assoluta novità.

Tra le conseguenze note vi sono ad esempio la scomparsa del lago d’Aral dovuta ad una cattiva gestione delle acque, oppure la costruzione continua di isole artificiali, mentre ignote fino ad oggi erano quelle dovute ad esempio allo sbarramento del fiume Rimjin, in Corea del Nord. In linea generale, gli esperti sottolineano come le aree dove le acque si sono maggiormente conquistate spazio appartenente alla terraferma si trovano nel bacino del Rio delle Amazzoni e sull’altopiano tibetano, luoghi in cui la difesa della natura incontaminata viene costantemente minacciata dagli interessi egoistici dell’uomo. E soltanto alla perdurante attività umana si deve dunque attribuire il non scontato predominio della terraferma sull’acqua in questa era, considerando che in molte zone costiere del pianeta, aree esposte all’innalzamento del livello del mare e che secondo le visioni scientifiche più apocalittiche rischiano di venir sommerse per effetto del riscaldamento globale, si è registrato un guadagno della terraferma sull’acqua: tutto ciò, affermano gli scienziati, si può spiegare solamente con il fatto che le costruzioni umane hanno superato l’erosione naturale. Ma quanto potrà durare questo precario equilibrio sotto la minaccia dei cambiamenti climatici?

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